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La corsa della Regina Rossa

Nel mondo della Regina Rossa del celebre racconto di Lewis Carroll («Alice attraverso lo specchio»), bisogna correre il più velocemente possibile per riuscire a rimanere nello stesso punto. È probabile che, anche in Italia, si debba fare un lungo tratto di strada per arrivare nel punto preciso da cui siamo partiti. Non diversamente da quel che succede in Germania. Il Paese considerato finora il pilastro della stabilità in un’Europa sempre più turbolenta, è ancora senza un governo; e dopo mesi di incertezza, i tedeschi sono finiti più o meno nel punto dove hanno iniziato, allo stesso tipo di «grande coalizione» che ha governato il paese per otto anni.

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L’Europa vegetariana in un mondo pieno di carnivori

La guerra civile in Siria ha subito una rapida escalation nel corso di una delle settimane più caotiche. L’abbattimento di un cacciabombardiere Su-25 russo da parte dei miliziani qaedisti a Idlib, di un elicottero turco da parte delle forze curde ad Afrin, di un drone iraniano lungo i confini israeliani e di un caccia F-16 di Gerusalemme di ritorno da un raid sulla Siria accentuano il progressivo inasprimento del plurimo confronto tra sciti-sunniti, Israele-Iran e Usa-Russia.

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La piccola Italia e il grande mondo

«Molti italiani sono convinti – ha scritto ieri Giovanni Cominelli sul settimanale online della diocesi di Bergamo – che il loro piccolo mondo antico sia rimasto quello protetto del pre-’89. Rinchiusi in questa illusoria ridotta, le generazioni stanno consumando nell’inverno demografico che hanno scelto un passato ricco di civiltà e di storia. Solo che il mondo sta arrivando da ogni lato. Solo una parte del Paese è proiettata sugli scenari economici, produttivi e sociali mondiali e vede più lontano. Il 4 marzo le due visioni si conteranno. Oltre i risultati, il mondo “là fuori” non si fermerà. Per tutti gli italiani e per tutti i mass-media e partiti sarà un drammatico bagno di realtà. Perché, come suona un vecchio proverbio contadino cinese, molto citato da Mao tse-tung, “l’albero può desiderare la calma, non per questo il vento cesserà di soffiare”. Sull’Italia, è certo, continuerà a soffiare». Da imparare a memoria ( Verso le elezioni. La piccola Italia e il grande mondo. Antipolitica e provincialismo – www.santalessandro.org ).

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Al cuore delle cose, insieme – Monfalcone, 15 febbraio 2018

A Monfalcone con Sergio Bolzonello, che apre la manifestazione con il brano di Fiorella Mannoia “Che sia benedetta”:
A chi trova se stesso nel proprio coraggio
A chi nasce ogni giorno e comincia il suo viaggio
A chi lotta da sempre e sopporta il dolore
Qui nessuno è diverso, nessuno è migliore
A chi ha perso tutto e riparte da zero perché niente finisce quando vivi davvero
A chi resta da solo abbracciato al silenzio
A chi dona l’amore che ha dentro
Che sia benedetta
Per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta
Per quanto sembri incoerente e testarda, se cadi ti aspetta
E siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta
A tenersela stretta
Che sia benedetta

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祝狗年快乐! Piazza del Popolo a Roma. Capodanno cinese 2018.

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Il buio oltre la siepe

Ieri, in occasione del Giorno del Ricordo, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato una dichiarazione che vale la pena di segnalare. Specie se si considera che, proprio nel Giorno del Ricordo, a Macerata un gruppo di manifestanti ha intonato cori scioccanti contro le vittime delle foibe: “Ma che belle le foibe da Trieste in giù” (“Cori scandalosi, che calpestano morti innocenti e tradiscono gli ideali della Resistenza”, come ha poi affermato la presidente del Friuli Venezia, Giulia Debora Serracchiani, che ha partecipato alle celebrazioni alla Foiba di Basovizza).

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«Invece di ispirarsi a Corbyn, Grasso dovrebbe studiare Blair» – Il Foglio, 7 febbraio 2018

Sui manifesti elettorali di Liberi e uguali, accanto alla foto di Piero Grasso, appare lo slogan del Labour Party di Jeremy Corbyn: «Per i molti, non per i pochi». È una sorta di marchio di fabbrica della sinistra tradizionale: è chiaro, la gente sa cosa significa, emoziona e parla ai valori. Ma era lo slogan di Tony Blair. Infatti, la frase è stata scritta nella famosa Clause IV dello Statuto del Labour proprio da quel Tony «Bliar», com’è stato sbeffeggiato crudelmente, che ha vinto tre elezioni di fila. Blair è riuscito a cambiare radicalmente la sinistra britannica e a influenzare quella di tutta Europa (dopo aver ottenuto alcune delle vittorie elettorali più sonanti nella storia del Regno Unito) ma, si sa, si è lasciato alle spalle un’eredità politica ancora oggi molto discussa. Eppure, il linguaggio di Tony Blair ha identificato realmente il Labour con l’Inghilterra ed essere «for all the people or for the few» era la linea di demarcazione tra il Labour e i Conservatori.

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Senza se e senza ma

Scrive oggi Giuliano Ferrara: “…se la campagna elettorale italiana è un urlo nel buio affacciato sul vuoto, alle origini c’è la sindrome da paura dell’immigrazione, l’invasione dei poveracci e dei rifugiati, il grande rimpiazzo etnico, la bomba sociale. Dunque un problema esiste. L’immigrazione va controllata, limitata, integrata senza piagnistei e con la presa d’atto di una crisi migratoria di portata biblica e di una rinuncia a politiche nataliste nel nostro mondo, che avrà se non sanata conseguenze disastrose. Va affrontata nel lungo periodo con politiche impegnative di riassetto delle relazioni internazionali e di egemonia economica, politica e militare dei criteri di libertà e di eguaglianza che sono parte del patrimonio politico del mondo occidentale. Però dopo l’esplosione in un gesto omicida del risentimento razzista di Macerata bisogna essere decisamente negazionisti verso l’ideologia dell’odio razziale. Non c’è bisogno di retorica. La caccia armata ai neri è solo e soltanto ributtante, senza se e senza ma. Deve essere repressa con energia” (Senza se e senza ma – Il Foglio).

 

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A Turriaco con Marco Cappato, Pietro Pipi ed Enrico Bullian

 

 

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Un discorso “normale”

Il Trump che ieri sera ha annunciato al Congresso «un nuovo momento americano» è parente lontanissimo del Trump di Twitter. Il suo primo discorso sullo Stato dell’Unione è stato, infatti, un discorso “normale”, che può piacere o meno, ma che è privo di trovate incendiarie e non riempie di indignazione i suoi avversari (Transcript: Trump’s First State of the Union Speech, Annotated – The New York Times ).

Anche la settimana scorsa al World Economic Forum, il presidente americano ha fatto un discorso che è stato accolto molto bene dai partecipanti, in larga maggioranza piuttosto scettici sul conto di Trump. Ovviamente, non è detto che il discorso rappresenti davvero un nuovo approccio da parte del presidente (il che sarebbe un enorme passo avanti): Donald Trump potrebbe cambiare idea (e rotta) in ogni momento.

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