In Cile ci si vaccina anche in chiesa. E come racconta Les Echos, il principale giornale economico finanziario francese, negli Stati Uniti sono scesi in campo i colossi della grande distribuzione. Walmart, Costco e Publio partecipano al programma vaccinale e Véronique Le Billon riferisce che le vaccinazioni negli Stati Uniti si fanno anche nei supermercati. Di più, si fanno nelle farmacie dei supermercati (Vi ricordate di disegno di legge sulla “concorrenza”? La battaglia per la liberalizzazione dei farmaci di fascia C, quelli che devono essere prescritti dal medico e sono completamente a carico dei cittadini? Lo scontro tra i ministeri? La raccolta delle firme per aprire un mercato che i farmacisti tengono in pugno? La reazione delle lobby? Ecco).
La settimana scorsa, la nuova amministrazione americana, che sembrava finora prendersela comoda, ha fatto sapere che è pronta a tornare al tavolo negoziale con l’Iran. Come ha riferito la CNN, il Dipartimento di Stato ha detto che gli Stati Uniti sono disponibili a ritrovarsi con il gruppo di potenze mondiali che ha elaborato l’accordo sul nucleare iraniano del 2015 per riparlare dell’argomento.
Alternativi alle derive populiste, lontani dalla tendenza assistenzialista, la galassia dei soggetti autenticamente europeisti, liberali, popolari deve ritrovarsi in un progetto unico per sostenere la transizione dell’Italia. Le idee sono chiare, i leader emergeranno da soli, scrivono nella lettera aperta i primi firmatari
Dal 2014, il collasso politico ed economico del Venezuela ha provocato l’esodo di 4 milioni e mezzo di persone; e più di 1.700.000 dei migranti (stando ai dati del novembre scorso) vivono nella vicina Colombia.
Trump se l’è cavata di nuovo. L’ex presidente americano è stato assolto per la seconda volta negli ultimi tredici mesi. Il Senato, con 57 voti a favore e 43 contrari, si è espresso a favore della condanna nel secondo processo di impeachment a suo carico, ma i sì non sono stati sufficienti per raggiungere la maggioranza qualificata richiesta.
Nel 2034 potrebbe scoppiare La terza guerra mondiale? WIRED, il magazine americano dedicato all’innovazione e alle tecnologie (una rivista che studia come le tecnologie emergenti influenzino la cultura, l’economia e la politica), ha cominciato a pubblicare (in sei puntate, fino al 2 marzo) un estratto del nuovo romanzo dello scrittore Elliot Ackerman e dell’ex ammiraglio James Stavridis, l’ex comandante supremo delle Forze alleate della Nato, che ipotizza, in una fiction ben orchestrata, una esclatation militare tra gli Stati Uniti e la Cina proprio nel corso del 2034. Ricco di complicate provocazioni e reazioni su più fronti che si svolgono in un universo immaginario in cui le calotte polari sono solo dei gusci e Mike Pence è stato presidente per un solo mandato, il romanzo, che si intitola «2034: A Novel of the Next World War», sembra spaventosamente verosimile.
Iran: gli Stati Uniti non possono andare e venire come pare a loro – ilcaffeonline, 13 febbraio 2021
Dopo la vittoria elettorale di Biden si è aperta la possibilità di far rivivere l’accordo nucleare iraniano, dal quale Trump si è tirato fuori con una mossa che ha spinto Teheran a riavviare le sue centrifughe e riprendere ad arricchire l’uranio al fine di ottenere la fatidica bomba. Ma anche arrivare al punto di riprendere i negoziati richiede una buona volontà che oggi non è alle viste. Specie se si considera che, in entrambe le nazioni, anche la politica interna da cui dipende l’accordo è a dir poco insidiosa.
«Investire nella nostra diplomazia non è qualcosa che facciamo perché è la cosa giusta da fare per il mondo. Lo facciamo per vivere in pace, in sicurezza e prosperità», ha detto Joe Biden nel suo discorso al Dipartimento di Stato. «Lo Facciamo perché è nel nostro autentico interesse».
In molti, anche tra gli analisti, hanno appreso con meraviglia del colpo di Stato che ha riconsegnato il Myanmar ai militari, dieci anni dopo che il paese, liberandosi della dittatura militare, era diventato un beniamino dei democratici. Incluso Carlos Sardiña Galache, il giornalista freelance autore di «The Burmese Labyrinth: A History of the Rohingya Tragedy», il ritratto di una nazione in perenne conflitto con se stessa, che lunedì ha twittato che il colpo di Stato non aveva molto senso, «dato che il sistema concepito dai militari ha funzionato benissimo per loro» anche dopo la transizione.
Solo due anni fa, la legislatura ha preso il via con la maggioranza populista e sovranista di Salvini e di Di Maio e ora potrebbe concludersi con una maggioranza antipopulista ed europeista guidata da Mario Draghi. Eppure, in questi giorni sui giornali non si è fatto che parlare delle mire e delle macchinazioni di Renzi (esibendo, ovviamente, la necessaria indignazione morale), affermando che al centro della crisi di governo c’erano unicamente le poltrone, ovvero la «bulimia di potere». Insomma, Recovery Plan, servizi segreti, giustizia, ecc., erano solo pretesti, e tutto girava intorno alla possibilità di «poggiare di nuovo le terga sulla poltrona». «La poltrona, già, la detestatissima poltrona – ha scritto Pierfrancesco De Robertis su Quotidiano.net – la vera ed eterna bussola del potere e degli obiettivi dei politici. Ieri, oggi e domani. Vaffa o non vaffa».