Monthly Archives: Ott 2015

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Il Piccolo, 29 ottobre 2015 – Il futuro di Gorizia passa per il rilancio dell’impresa

Vale la pena, dopo l’inchiesta sul futuro di Gorizia condotta dal Piccolo, di tornare sul rapporto di ricerca realizzato dall’Ires Fvg sull’economia del Gect go che, non molto tempo fa, ha messo a fuoco le sfide che abbiamo di fronte. Tra i molti dati presentati nel rapporto statistico dell’Ires, uno è particolarmente significativo: a Gorizia il 62 per cento del lavoro nei settori ad alta intensità di conoscenza appartiene al terziario di emanazione pubblica, mentre il numero di imprese, anno dopo anno, continua inesorabilmente a calare. Dovrebbe bastare a convincerci che serve un’inversione di rotta.
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GIORNALI2015 IN PRIMO PIANO

Il Piccolo, 29 ottobre 2015 – Il futuro di Gorizia passa per il rilancio dell’impresa

Vale la pena, dopo l’inchiesta sul futuro di Gorizia condotta dal Piccolo, di tornare sul rapporto di ricerca realizzato dall’Ires Fvg sull’economia del Gect go che, non molto tempo fa, ha messo a fuoco le sfide che abbiamo di fronte. Tra i molti dati presentati nel rapporto statistico dell’Ires, uno è particolarmente significativo: a Gorizia il 62 per cento del lavoro nei settori ad alta intensità di conoscenza appartiene al terziario di emanazione pubblica, mentre il numero di imprese, anno dopo anno, continua inesorabilmente a calare. Dovrebbe bastare a convincerci che serve un’inversione di rotta.
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TU Sì CHE SEI SPECIALE…

In queste settimane, opposizione e autonomisti, rispolverando bandiere e istanze friulaniste, hanno lanciato più di un allarme sugli effetti della riforma anche sulla nostra regione, accusando il governo Renzi di volerci togliere la specialità. Nel suo editoriale di domenica scorsa sul Messaggero Veneto, Tommaso Cerno ha cercato di mettere un po’ d’ordine nella discussione (L’AUTONOMIA DA DE GASPERI AL RENZISMO ). Provo a riassumere.

«Davvero l’autonomia è a rischio?», si è chiesto il direttore del Messaggero Veneto. Senza dubbio, «se la mettiamo sul derby ordinarie-speciali, certo che con le cugine non corre buon sangue e c’è chi, da sempre, trova ingiustificato il “privilegio” che ci è accordato con legge costituzionale. Fin qui niente di nuovo». Ma se stiamo ai fatti, come si fa a sostenere che la specialità sia minacciata?

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Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre 2015 e conseguente discussione. Intervento in dichiarazione di voto. Seduta del 14 ottobre 2015.

MARAN (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARAN (PD). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi, i lavori del Consiglio europeo saranno dedicati alla presentazione del lavoro compiuto sul rapporto dei cinque Presidenti sul completamento dell’Unione economica e monetaria in vista di un più ampio dibattito al Consiglio europeo di dicembre, al processo in corso in vista del referendum britannico e soprattutto al tema delle migrazioni

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GIORNALI2015

MessaggeroVeneto, 14 ottobre 2015 – Compatti i dem del Fvg: si passa a due seggi

Pegorer: rafforzate le peculiarità delle Regioni speciali. Maran: il bicameralismo perfetto era un relitto

