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Una Catalogna indipendente?

Il presidente uscente della Catalogna, Artur Mas, ha celebrato rumorosamente una vittoria che in realtà non ha ottenuto. Lo scrive oggi El País: “La coalición Junts pel Sí ha ganado las elecciones al Parlamento de Cataluña, pero no ha obtenido los escaños suficientes para formar gobierno y mucho menos los votos para sentirse apoyados por la mayoría de los catalanes para declarar la independencia. Además, quien tiene la llave de la gobernabilidad, la CUP, ha dejado claro que ni va a votar a Mas como presidente ni va a apoyar la secesión inmediata” (La sonrisa congelada del ‘president’).
Verosimilmente, lo scopo di Mas è quello di avviare una trattativa con lo stato spagnolo da posizioni di forza, che in realtà non ha. Per questo, come scrive Il Foglio “insiste a proclamare il successo di un progetto di indipendenza da realizzare con la comprensione della Spagna e dell’Europa, che non esiste, e attraverso una coesione tra i catalani, che non sono mai stati così divisi”.

“Artur Mas – rimarca El País – lleva años jugándose todo a la carta más alta y ahora parece que ha perdido definitivamente. Se ha olvidado de gobernar Cataluña durante años y se ha agarrado al clavo ardiendo de la independencia, convocando una votación tras otra, en las que su partido CDC ha ido perdiendo poder en beneficio de ERC. Al firmar la coalición electoral para el 27-S, sabía que su única salida era una victoria incontestable. Y no ha sido así“.
Nel frattempo, si contano i danni. “Il deficit catalano – scrive Il Foglio – è tra i più alti, i bond emessi dalla Generalità sono stati declassati dalle agenzie internazionali al livello della spazzatura, il processo indipendentista resta illegale e non può essere avviato senza incorrere nelle censure della Corte costituzionale che annullerà tutte le scelte che ledono il principio dell’indivisibilità dello stato. Sulla difesa della legalità i due maggiori partiti spagnoli, popolari e socialisti, mantengono una posizione comune di fermezza, persino nella fase di conflitto elettorale. Mas festeggia la sua vittoria di Pirro, ma la festa è destinata a durare poco. Il danno inferto soprattutto alla Catalogna ma anche all’intera Spagna, invece, durerà a lungo. Il populismo indipendentista, usato per nascondere le pecche di un governo locale spendaccione e sprecone, non ha le gambe per camminare. I catalani cominciano a rendersene conto ma i ceti dirigenti catalanisti non molleranno l’osso e questo determina prospettive assai fosche per tutti”
 
Non per caso, “secondo uno studio di Axesor, 3.839 imprese hanno abbandonato la Catalogna dal 2011 ad oggi, e per paura dei danni dell’indipendentismo gli investimenti stranieri in Catalogna sono scesi del 16 per cento nel 2014. Nella vicina Valencia sono cresciuti del 300 per cento, segno probabile di un esodo di capitali. E’ l’odore di populismo, non l’aspirazione all’autonomia – conclude Il Foglio– che sta facendo franare il progetto catalano”.

 

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