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Maran: “La guerra di Putin è contro di noi, abbiamo il dovere di aiutare l’Ucraina” – Il Messaggero Veneto e Il Piccolo, 2 novembre 2022

di Maurizio Cescon

“Nello specchio dell’Ucraina”. È il titolo di un libro scritto dal politico gradese Alessandro Maran, ex senatore del Pd, che sarà presentato, per la prima volta in regione, sabato 5 novembre nella sala civica di Cormons. In quell’occasione l’autore dialogherà con la giornalista del Messaggero Veneto Luana de Francisco. Maran ha voluto impostare il suo lavoro come una lettera ad un amico sulla libertà la pace, sulla collocazione dell’Italia nel mondo e sugli italiani.

Senatore Maran cos’è la spinta scrivere il libro?

“Quando è cominciata l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia mi è capitato di andare un po’ in giro per convegni e conferenze e dappertutto mi è capitato di incontrare tante persone che avevano un pregiudizio nei confronti dell’Ucraina. Pregiudizio che non era generato solo dalla propaganda russa che è comunque abbastanza diffusa nel nostro Paese, ma da una certa “ignoranza” del mondo. Molti di noi italiani, in definitiva vogliamo essere lasciati in pace, non vogliamo davvero la pace. Ma in realtà la gente appunto ignora quanto sia costata la pace in quasi 80 anni nel Dopoguerra con le istituzioni multilaterali, con la Nato e molto altro ancora”.

Perché una lettera ad un amico?

“Proprio per parlare di una cosa complicata è molto semplice. È un amico vero, reale, a cui ho cercato di spiegare le cose, almeno dal mio punto di vista”.

Di Putin lei da un pessimo giudizio vedi analogie con il 1938 ai fantasmi del nazismo…

“L’aggressione di Putin non è all’Ucraina, è al mondo occidentale. Putin ce l’ha con noi, contesta la natura stessa dell’Ucraina, la ritiene un’invenzione da reprimere, da cancellare. Ce l’ha con Occidente degenerato, basti pensare alla battaglia contro i gay, o alla protezione della tradizione contro la modernità. La Russia è tornata ad essere quella che sempre stata, la grande potenza conservatrice. E poi se diamo retta al presupposto che ha mosso Putin in Ucraina, la difesa della minoranza russofona, occhio che allora Pola è italiana e Kaliningrad è Könisberg, si sta un attimo. Se ragionassimo con questi parametri dal nostro Friuli fino a Mosca si potrebbe cambiare confine ogni 20 km”.

Ma la Russia diventerà davvero una Nazione-paria irrecuperabile la convivenza civile tra i popoli?

“Bisognerà evitare questo scenario. L’integrazione economica tra Stati europei ha funzionato: ricordiamoci che italiani, francesi e tedeschi fino ad un passato non lontano si cavavano gli occhi. Invece nel 2021 la cancelliera Merkel ha dato il via libera al Recovery fund perché le aziende tedesche non avrebbero più potuto lavorare senza le aziende italiane, quindi l’unione sta funzionando. La vera scommessa per il futuro sarà integrare pian piano la Russia dentro l’economia mondiale, ma senza una Russia imperialista”.

La premessa quindi è che Putin venga messo in disparte?

“Certo. La guerra nel cuore dell’Europa finisce se Putin verrà battuto. Bisogna evitare che passi l’idea che vince il più forte e il più prepotente, non facciamo tornare lo spettro del passato, il pericolo è di tornare a quell’ordine pre Seconda guerra mondiale. Putin aveva l’idea che l’Europa si sarebbe divisa al proprio interno e che si sarebbe divisa dagli Stati Uniti, ma ha sbagliato i calcoli perché l’Europa non è stata mai unita come oggi”.

A proposito di Stati Uniti, che ruolo hanno nello scacchiere moderno odierno?

“Solo grazie agli Usa l’Europa è oggi unita e libera. I polacchi e i baltici si fidano più degli Usa o della Francia? La risposta è chiara, si fidano più di Washington. La presenza militare Usa è garante della pace in Europa. È un legame non solo di valori, ma anche di stabilizzazione del continente, che del resto funziona anche nel Pacifico”.

Come dobbiamo aiutare lUcraina? Continuando a mandare anche armi?

“È importante che li aiutiamo, le armi servono per difendersi. Loro non molleranno perché noi  occidentali siamo il loro modello. Di fronte alla scelta di diventare schiavi dei russi o davanti alla possibilità di entrare nell’Europa delle libertà e dei consumi non c’è storia, gli ucraini non hanno mai avuto dubbi. Quello che noi dovremmo fare è essere un po’ più consapevoli che l’Europa è un faro, un polo attrattivo, non una disgrazia”.

Ma dopo otto mesi di guerra cruenta e sanguinosa perché non è ancora venuto il momento di una tregua, di un cessate il fuoco, di una trattativa?

“È molto difficile trattare con chi vuole distruggerti, chi colpisce le infrastrutture è un criminale di guerra. La trattativa è possibile se tu, Russia, fai un passo indietro. Gli ucraini non possono smettere l’avanzata finché non possono occupare zone che poi non siano difendibili. Chi dovesse mettere la firma davanti a un compromesso di pace si impegna poi a garantirla: ma se la Russia attacca di nuovo che facciamo? Entriamo davvero in guerra?”.

Ad agitare i sogni di tutti noi ce lincubo nucleare

“È un ricatto a cui non puoi cedere. Se uno Stato molla sul nucleare, allora il futuro del mondo sarà nucleare. Noi occidentali siamo in grado di difenderci, anche davanti allo spettro della bomba atomica”.

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