Monthly Archives: Set 2015

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INTERVENTO DI APERTURA DELLA XVI ASSEMBLEA DI Libertàeguale DI CLAUDIO PETRUCCIOLI

Per parlare di partito, oggi, in Italia, è obbligatorio prendere le mosse dal PD; non solo per chi, come noi, lo fa collocandosi a sinistra. Il PD è l’esito dell’unico tentativo consapevole e motivato che si sia consolidato in Italia da quando è esplosa la crisi della politica e dei soggetti politici che avevano tenuto il campo nella seconda metà del secolo scorso.

Ci sono stati anche altri tentativi; nessuno, però presenta la continuità e la leggibilità dell’itinerario che ha condotto al Partito Democratico. Con i suoi limiti e le sue incompiutezze, il PD fa intravedere i caratteri e le modalità di funzionamento di un partito nuovo, inedito, capace di agire in una nuova fase della politica, più matura e produttiva. Se gli altri soggetti politici presenti in Italia, si trovassero ad un livello di evoluzione e definizione paragonabile a quello del Pd, la complessiva situazione nazionale sarebbe senza dubbio migliore.

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Una Catalogna indipendente?

Il presidente uscente della Catalogna, Artur Mas, ha celebrato rumorosamente una vittoria che in realtà non ha ottenuto. Lo scrive oggi El País: “La coalición Junts pel Sí ha ganado las elecciones al Parlamento de Cataluña, pero no ha obtenido los escaños suficientes para formar gobierno y mucho menos los votos para sentirse apoyados por la mayoría de los catalanes para declarar la independencia. Además, quien tiene la llave de la gobernabilidad, la CUP, ha dejado claro que ni va a votar a Mas como presidente ni va a apoyar la secesión inmediata” (La sonrisa congelada del ‘president’).
Verosimilmente, lo scopo di Mas è quello di avviare una trattativa con lo stato spagnolo da posizioni di forza, che in realtà non ha. Per questo, come scrive Il Foglio “insiste a proclamare il successo di un progetto di indipendenza da realizzare con la comprensione della Spagna e dell’Europa, che non esiste, e attraverso una coesione tra i catalani, che non sono mai stati così divisi”.
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XVI Assemblea annuale di Libertàeguale “Le riforme e il loro partito” 26-27 settembre 2015 ore 10 Palazzo del Capitano del Popolo, Orvieto

 

Le riforme e il loro partito”, questo il titolo della sedicesima Assemblea annuale dellAssociazione Libertàeguale, presieduta dal Viceministro dellEconomia Enrico Morando, che prende il via sabato 26 settembre.

La due giorni ospiterà un focus tematico su concertazione e contrattazione mentre particolare attenzione sarà rivolta a come strutturare in forma nuova il partito a vocazione maggioritaria in una democrazia competitiva e a come sostenere, anche in vista del referendum, la riforma costituzionale in corso di approvazione che è decisiva al fine del consolidamento di quel modello di democrazia.

Partecipano, tra gli altri, Giorgio Tonini, Dario Parrini, Stefano Ceccanti, Leonardo Impegno, Pietro Ichino, Alessandro Maran, Leana Pignedoli, Marco Leonardi, Claudio Petruccioli, Marco Bentivogli, Sergio Fabbrini, Andrea Romano, Paolo Rebaudengo, Michele Salvati, Salvatore Vassallo, Walter Verini, Claudio Alberti, Alberto Bitonti, Marco Campione, Marco Martorelli. Conclude Enrico Morando.

Abbiamo deciso- afferma Morando nel presentare levento – di dedicare gran parte della nostra Assemblea alla ricerca delle condizioni, di cultura politica, di assetto organizzativo, di relazioni con la società, che possono rendere più vitale ed efficace il partito riformista che c’è”.

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Il Piccolo, 23 settembre 2015 – Maran “allarga” i confini della città metropolitana

Il deputato Pd: «Va costruito uno spazio ampio con almeno un milione di abitanti sul modello del network amministrativo sperimentato a Rotterdam e Lione»

di Marco Ballico

TRIESTE – «L’area metropolitana? Solo in uno spazio ampio, di almeno un milione di abitanti». Alessandro Maran interviene nel dibattito sul riassetto istituzionale del Friuli Venezia Giulia allargando i confini. Secondo il vicepresidente dei deputati Pd non può bastare accorpare Trieste a una parte della provincia di Gorizia. In uno scenario mondiale «serve una scala adeguata».

