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Londra rafforza l’arsenale nucleare. Perché mai? – Il Riformista, 29 marzo 2021

La settimana scorsa, il governo inglese ha annunciato placidamente che, nell’ambito della revisione della propria politica estera e di difesa, aumenterà il numero delle testate nucleari per la prima volta dai tempi della Guerra Fredda. Il numero aggiuntivo di testate di cui il Regno Unito intende dotarsi comporterà un incremento di oltre il 40% dell’attuale arsenale nucleare e rappresenta un evento senza precedenti.

A dire il vero, il documento strategico, «Global Britain in a competitive age. The Integrated Review of Security, Defence, Development and Foreign Policy», non spiega esattamente il motivo.  «Il nostro deterrente nucleare indipendente è rilevante non solo per oggi, ma anche per l’immediato futuro», si legge nel documento. «È per queste ragioni che ci siamo impegnati a realizzare un programma straordinario per modernizzare le nostre forze nucleari. Questo investimento nella sicurezza futura sia del Regno Unito che dei nostri alleati dimostra che l’impegno nucleare del Regno Unito rimane immutato».

L’Economist ipotizza che tra i motivi ci sia la necessità di contrastare il vantaggio della Russia (individuata come «la minaccia più critica» alla sicurezza del Paese) nelle testate con una potenza minore o mantenere la capacità di colpire più avversari contemporaneamente. In ogni caso, la mossa va decisamente contro i principi fondamentali della non proliferazione. «Qualunque sia il ragionamento preciso, il tempismo non potrebbe essere peggiore», scrive la rivista. «La mossa della Gran Bretagna ha suscitato perplessità tra la maggior parte degli esperti nucleari. È improbabile che faccia granché per aumentare il potere deterrente, mentre fa danni diplomatici reali. La conferenza di revisione quinquennale (del Trattato di non proliferazione nucleare) si terrà tra cinque mesi e l’atmosfera è piuttosto nervosa. Molti degli Stati non dotati di armi nucleari sono inviperiti al pensiero che quelli dotati di armi nucleari stiano facendo ben poco per tagliare i loro arsenali. Cina, India, Pakistan e Corea del Nord hanno tutti aumentato le loro forze».

Senza dubbio la mossa del governo inglese è parte di una strategia che ha l’obiettivo esplicito di riposizionare il Regno Unito nello scacchiere geopolitico come una nazione con una crescente influenza globale, anche in termini di difesa e sicurezza, dopo l’addio all’Unione Europea (che, come scrive il premier Boris Johnson nella prefazione, «apre un nuovo capitolo» nella storia del paese). Il concetto di «Global Britain» richiede che Londra si impegni maggiormente nella regione Asia-Pacifico (che probabilmente diventerà più importante per la Gran Bretagna negli anni a venire) e deve necessariamente essere supportato dal rafforzamento delle potenzialità belliche. Ed è probabile che, a mettere in moto un meccanismo di reazione che sta cambiando ancora una volta il sistema di pesi e contrappesi mondiale, abbia contribuito anche la stessa assertività cinese (la Cina, nel documento, è vista come la più grande minaccia statale alla sicurezza economica).

Il tentativo di «recuperare sovranità» a suon di testate nucleari rischia di rivelarsi illusorio, ma è probabile che, nel frattempo, possa funzionare come strumento di politica interna, cioè come arma di distrazione di massa dai problemi e dalle conseguenze della Brexit e dal crescente isolamento del paese.

Alessandro Maran

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