L’Europa deve capire che la democrazia e la sicurezza mondiale non sono né garantite né scontate: bisogna affrontare la realtà della competizione globale con le potenze autoritarie, come Russia e Cina, che vivono ancora nel diciannovesimo secolo
Che costruire uno spazio alternativo ai due populismi non fosse facile, si sapeva. Ma continuo a pensare che il nostro Paese di quello spazio abbia bisogno. L’Italia è diventata un paese vecchio, immobile e impaurito. In tutto l’occidente viviamo in società che guardano al passato invece che al futuro e in cui il passato pesa più di quanto sia mai accaduto. Di conseguenza, le nostre, come ha scritto Andrea Graziosi, sono società spontaneamente “reazionarie”. E i mutamenti degli ultimi decenni (immigrati, evoluzione dei ruoli di genere, ecc.) non hanno fatto che alimentare l’avversione al nuovo e alle riforme. Così il futuro è sparito dal nostro orizzonte.
Il Terzo Polo sarà pure archiviato, ma il Paese ha ancora bisogno di un partito in grado di presidiare il terreno dell’apertura e della modernità. Serve un progetto che guardi al futuro. L’alternativa è lasciare campo libero al bipopulismo
Da Udine, il candidato alle regionali in Friuli Alessandro Maran spiega che l’invasione della Russia è una guerra contro i nostri valori e il nostro futuro
Grazie di essere qui numerosi.
Vorrei per prima cosa, ad un anno dall’invasione russa, rendere un caloroso omaggio all’eroismo e alla determinazione del popolo ucraino. Quella di Putin non è solo una guerra contro l’Ucraina. Come ha detto Ursula von der Leyen, è una guerra contro la nostra energia, la nostra economia, i nostri valori e il nostro futuro. È uno scontro tra l’autocrazia e la democrazia. E combattendo per la loro libertà gli ucraini stanno combattendo per la nostra libertà.
L’ombrello americano non funziona più. Se vuole proteggere i propri interessi, l’Unione europea deve accelerare il decollo della Difesa comune. In ballo c’è anche l’european way of life, e non è poco
di Maurizio Cescon
“Nello specchio dell’Ucraina”. È il titolo di un libro scritto dal politico gradese Alessandro Maran, ex senatore del Pd, che sarà presentato, per la prima volta in regione, sabato 5 novembre nella sala civica di Cormons. In quell’occasione l’autore dialogherà con la giornalista del Messaggero Veneto Luana de Francisco. Maran ha voluto impostare il suo lavoro come una lettera ad un amico sulla libertà la pace, sulla collocazione dell’Italia nel mondo e sugli italiani.
Il partito di Letta è stretto tra la sinistra di
Conte e il riformismo di Calenda e Renzi.
Il punto di vista dell’ex senatore Maran
di Domenico Pecile
Pd a rischio estinzione. Lo spettro della fine dei socialisti francesi, mangiati da Macron e da Mélenchon, incombe sui dem stretti tra Conte che punta a rappresentare lo spazio della protesta, “la Sinistra redentiva”, e Calenda e Renzi che puntano rappresentare lo spazio centrale, “la Sinistra riformista”.
Con i “mostri” della politica, come Calenda e Renzi, o Joe Manchin in America, bisogna fare i conti, perché senza di loro non si costruisce una “big tent” aperta alla maggioranza degli elettori
Si era messo a disposizione. Alessandro Maran era pronto a candidarsi sindaco, a patto di allargare il “recinto” e tentare così di vincere la sfida con Rodolfo Ziberna. Poi come si ricorderà le cose si misero in tutt’altro modo. Maran, di fronte ai temporeggiamenti del Partito democratico, ritirò la sua disponibilità e il centrosinistra trovò la quadratura del cerchio sull’ex senatrice Laura Fasiolo la quale, nonostante un risultato importante, non è riuscita a sbarrare la strada al centrodestra.
Al direttore – Per quel che vale, sulla corsa al Quirinale la penso come Bill Emmott che, sul Financial Times, ha scritto che “in un mondo perfetto Mario Draghi dovrebbe rimanere primo ministro per tutto il periodo di attuazione del Pnrr”. Ma se questo “risultato perfetto è irrealizzabile”, allora è giusto “perseguire la migliore soluzione imperfetta, cioè che Draghi sia eletto presidente della Repubblica dal Parlamento italiano a fine gennaio e che supervisioni questo processo come capo dello stato nei prossimi sette anni”.