Monthly Archives: Ago 2017

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Angela Merkel a ruota libera

Il 24 settembre, tra meno di un mese, si voterà in Germania. Un pò perché siamo ancora in balia di quella che gli inglesi chiamano la «silly season» (il periodo dell’anno in cui il parlamento non è in seduta, durante il quale i giornali pubblicano solo notizie frivole e di scarsa importanza), un pò perché il risultato del voto del 24 settembre sembra essere scontato, fatto sta che in molti (nonostante nelle ultime settimane in Germania i manifesti elettorali siano spuntati numerosi) sembrano essersene dimenticati.

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Messaggero Veneto, 2 agosto 2017- L’ACCORDO ECONOMICO CON IL CANADA È UN PILASTRO DELLA POLITICA EUROPEA

Sul trattato di libero scambio con il Canada (Ceta) è in atto una gigantesca campagna di falsificazione. Il punto al centro delle contestazioni è il settore agroalimentare, con obiezioni surreali e spesso completamente false (invasioni di multinazionali, pesticidi, carne agli ormoni e Ogm, eccetera). Non è vero, ad esempio, che l’accordo potrebbe consentire la vendita in Italia di prodotti alterati con sostanze chimiche proibite da tempo nell’Unione europea: il testo non incide sulle restrizioni vigenti in Europa, in particolare sulla carne agli ormoni o sugli Ogm, e tali divieti, continueranno ad essere in vigore. Eppure, gli elementi positivi per il nostro settore agroalimentare sono tanti (non per caso Confagricoltura e i Consorzi degli Igp si sono espressi a favore) e il Ceta apre grandissime opportunità, finora precluse, proprio ai prodotti di qualità del made in Italy. Vengono abbattuti, ad esempio, i dazi (fino a 7 centesimi al litro) sul vino, che da solo vale 300 milioni di euro, la principale voce dell’export agroalimentare. Ma ci sono novità importanti anche sul fronte della tutela delle indicazioni geografiche. I detrattori del Ceta sostengono che non vengono tutelati i prodotti tipici, ma non è vero. Anzi, l’assenza di ogni tutela è la condizione attuale, mentre il Ceta, al contrario, riconosce 143 certificazioni tipiche europee, di cui 41 italiane. Certo, non sono tutte, e quelle che rimangono fuori potrebbero essere teoricamente imitate.

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GIORNALI2017

Messaggero Veneto, 2 agosto 2017- L’ACCORDO ECONOMICO CON IL CANADA È UN PILASTRO DELLA POLITICA EUROPEA

Sul trattato di libero scambio con il Canada (Ceta) è in atto una gigantesca campagna di falsificazione. Il punto al centro delle contestazioni è il settore agroalimentare, con obiezioni surreali e spesso completamente false (invasioni di multinazionali, pesticidi, carne agli ormoni e Ogm, eccetera). Non è vero, ad esempio, che l’accordo potrebbe consentire la vendita in Italia di prodotti alterati con sostanze chimiche proibite da tempo nell’Unione europea: il testo non incide sulle restrizioni vigenti in Europa, in particolare sulla carne agli ormoni o sugli Ogm, e tali divieti, continueranno ad essere in vigore. Eppure, gli elementi positivi per il nostro settore agroalimentare sono tanti (non per caso Confagricoltura e i Consorzi degli Igp si sono espressi a favore) e il Ceta apre grandissime opportunità, finora precluse, proprio ai prodotti di qualità del made in Italy. Vengono abbattuti, ad esempio, i dazi (fino a 7 centesimi al litro) sul vino, che da solo vale 300 milioni di euro, la principale voce dell’export agroalimentare. Ma ci sono novità importanti anche sul fronte della tutela delle indicazioni geografiche. I detrattori del Ceta sostengono che non vengono tutelati i prodotti tipici, ma non è vero. Anzi, l’assenza di ogni tutela è la condizione attuale, mentre il Ceta, al contrario, riconosce 143 certificazioni tipiche europee, di cui 41 italiane. Certo, non sono tutte, e quelle che rimangono fuori potrebbero essere teoricamente imitate. Ma va detto che in Italia l’80 per cento della produzione e oltre il 90 per cento dell’export agroalimentare Dop/Igp sono composti da 10 prodotti, tutti tutelati dal Ceta. Inoltre, l’accordo non si occupa solo di agricoltura ma anche di commercio, edilizia, industria. E non sarebbe male tenere a mente che l’Italia è una potenza manifatturiera con un settore dei servizi molto sviluppato, come ogni economia avanzata. L’interscambio commerciale bilaterale è in costante crescita e nel 2015 l’Italia è stata l’ottavo maggior paese fornitore con esportazioni verso il Canada per oltre 5 miliardi di euro. E non esportiamo lenticchie e patate, ma macchinari, automobili, navi, aerei, piastrelle, calzature, farmaci, mobili, rubinetti, valvole, pompe e compressori. Il Ceta liberalizza il mercato delle merci con un abbattimento del 99 per cento dei dazi, offrendo quindi enormi possibilità di espansione all’industria manifatturiera italiana e prevede anche un’ampia liberalizzazione dei servizi finanziari e postali, dei servizi marittimi, delle telecomunicazioni e dell’e-commerce, oltre al reciproco riconoscimento delle qualifiche professionali e all’apertura nel campo degli appalti pubblici. E l’Italia esporta verso il Canada anche 1,4 miliardi di euro di servizi: assicurazioni, telecomunicazioni, ingegneria, ecc. Insomma, i vantaggi economici di un trattato di libero scambio con il Canada (l’undicesima economia del mondo) sono indiscutibili, e ovviamente aumentare l’interscambio e le esportazioni vuol dire rafforzare le imprese che si internazionalizzano e creare nuovi posti di lavoro e meglio remunerati. Ma c’è di più. Gli accordi di libero scambio non sono mai solo una questione economica. Sono anzitutto uno strumento diplomatico: un modo per consolidare vecchie alleanze e forgiarne di nuove. Quando gli attuali focolai di crisi saranno solo un ricordo, il fenomeno più importante del nostro tempo rimarrà l’ascesa dell’Asia. E i negoziati in corso sono forse l’ultima grande occasione politica per l’Occidente per riuscire a influenzare in modo determinante regole e principi di funzionamento dell’economia globale. Il Ceta è, infatti, un tassello di quell’enorme mosaico di trattati in materia economica che si sta organizzando, sempre più, in macro-aree regionali; e quella di siglare ampi trattati regionali è una scelta che permette di governare proprio gli squilibri e le perdite di benessere e competitività che una politica globale rischia di comportare. Insomma, si sta ridisegnando l’ordine mondiale e il mondo sta andando verso la formazione di blocchi regionali che svolgeranno il ruolo degli Stati nel sistema vestafaliano (motivo in più per spingere l’Europa a unirsi sul serio). L’accordo commerciale con il Canada è pertanto un pilastro fondamentale della politica europea. Si tratta, infatti, di un “trattato di nuova generazione” che definisce in modo onnicomprensivo e dettagliato i rapporti economici tra Ue e Canada e regola sia le barriere al commercio che gli investimenti esteri. Questo tipo di accordi bilaterali a carattere preferenziale si è sviluppato proprio come “risposta” alla paralisi della strategia multilaterale del commercio internazionale perseguita fin dal secondo dopoguerra (che è stata per decenni uno dei motori principali di crescita e di progresso sia nei paesi sviluppati che in quelli emergenti) e alla necessità di accordare agli investitori stranieri diversi e più estesi meccanismi di protezione (infatti, è profondamente innovativo anche dal punto di vista della tutela giurisdizionale dei diritti fissati dal trattato). La contrapposizione sul Ceta è qualcosa di più dello scontro sul contenuto di un accordo commerciale, è una battaglia culturale sull’idea di sviluppo del paese e sulla sua collocazione nel mondo.Alessandro Maran

