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Trump: il verdetto del Senato (e quello della storia) – Il Riformista, 15 febbraio 2021

Trump se l’è cavata di nuovo. L’ex presidente americano è stato assolto per la seconda volta negli ultimi tredici mesi. Il Senato, con 57 voti a favore e 43 contrari, si è espresso a favore della condanna nel secondo processo di impeachment a suo carico, ma i sì non sono stati sufficienti per raggiungere la maggioranza qualificata richiesta.

Del resto, si sapeva. Per poter condannare Trump per aver fomentato l’attacco al Congresso americano, i democratici avevano bisogno che 17 repubblicani votassero con loro. Alla fine, ne hanno ottenuti 7. Quarantatré repubblicani hanno votato per assolvere Trump dall’accusa di avere incitato alla rivolta continuando a sostenere di aver vinto le elezioni e minacciando i membri del Congresso e il vicepresidente: un numero più che sufficiente per escludere l’ottenimento della maggioranza dei due terzi necessaria per poterlo condannare. Del resto, nessun parlamentare repubblicano che pensi al proprio futuro può permettersi di fare infuriare i più ferventi sostenitori di The Donald.

Trump è stato dunque dichiarato non colpevole, un verdetto che l’ex presidente americano ha immediatamente festeggiato sostenendo che «Make America Great Again», il suo movimento, è solo all’inizio e alludendo ad un regolamento di conti durante la stagione delle primarie in vista delle elezioni di midterm

E tuttavia sette repubblicani hanno rotto i ranghi e hanno votato per condannarlo, trasformando quest’ultimo tentativo nell’impeachment di gran lunga più bipartisan della storia degli Stati Uniti. Per capirci, fino ad un anno fa, quando Mitt Romney ha espresso l’unico voto repubblicano di «colpevolezza» nel primo procedimento di impeachment di Trump, nessun senatore aveva mai votato per condannare un presidente del proprio partito.

Una maggioranza dei due terzi per condannare Trump, che avrebbe aperto la strada ad un voto a maggioranza semplice per precludergli ogni futuro incarico pubblico, è sempre stata molto improbabile, e tutti gli interessati lo sapevano bene. Il che spiega perché – come ha scritto due giorni fa il corrispondente del New York Times dalla Casa Bianca, Peter Baker – gli impeachment manager della Camera, che devono argomentare i capi d’accusa ai senatori, sembravano rivolgersi più alla storia che al Senato.

La rappresentante della Pennsylvania, Madeleine Dean, una degli impeachment manager, l’ha messa giù dura, senza mezzi termini: «Se non inquadriamo le cose per bene e le chiamiamo con il loro nome, cioè uno dei peggiori crimini contro la Costituzione del presidente degli Stati Uniti, il passato non passerà. Il passato diventerà il nostro futuro» ha detto nelle discussioni finali. «Senatori, stiamo dialogando con la storia».

Negli interventi e nelle dichiarazioni dopo il voto, anche diversi repubblicani che hanno votato per assolvere Trump lo hanno ritenuto responsabile dell’assalto al Campidoglio. E tra questi anche il senatore Mitch McConnell del Kentucky, il leader della minoranza.

«Le persone che hanno assalito questo edificio credevano di agire sulla base dei desideri e delle istruzioni del loro presidente», ha detto McConnell, «e quella convinzione era la prevedibile conseguenza di un crescendo di dichiarazioni false, teorie del complotto e esagerazioni irresponsabili, che il presidente sconfitto ha continuato ad urlare nel megafono più grande della terra».

Il motivo dichiarato per il quale McConnell ha espresso un voto di non colpevolezza è stato che Trump non è più in carica; sebbene sia stato proprio McConnell ad impedire che al Senato iniziasse il processo mentre Trump era ancora in carica. Non per caso, La speaker della Camera, Nancy Pelosi, ha condannato questo modo di ragionare. «É davvero penoso che il senatore McConnell abbia chiuso a chiave il Senato in modo da non ricevere i capi d’accusa dell’impeachment e usi questa come scusa per non votare la condanna di Trump», ha detto.

Tuttavia, è stato sorprendente ascoltare il leader dei senatori repubblicani criticare duramente Trump usando lo stesso linguaggio degli impeachment manager della Camera che volevano condannarlo (un cosa che certamente non ha fatto l’ultima volta che Trump fu accusato).

«Una marmaglia stava assalendo il Campidoglio in suo nome. Questi criminali portavano i suoi striscioni, sventolavano le sue bandiere e gli urlavano il loro attaccamento», ha detto McConnell. «Non c’è alcun dubbio, nessuno, che il presidente Trump sia concretamente e moralmente responsabile di aver provocato gli avvenimenti di quella giornata».

Alla fine, questo potrebbe essere anche il verdetto della storia.

In fondo, prima della decisione, persino la redazione del Wall Street Journal che a lungo ha simpatizzato per Trump, aveva ammonito che l’ex presidente americano potrà anche cavarsela con l’assoluzione, ma l’assalto al Campidoglio è un’onta che pesa sul suo nome e nessuno dimenticherà la sua vergognosa condotta.

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