Monthly Archives: Lug 2015

IN PRIMO PIANO

Considerazioni sul voto di ieri

Il Senato ha detto “no” all’arresto del senatore Antonio Azzollini. Almeno il 60 per cento dei senatori Dem si è espresso contro l’arresto del senatore del Ncd, con uno strascico di polemiche anche in seno alla segreteria. Vediamo, allora, di ricapitolare.

La votazione della proposta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari di concedere l’autorizzazione all’esecuzione dell’ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del senatore Antonio Azzollini, ai sensi dell’articolo 68, secondo comma, della Costituzione, è avvenuta a scrutinio segreto, come stabilito dal Regolamento.

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IN PRIMO PIANO

QUE RESTE-T-IL?

Che cosa ci ha insegnato la crisi greca? Due cose almeno.

La prima: che con un’unione monetaria in mezzo al guado, senza unione fiscale o politica, senza meccanismi predefiniti per gestire crisi estreme, prima o poi finiremo per sbattere la testa contro il muro. E una tale consapevolezza comincia a farsi strada tra i leader europei. Soltanto così si può spiegare il fatto che il presidente della Repubblica francese Hollande abbia messo da parte il solito sovranismo francese per proporre un governo dell’Eurozona con un proprio budget. La Francia è pronta a partecipare «à une organisation renforcée» della zona euro e a costituire «avec les pays qui en décideront, une avant-garde», ha affermato il presidente francese che ha aggiunto: «Mais nous ne pouvons en rester là. J’ai proposé de reprendre l’idée de Jacques Delors du gouvernement de la zone euro et d’y ajouter un budget spécifique ainsi qu’un Parlement pour en assurer le contrôle démocratique» ( Hollande plaide pour un « gouvernement de la zone euro »). Era ora, diciamolo.

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IN PRIMO PIANO

TORNARE ALLA LIRA?

Senato della Repubblica

Resoconto stenografico 8 luglio 2015

Deliberazione sulla richiesta di dichiarazione d’urgenza, ai sensi dell’articolo 77 del Regolamento, in ordine al disegno di legge costituzionale: Indizione di un referendum di indirizzo sull’adozione di una nuova moneta nell’ordinamento nazionale in sostituzione dell’euro.

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GIORNALI2015

Il Piccolo, 9 luglio 2015 – Maran vicepresidente dei senatori Pd

Dal Pd a Scelta Civica e poi di nuovo nel Pd. Ora anche da vicepresidente dei senatori. Alessandro Maran non si stupisce di aver ottenuto un incarico di vertice dopo il rientro nei dem. «È il riconoscimento esplicito del contributo dato dai senatori di Sc in questa legislatura e della assunzione del relativo patrimonio politico culturale da parte del Pd di Renzi – dice il parlamentare isontino -. Non è un mistero, e vale per me, Ichino, Susta, Lanzillotta e altri, che nel partito che abbiamo contribuito a fondare abbiamo anticipato le riforme del governo Renzi quand’eravamo tra i pochi “renziani”». In agenda «riforme, riforme, riforme» contro i «vincoli» che legano il Paese. Ma anche occhio attento al Fvg, assieme a Ettore Rosato, numero uno dei deputati Pd alla Camera: «In alcuni “snodi” meglio esserci. Ma la sfida per la regione resta quella prefigurata, da autonomista convinto, da De Gasperi: “Le autonomie si salveranno, matureranno, resisteranno solo a una condizione: che dimostrino di essere migliori della burocrazia statale…”». Il resto è un panorama nazionale in cui «si deve mantenere il bilancio pubblico su una dinamica sostenibile e rianimare la capacità di crescita dell’economia» con «incisive riforme strutturali. Il governo ha aperto un vasto cantiere», avanti dunque «con energia accresciuta e visione ampia». Ma è anche un quadro europeo in cui quella greca è una tragedia «divenuta partita di poker con aperture, bluff e controbluff».

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GIORNALI2015

MessaggeroVeneto, 8 luglio 2015 – Il senatore Maran vicecapogruppo a palazzo Madama

Il parlamentare di Grado eletto nel 2013 con Scelta Civica, poi il ritorno «Regione Fvg mai stata rappresentata ai vertici della politica come oggi»

 

