Al direttore – Perché il rango internazionale dell’Italia, si è chiesto ieri Ernesto Galli della Loggia sul Corriere, “ha subìto il tracollo drammatico di cui è testimone così evidente in queste settimane la crisi in Libia”? Colpa della deriva “oggettivamente anti italiana” dell’Unione a trazione franco-tedesca? Ma mi faccia il piacere, direbbe Totò. Perfino una persona mite e gentile come Carmelo Palma, l’altro giorno è sbottato e ha twittato: “Alla conferenza sulla Libia la posizione italiana è chiara: non sappiamo che cazzo dire né che cazzo fare, ma siamo fermi nell’idea che i pasti gratis, nella politica interna come in quello internazionale, ci spettino di diritto”.
Non è una questione tecnico-politica, è una questione etica. Garantire la governabilità è un’esigenza dei tempi, e la debolezza dei partiti attuali non consente di tornare al sistema Prima Repubblica. Semmai porta al rischio di aprire ancora di più ai populismi
Gli americani, di destra e di sinistra, non vorrebbero più occuparsi di quella regione, ma è un’impresa impossibile anche per un presidente isolazionista come l’attuale. E intanto gli altri paesi competitor, a partire dalla Cina, continuano a crescere. Tutti, tranne l’Europa
«Adesso che credevo di esserne uscito, mi trascinano di nuovo dentro!». Il lamento di Michael Corleone (nel capitolo finale del Padrino), che non ce la fa a sottrarsi alle attività criminali della famiglia, calza a pennello, come ha spiegato Fareed Zakaria nel corso della puntata di domenica scorsa del suo programma di politica internazionale sulla Cnn, all’America impelagata in Medio Oriente.