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Venezuela: verso la guerra civile?

Non c’è dubbio che la determinazione di Maduro di sradicare le istituzioni democratiche finirà per accrescere la violenza, ma le tensioni in Venezuela possono portare alla guerra civile? Se lo chiede oggi il Guardian.

“The Venezuelan government’s determination to uproot the country’s democratic institutions – scrive il giornale – looks almost certain to raise the already serious level of violence in the country. Is it less clear whether that violence will ignite a civil war, trigger a coup, or simply drive Venezuela further down the road towards an impoverished failed state and chaos” (Could political tension in Venezuela ignite a civil war? | World news | The Guardian).

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Ve li ricordate quelli che denunciavano la “deriva autoritaria”?

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La Libia e le coalizioni pre-elettorali

Mercoledì scorso il Senato ha dato il via libera alla missione in Libia; e anche questa volta, il voto del Parlamento sulle questioni chiave che riguardano la politica estera, un paio di cose interessanti ce le dice. Perciò, prima di andare in vacanza, non sarebbe male tornare sul punto politico sul quale si è soffermato il prof. Stefano Ceccanti.

Da tempo, sostiene Ceccanti, é in corso una campagna di stampa (destinata probabilmente ad intensificarsi) che batte e ribatte sulla necessità di introdurre le coalizioni pre-elettorali nella normativa elettorale. Ma si tratta di una campagna che è costretta a fare i conti con una semplice realtà: regolarmente, nelle decisioni parlamentari più importanti (quelle che riguardano la politica estera ed europea e, dunque, la collocazione dell’Italia nel mondo), le coalizioni alternative (ragionevolmente omogenee) di centrodestra e centrosinistra semplicemente non esistono (anche perché, come andiamo ripetendo da tempo, la contrapposizione novecentesca tra fautori della libertà e fautori dell’uguaglianza sta per essere sostituita da quella tra globalisti e sovranisti).

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Due sentenze importanti di cui nessuno parla

Segnalo due importanti decisioni che due Corti costituzionali hanno assunto nei giorni scorsi, di cui nessun giornale italiano ha parlato.

Il Ceta é compatibile con la costituzione francese. Il Consiglio Costituzionale francese ha dato il via libera alla costituzionalità dell’accordo di libero scambio tra l’Unione europea ed il Canada (Ceta). «Au terme de son analyse – sottolinea il comunicato pubblicato lunedì -, et dans le strict cadre de son examen de constitutionnalité d’un accord qui, pour une large partie, relève de la compétence exclusive de l’Union européenne, le Conseil constitutionnel a jugé que celui-ci n’implique pas de révision de la Constitution». Visto che la cosa è passata sotto silenzio, suggerisco la lettura dell’articolo pubblicato da Le Monde (Le Conseil constitutionnel juge le CETA compatible avec la Constitution française – Le Monde).

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