“Siamo nei guai. Spero che lo capiscano tutti. Non si tratta di guai da cui non possiamo uscire, ma non siamo sulla strada giusta”. Lo ha detto John Kerry, l’inviato presidenziale americano per il clima. Parlava del riscaldamento globale in vista della prossima conferenza delle Nazioni Unite sul clima che si terrà in Egitto a novembre, ma come sottolineano Stephen Collinson e Shelby Rose della CNN, il suo commento sconsolato potrebbe riferirsi tranquillamente all’ondata di crisi mondiali che si sta abbattendo sugli Stati Uniti.
“Non lo voterei. Indignarsi per la sua mossa però è sbagliato: vi spiego perché”. Lettera di un ex vicecapogruppo del Pd
«Nella città, completamente ricoperta dalla neve, di Vovchansk, nell’Ucraina orientale, dove ventimila persone vivono a cinque minuti d’auto dal confine con la Russia, Sergei Sergienko elenca i suoi affanni. I posti di lavoro scarseggiano, perciò deve partire alle 5.00 per lavorare nell’edilizia a Kharkiv, la città più vicina, e guadagnare 700 grivnie (25 dollari) al giorno. Suo padre è in convalescenza dopo che il Covid-19 lo ha mandato all’ospedale. Nell’elenco di Sergienko la paura che le truppe russe possano invadere l’Ucraina è assente. “Cerco di non riempirmi la testa di preoccupazioni per la guerra, ci sono già abbastanza problemi senza”, dice. Inoltre, aggiunge con un’alzata di spalle, non è qualcosa che posso dominare».