Le diverse posizioni sulla città metropolitana sono figlie di una riforma degli enti locali che non è andata fino in fondo?

Le città stanno mutando funzioni, posizione e funzionamento interno in tutta Europa. È normale che se ne parli. Assistiamo alla scomposizione delle vecchie forme e alla ricostruzione di nuovi assetti. Contrariamente al passato oggi le aziende stanno “provvisoriamente” su un territorio e diventano sempre più elementi mobili che “contrattano” con il territorio. Ciò significa che la regione nel suo complesso deve essere capace di competere con altri territori per attrarre e trattenere le imprese.

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GIORNALI2015

Il Piccolo, 23 settembre 2015 – Maran “allarga” i confini della città metropolitana

Il deputato Pd: «Va costruito uno spazio ampio con almeno un milione di abitanti sul modello del network amministrativo sperimentato a Rotterdam e Lione»

 

di Marco Ballico

 

TRIESTE – «L’area metropolitana? Solo in uno spazio ampio, di almeno un milione di abitanti». Alessandro Maran interviene nel dibattito sul riassetto istituzionale del Friuli Venezia Giulia allargando i confini. Secondo il vicepresidente dei deputati Pd non può bastare accorpare Trieste a una parte della provincia di Gorizia. In uno scenario mondiale «serve una scala adeguata».

Le diverse posizioni sulla città metropolitana sono figlie di una riforma degli enti locali che non è andata fino in fondo?

Le città stanno mutando funzioni, posizione e funzionamento interno in tutta Europa. È normale che se ne parli. Assistiamo alla scomposizione delle vecchie forme e alla ricostruzione di nuovi assetti. Contrariamente al passato oggi le aziende stanno “provvisoriamente” su un territorio e diventano sempre più elementi mobili che “contrattano” con il territorio. Ciò significa che la regione nel suo complesso deve essere capace di competere con altri territori per attrarre e trattenere le imprese.

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Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della Parte II della Costituzione. Intervento in discussione generale. Seduta del 18 settembre.

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Maran. Ne ha facoltà.

MARAN (PD). Signora Presidente, colleghi, molti degli oppositori del progetto in discussione hanno fatto ricorso sin dall’inizio ad argomenti propagandastici sproporzionati, parlando di deriva autoritaria e di P2. L’ultima trovata è la “democratura” che fa il paio con la storiella dell’uomo solo al comando. In tal modo, si vuole far intendere che il Presidente del Consiglio sia una sorta di mix fra Craxi e Berlusconi o addirittura la reincarnazione del duce, per come governa, per come guida il suo partito e per il solo fatto che è al tempo stesso segretario del PD e Presidente del Consiglio (come in tutta Europa, a dire il vero; come sempre, però, chissà perché, da noi è diverso). Perché se può evita i rinvii, perché impone che ad un certo punto le decisioni vengano prese, perché scandisce l’agenda del Parlamento con una tempistica diversa dalle vecchie movenze della politica italiana.

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Senato, la Stalingrado del Pd – Messaggero Veneto, 09 settembre 2015

Il vice capogruppo Maran spiega lo scontro con la sinistra dem. Renzi: prendiamoci qualche giorno

 

Il vice capogruppo dem al Senato, Alessandro Maran, non usa mezzi termini nel definire la diaspora interna al Pd sulla riforma del Senato. «È una battaglia fondamentale, dirimente. Questa è come la battaglia di Stalingrado. Chi vince, vince la guerra». Ma guai a parlargli di rischio scissione. «No, non ci credo. Anche perché sono certo che prima o poi si capirà che se cambia modalità di voto al Senato si va verso una democrazia competitiva; se rimane la doppia Camera resteremo nelle democrazia consociativa». Eccolo, lo scontro vero tra la minoranza bersaniana e Renzi. Maran rilascia queste dichiarazioni prima del vertice di ieri sera del gruppo dei senatori del Pd alla presenza del premier, Matteo Renzi. «Prendiamoci gli ultimi giorni per favorire una soluzione», è stato il suggerimento di Renzi. «Siamo disponibili a ragionare e discutere, non ci sono prendere o lasciare ma la volontà di aprire un dialogo e discutere»

