Da un po’ di tempo a questa parte, con il crescere dell’instabilità politica globale e il riaffiorare degli estremismi, nel mondo anglosassone va molto di moda “The Second Coming”, il poema che il poeta irlandese William Butler Yeats scrisse nel 1919 (dopo il conflitto mondiale con i suoi orrori, lo sconvolgimento provocato dalla rivoluzione sovietica, il montare del nazionalismo e della violenza). Uno dei versi più citati recita: “Ogni cosa crolla; il centro non può reggere; e l’anarchia assoluta dilaga sul mondo” (e prosegue: “i migliori mancano di ogni convinzione, mentre i peggiori sono colmi di intensità appassionata”, ecc.). Le parole, e la loro riscoperta, riflettono, ovviamente, un crescente e diffuso senso di incertezza. Ma ci ricordano anche che il populismo di destra non può essere battuto con un populismo di sinistra. Contro il populismo “il centro deve reggere”.
La settimana scorsa, il governo inglese ha annunciato placidamente che, nell’ambito della revisione della propria politica estera e di difesa, aumenterà il numero delle testate nucleari per la prima volta dai tempi della Guerra Fredda. Il numero aggiuntivo di testate di cui il Regno Unito intende dotarsi comporterà un incremento di oltre il 40% dell’attuale arsenale nucleare e rappresenta un evento senza precedenti.
A 32 anni dai fatti di Piazza Tienanmen, l’Unione europea è tornata a sanzionare la Cina. E lo ha fatto in coppia con gli Stati Uniti. Nel mirino dell’inedita risposta coordinata delle democrazie liberali, ci sono le azioni repressive di Pechino, dagli oltre 9.000 arresti durante le proteste di Hong Kong del biennio 2019-2020 alla continua violazione dei diritti umani e civili della minoranza islamica e turcofona degli uiguri, nella regione autonoma di Xinjiang.
Negli Stati Uniti un partenariato pubblico-privato con 40 mila punti di somministrazione. La difficile via italiana, con le chiusure del mercato e le liberalizzazioni tradotte in compromessi. Ora contro il Covid si fa avanti Coop
Come sappiamo, nonostante le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) assicurino che non c’è motivo di ritenere che il vaccino contro il Covid-19 di AstraZeneca provochi trombosi, una serie di paesi europei (compreso il nostro) hanno sospeso temporaneamente le vaccinazioni, dopo che si sono registrati alcuni casi di decesso dopo la somministrazione del vaccino. E la lista dei paesi che sospendono l’uso del vaccino continua a crescere: ieri si sono aggiunti Cipro, il Lussemburgo, la Lettonia e la Svezia.
In questi giorni si è fatto un gran parlare delle rivelazioni di Harry e Meghan nell’intervista ad Oprah Winfrey, in cui i duchi di Sussex spiegano perché hanno voltato le spalle alla famiglia reale. Quando la moglie di origine afroamericana del principe Harry era incinta del primo figlio «a Palazzo c’era chi si chiedeva con preoccupazione quanto sarebbe stata scura la pelle del nascituro, il piccolo Archie». Tuttavia, negli Stati Uniti, in questi giorni, come ci hanno ricordato Stephen Collinson e Caitlin Hu della CNN, la storia più significativa a proposito di problemi razziali non riguarda la denuncia di Megan Markle. L’episodio più importante sarà il processo a Minneapolis di Derek Chauvin per l’omicidio di George Floyd la cui morte ha suscitato indignazione in tutto il mondo e scatenato la resa dei conti razziale in America.
Martedì scorso, il Newlines Institute for Strategy and Policy, un think tank nonpartisan che ha sede a Washington, ha pubblicato uno sconvolgente rapporto indipendente (realizzato in collaborazione con il Raoul Wallenberg Center for Human Rights) che accusa la Cina di aver messo in atto un genocidio generalizzato nello Xinjiang.
La repressione contro i dimostranti che in Myanmar da settimane protestano contro il golpe militare diventa sempre più violenta, il Venezuela è ormai un paese alla deriva (suggerisco di dare un’occhiata al webinar «sul laboratorio del populismo sudamericano» organizzato ieri sera dalla Fondazione PER: 👉 https://www.radioradicale.it/scheda/631039) e anche in Bielorussia l’opposizione non se la passa bene.
La scorsa settimana, Freedom House (un think tank che ha sede negli Stati Uniti, fondato nel 1941 e presieduto dall’ex First Lady statunitense Eleanor Roosevelt) ha pubblicato il suo rapporto annuale sullo stato della libertà e della democrazia nel mondo. Secondo la più antica organizzazione americana dedicata al sostegno e alla difesa della democrazia, della libertà politica e dei diritti umani in tutto il mondo, «la democrazia è sotto assedio». Durante il 2020, mentre le principali democrazie si concentravano sui loro problemi interni, i tiranni e i regimi autoritari sono diventati, infatti, più spavaldi, contribuendo al quindicesimo anno consecutivo di declino della libertà globale.
«Crediamo ci siano modi più efficaci per assicurarci che non succeda di nuovo ed essere inoltre in grado di lasciare spazio alla collaborazione con i sauditi sui settori dove esiste un comune accordo; qualora siano in gioco gli interessi nazionali degli Stati Uniti. Questa si chiama diplomazia». Così ha risposto la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki a Dana Bash della CNN che le ha chiesto perché l’amministrazione americana non punisce il principe ereditario Mohammed bin Salman (MBS) colpevole, secondo l’intelligence americana, dell’omicidio e dello smembramento del columnist del Washington Post Jamal Khashoggi.