 Passa la riforma costituzionale del Senato. «Una riforma istituzionale che cambia l’Italia rendendo lo Stato più efficiente e la politica più autorevole», dice la presidente Fvg e numero due del Pd nazionale, Debora Serracchiani. Il Fvg si ritroverà con due senatori quando, nel 2018 alla scadenza naturale della Regione, uno sarà scelto tra i sindaci e uno tra i consiglieri regionali (con specifica legge ancora da che sarà varata). Il calcolo è proporzionale agli abitanti e a quota due senatori ci sono anche Valle D’Aosta, Liguria, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise e Basilicata. I quattro senatori dem del Fvg hanno votato sì alla riforma. Anche i due “ribelli” Carlo Pegorer e Lodovico Sonego, dopo l’intesa tra maggioranza e minoranza dem. «Con il voto la grande parte delle questioni sollevate nel documento che firmai a luglio con altri 25 senatori ha trovato riscontro, in particolare – dice Pegorer – per il fatto che i futuri Senatori saranno scelti dai cittadini e non dalle segreterie di partito, e che nessuna forza politica da sola potrà eleggere il presidente della Repubblica e i componenti della Corte costituzionale. E, grazie un emendamento sottoscritto anche da me e approvato dall’Aula, sono rafforzate le prerogative delle Regioni a Statuto speciale». «Abbiamo sostenuto la riforma con convinzione. È prevista la riduzione dei senatori – commenta Sonego – e questo è positivo, anche se a mio avviso andavano ridotti anche i troppi deputati. Rispetto a un mese sono assegnati poteri maggiori al Senato, è prevista l’elettività dei senatori regionali, il Senato eleggerà due giudici costituzionali e per il Cpao dello Stato non basteranno i voti del partito che ha vinto alla Camera». Da sempre convinto della riforma Alessandro Maran. «Perché supera il bicameralismo perfetto, un relitto di quando ciascuno degli schieramenti temeva il 18 aprile dell’altro, come ricordava Pietro Scoppola. La nuova legge elettorale, che introduce un maggioritario ben strutturato (con il ballottaggio, si permette agli elettori di decidere con il voto a chi affidare il compito di governare) e la riforma costituzionale rendono possibile il funzionamento di una democrazia competitiva», chiude Maran. E di «un Senato rappresentativo delle Autonomie territoriali che porterà a un avanzamento della democrazia governante» parla la senatrice Laura Fasiolo.
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LEZIONI AMERICANE

Non vorrei che a qualcuno fosse sfuggito: il colosso americano Domino’s Pizza, una delle più grandi catene di pizzerie al mondo, con sede in Michigan, ha deciso di provare a conquistare l’Italia, la patria della pizza. «Ammettiamolo – ha scritto sul Corriere della Sera Elmar Burchia – è come vendere i cubetti di ghiaccio agli eschimesi» (La sfida di Domino’s Pizza americana in Italia). Con quasi 11mila punti vendita in 73 Paesi, il franchising del colosso americano – la seconda catena di pizza negli Usa (dopo Pizza Hut)- ha aperto nei giorni scorsi a Milano il suo primo punto vendita in partnership con ePizza S.p.a. È la prima delle tre sedi che Domino’s vuole aprire entro Natale.

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Formiche, 5 ottobre 2015 – Perché minoranza Pd e opposizioni sbagliano a criticare la riforma del Senato

Ecco i 5 motivi per cui la riforma voluta dal governo è salutare per l’Italia. L’intervento di Alessandro Maran, senatore del Partito Democratico

RIDARE VIGORE ALLE ISTITUZIONI

Le istituzioni di governo disegnate dal Costituente hanno permesso al nostro Paese di passare attraverso la Guerra fredda, ma sono diventate un freno alla capacità dell’Italia di stare nel mondo di oggi. Costantino Mortati, uno dei padri della Costituzione, aveva già evidenziato le incongruenze che attraversano la Parte II della Costituzione. Proprio a cominciare dalla contraddizione fra efficienza delle istituzioni di governo e vincoli garantisti, dovuti soprattutto al timore che «le maggioranze detentrici del potere ne usino per rivolgerlo contro gli avversari». Oggi che i principi costituzionali sono ormai radicati nella coscienza degli italiani, è possibile chiudere le pagine lasciate aperte dal Costituente e restituire, superando finalmente veti e conservatorismi, maggiore vigore alle istituzioni della Repubblica.

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GIORNALI2015

Formiche, 5 ottobre 2015 – Perché minoranza Pd e opposizioni sbagliano a criticare la riforma del Senato.