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GIORNALI2015

Messaggero Veneto, 09 settembre 2015 – Senato, la Stalingrado del Pd

Il vice capogruppo Maran spiega lo scontro con la sinistra dem. Renzi: prendiamoci qualche giorno
Il vice capogruppo dem al Senato, Alessandro Maran, non usa mezzi termini nel definire la diaspora interna al Pd sulla riforma del Senato. «È una battaglia fondamentale, dirimente. Questa è come la battaglia di Stalingrado. Chi vince, vince la guerra». Ma guai a parlargli di rischio scissione. «No, non ci credo. Anche perché sono certo che prima o poi si capirà che se cambia modalità di voto al Senato si va verso una democrazia competitiva; se rimane la doppia Camera resteremo nelle democrazia consociativa». Eccolo, lo scontro vero tra la minoranza bersaniana e Renzi. Maran rilascia queste dichiarazioni prima del vertice di ieri sera del gruppo dei senatori del Pd alla presenza del premier, Matteo Renzi. «Prendiamoci gli ultimi giorni per favorire una soluzione», è stato il suggerimento di Renzi. «Siamo disponibili a ragionare e discutere, non ci sono prendere o lasciare ma la volontà di aprire un dialogo e discutere» Lo scontro interno fa parte – spiega Maran – di una guerra che dura ormai da un quarto di secolo, cioè dall’avvio dei referendum 91/93. Ovvero – insiste – la guerra fra il modello di democrazia competitiva e quello di democrazia consociativa. «A ciascuno di questi modelli – precisa – corrispondano diversi assetti delle istituzioni, diverse concezioni e pratiche della politica. E all’interno di ciascuno di questi due modelli si determinano coerenze fra modalità di decisione (governabilità) soggetti della politica (partiti) e forme della rappresentanza; sia la rappresentanza politica che quella degli interessi (sindacati, corpi intermedi ecc.)». Insomma, secondo il vicecapogruppo dem al Senato fino a quando non si verifica l’allineamento fra questi diversi livelli e funzioni, si ha un sistema sconnesso, a bassa produttività, esposto a rischi permanenti di collasso. Secondo Maran, insomma, Con Renzi ha preso corpo seriamente il tentativo di realizzare finalmente l’allineamento che rende possibile il funzionamento di una “democrazia competitiva”: «Prima la legge elettorale, poi la riforma costituzionale (Senato ecc). Siamo adesso arrivati alla battaglia cruciale; non il VietNam, come dicono, ma appunto Stalingrado; chi soccombe sulla modalità di elezione del Senato (con voto diretto e proporzionale o no) ha perso la guerra». Va da sè, per Maran, che un maggioritario ben strutturato (che, con il ballottaggio, consenta agli elettori di decidere con voto a chi affidare il compito di governare) e la liquidazione del bicameralismo perfetto, rende possibile la “democrazia competitiva”. E a chi gli fa notare che Bersani sostiene che «non si può chiamare alla disciplina di partito davanti alla Costituzione» e che «non si è mai fatto in nessun partito», Maran replica che normalmente le modifiche costituzionali fanno parte del governo. «Una Camera delle Regioni era già prevista dal programma dell’Ulivo». Secondo Maran, il tentativo «palese e disperato» degli oppositori nel Pd è di mantenere aperto un varco (una “falla”) che impedisca alla “democrazia competitiva” di acquisire completa coerenza. «Per loro, oggi come nei primi anni ’90 – puntualizza -, l’importante è mantenere in vita una zona franca, dove si voti in modo proporzionale per i singoli partiti; in modo che resti viva la sorgente della “democrazia consociativa”. «Allora – dice ancora – la zona franca fu individuata nel voto su scheda separata perla “quota proporzionale” alla Camera; oggi è l’elezione diretta del Senato». Il suo parere è dunque quello che la sinistra dem vuole salvaguardare il modello di “democrazia consociativa” «al quale è indissolubilmente legata la possibilità stessa di una sinistra ideologica e antagonistica, di una sinistra alla quale non interessa essere “sinistra di governo”.

 

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GIORNALI2001

Messaggero Veneto, 27 ottobre 2001 – Infrastrutture, legge sbagliata

La “legge-obiettivo” e le infrastrutture a Nord- Est.

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GIORNALI2001

Messaggero Veneto, 29 novembre 2001 – È una Regione senza Governo

La diffusione della “banda larga ” in regione e il mancato governo del centro-destra.

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