di Mattia Pertoldi

Il Friuli Venezia Giulia pone un altro tassello importante a livello parlamentare e all’interno del Partito democratico nazionale. Dopo la nomina alla vice segreteria di Debora Serracchiani, e la recente elezione di Ettore Rosato a capogruppo della Camera, da ieri è infatti ufficiale anche quella di Alessandro Maran come vicecapogruppo dei senatori “dem” a palazzo Madama. Un’elezione che, di fatto, chiude il cerchio della carriera politica, almeno di quella più recente, di Maran. Ex segretario dei Ds, ideatore del referendum regionale del 2003 sull’elezione diretta del presidente della Regione che portò Riccardo Illy a sedersi sulla poltrona di governatore della regione, dopo lo strappo con il Pd di Pierluigi Bersani che perse le politiche del 2013 e la candidatura con i centristi di Mario Monti ha fatto ritorno a febbraio nelle fila democratiche guidate da Matteo Renzi assieme a un’altra pattuglia di ex di Scelta Civica. Maran, infatti, è stato il primo renziano del Friuli Venezia Giulia, schierato da sempre con l’attuale segretario del Pd, sin dal momento in cui l’ex sindaco di Firenze rappresentava soltanto una corrente minoritaria nel partito. Fino allo strappo successivo alla vittoria di Bersani alle primarie che lo avevano portato a scegliere Scelta Civica per continuare la propria attività politica. Ma proprio le posizioni, forti, sulle politiche del lavoro che lo avevano avvicinato a Pietro Ichino hanno permesso prima un riavvicinamento a Renzi e poi il ritorno nel Pd. «Con una battuta potremmo dire che ricominciamo da dove eravamo rimasti – commenta soddisfatto il neo vicecapogruppo -. Al di là delle frasi di circostanza, però, credo che la mia elezione spieghi meglio di ogni parola come le cose siano davvero cambiate all’interno del Pd rispetto al momento in cui mi ero allontanato dalle posizioni ufficiali del partito. È il partito di Renzi, di un segretario che ha fatto proprie, attraverso i fatti, le idee della sinistra liberal e che vuole anche a rappresentarle nei ruoli chiave. Un segretario che cerca anche la massima coesione all’interno dei gruppi parlamentari miscelando sapientemente le conferme, come quella di Luigi Zanda nel ruolo di capogruppo, alle nuove figure, come la mia, per rappresentare anche come il gruppetto di ex senatori di Scelta Civica sia parte integrante, e fondamentale, dell’attuale Pd». Ma anche, come accennato, un altro ruolo di prestigio garantito al Fvg. «E’ vero – conferma Maran –, la Regione non è mai stata rappresentata così tanto come in questo periodo storico. Ma per il Fvg oltre che essere un onore è anche un onere perché il sottoscritto, Serracchiani e Rosato adesso devono dimostrare concretamente di essere sempre un passo avanti rispetto agli altri e non uno indietro». Assieme alla dimostrazione, e il senatore non lo nega, di una vittoria dal sapore politico. «E’ stata una battaglia dura e lunga – conclude – e in cui non ci siamo fatti mancare nulla, ma alla fine conferma la bontà dei principi per cui mi sono sempre battuto e che trovo adesso totalmente rappresentato nel Pd guidato da Matteo Renzi».

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GIORNALI2015

Il Foglio, 2 luglio 2015 – Fincantieri e quel pregiudizio anti industriale della magistratura italiana

Al direttore – Il tribunale penale di Gorizia ha disposto il sequestro su alcune aree dello stabilimento Fincantieri di Monfalcone. Di conseguenza, la prestigiosa azienda italiana ha dovuto bloccare i lavori. Risultato: da martedì, il più grande cantiere navale italiano ha chiuso i cancelli lasciando a casa oltre 4.500 lavoratori e un intero indotto in ginocchio. La questione sembra essere questa: le imprese subappaltatrici non sarebbero state in possesso dei requisiti normativi per eliminare gli scarti delle lavorazioni delle navi, configurando un’ipotesi di reato di gestione di rifiuti non autorizzata. Lo smaltimento dei rifiuti è disciplinato dal dlgs 152 del 2006 che prescrive, infatti,

apposite autorizzazioni. La stessa nozione di rifiuto è sempre molto dibattuta in sede giudiziale, nonostante lo stratificarsi normativo sul tema, ma nel caso specifico, più che di rifiuto vero e proprio (da intendersi come materiale che debba essere prontamente rimosso al fine di non deturpare l’ambiente), il materiale incriminato deriverebbe da semplici “scarti di produzione” come moquette, teli di plastica, tubi di ferro, depositati in stoccaggio in prossimità delle aree di lavorazione in attesa del trasporto in discarica. Insomma, niente di radioattivo, né alcuna fonte di inquinamento atmosferico o delle acque. E il problema sollevato dalla procura, che si era vista più volte bocciare la misura cautelare già nel 2013, prima dal gip e poi dal tribunale, a causa della carenza dei presupposti necessari a giustificare una situazione di pericolo ambientale, non riguarderebbe il mancato smaltimento dei rifiuti stessi (che pare siano stati sempre trattati secondo le disposizioni di legge), ma il soggetto che doveva operare lo smaltimento. Tutte le grandi imprese, infatti, utilizzano una serie di aziende a cui subappaltano singole operazioni del processo di produzione. Sarebbero state queste ultime a non disporre delle autorizzazioni per lo smaltimento, sebbene il materiale sia stato prontamente smaltito dall’azienda appaltante, Fincantieri appunto. Questo il motivo del sequestro delle aree destinate alla cernita e allo stoccaggio di scarti e della conseguente chiusura dello stabilimento di Monfalcone. Ma, se così stanno le cose, mi chiedo: dove sarebbe il danno ambientale se il materiale è stato legittimamente rimosso? E’ possibile bloccare una intera produzione, con tutti i danni che inevitabilmente deriveranno all’azienda per il ritardo (sine die) nei lavori, per un tale “cavillo” interpretativo? E poi perché sequestrare le aree? Non bastano i rilievi dei Carabinieri? Poi si andrà a giudizio e vedremo chi ha ragione. E se, come spesso accade, tra qualche anno dovessimo accertare che non c’erano rischi (come pare già accertato) e non c’erano neppure reati? Chi pagherà il risarcimento del danno che legittimamente Fincantieri potrebbe chiedere? Il magistrato che ha disposto il sequestro? Di una cosa sono certo: che i costi saranno, ancora una volta, a carico della collettività.

 

Alessandro Maran, senatore del Pd

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