Ecco i 5 motivi per cui la riforma voluta dal governo è salutare per l’Italia. L’intervento di Alessandro Maran, senatore del Partito Democratico

RIDARE VIGORE ALLE ISTITUZIONI

Le istituzioni di governo disegnate dal Costituente hanno permesso al nostro Paese di passare attraverso la Guerra fredda, ma sono diventate un freno alla capacità dell’Italia di stare nel mondo di oggi. Costantino Mortati, uno dei padri della Costituzione, aveva già evidenziato le incongruenze che attraversano la Parte II della Costituzione. Proprio a cominciare dalla contraddizione fra efficienza delle istituzioni di governo e vincoli garantisti, dovuti soprattutto al timore che «le maggioranze detentrici del potere ne usino per rivolgerlo contro gli avversari». Oggi che i principi costituzionali sono ormai radicati nella coscienza degli italiani, è possibile chiudere le pagine lasciate aperte dal Costituente e restituire, superando finalmente veti e conservatorismi, maggiore vigore alle istituzioni della Repubblica.

REALIZZARE UNA DEMOCRAZIA COMPETITIVA

Sono più di vent’anni, dai due referendum del 1991 e del 1993, che abbiamo messo in discussione il proporzionalismo e le forme assembleari del nostro Parlamento. Ed è da allora che è iniziata la (lunga) transizione da un modello di democrazia consociativa a un modello democrazia competitiva. Con l’iniziativa del governo Renzi, dopo i fallimenti del passato, ha preso corpo il tentativo di chiudere la transizione. La legge elettorale, che introduce un maggioritario ben strutturato (con il ballottaggio, si permette agli elettori di decidere con il voto a chi affidare il compito di governare) e la riforma costituzionale, con la liquidazione del bicameralismo perfetto, rendono possibile il funzionamento di una democrazia competitiva.

SUPERARE IL BICAMERALISMO PERFETTO 

La presenza di due Camere investite degli stessi poteri di indirizzo politico e degli stessi poteri legislativi è la contraddizione più vistosa che non ha eguali in altre democrazie parlamentari. Un relitto di quando – come ricordava Pietro Scoppola – ciascuno degli schieramenti temeva il 18 aprile dell’altro. 

UNA CAMERA DELLE REGIONI

Porre all’interno delle istituzioni costituzionali il luogo di coordinamento tra la legislazione dello Stato e la sua attuazione nei territori è oggi una necessità. La riforma del Titolo V (voluta dal centrosinistra e confermata dal referendum del 7 ottobre 2001) ha portato alla parte della Costituzione che regola i rapporti tra Stato, Regioni ed enti locali modifiche profondissime. E proprio la mancanza del luogo parlamentare di raccordo tra potere centrale e sistemi regionali è il principale punto critico della riforma. In carenza di una stanza di compensazione degli interessi, l’incertezza ha generato numerosissimi conflitti che sono devoluti alla Corte costituzionale. Ovviamente una Camera regionale, cioè un luogo di dialogo tra legislatori (non a caso, nelle principali democrazie quella dell’elettività diretta non è affatto una regola, ma tutto l’opposto), si può fare in molti modi. E vale anche per i poteri. Basterebbe leggere il volume sui lavori della Commissione nominata dal Governo Letta per trovare argomenti a favore delle varie composizioni e delle varie forme di rinvio. Ma l’idea che trasformare il Senato in modo simile al Bundesrat austriaco (come nel testo in esame) distruggerebbe un essenziale contrappeso politico e, con esso, le fondamentali garanzie e la stessa Costituzione, è una sciocchezza.

EQUILIBRARE PESI E CONTRAPPESI

Il principale problema in Italia non è l’assenza dei contrappesi, ma la debolezza del peso decisionale del governo e del Parlamento. Le garanzie democratiche non vanno cercate nella paralisi del governo votato dai cittadini, ma nei contrappesi veri di cui il nostro sistema è ricco come pochi: ruolo dell’opposizione («Non i Lord, ma l’opposizione a Westminster garantisce la libertà inglese», affermava Churchill), Corte costituzionale, magistratura, Regioni, associazionismo, stampa, Unione europea, Presidente della Repubblica. Semmai servirebbero buone leggi sui conflitti di interessi, sulle lobby, sulle autorità indipendenti: tutte cose che non si fanno senza una politica robusta.

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