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Quando la democrazia è minacciata dalla «mobocracy» – Il Riformista, 18 gennaio 2021

Stavolta all’Inauguration Day di Joe Biden, la cerimonia con la quale si sancisce l’inizio ufficiale del mandato del nuovo Presidente degli Stati Uniti, non ci saranno discussioni sulle dimensioni della folla. Perché stavolta non ci sarà nessuna folla.

Stavolta (e la misura eccezionale la dice lunghissima sulla condizione estrema in cui il presidente americano Donald Trump ha lasciato il Paese) tutto il National Mall di Washington, l’ampio viale monumentale che si estende per circa tre chilometri dal Campidoglio al Lincoln Memorial, mercoledì sarà interdetto al pubblico. C’è il timore che la turba violenta dei sostenitori di Trump che ha assediato il Campidoglio possa tornare e più di una preoccupazione per la sicurezza di Biden, della futura vicepresidente Kamala Harris e delle altre autorità che parteciperanno alla cerimonia all’aperto.

In passato, il passaggio di consegne e il giuramento del nuovo Presidente degli Stati Uniti erano accompagnati dai festeggiamenti e si organizzavano esibizioni e parate. I presidenti precedenti hanno spesso prestato giuramento in un’atmosfera da carnevale, davanti a folle enormi che si estendevano lungo il Mall a perdita d’occhio. La cerimonia rappresenta, infatti, un potente momento unificante a livello nazionale. A prescindere dal partito, la vista della nuova first couple che scende dall’auto presidenziale e si incammina lungo Pennsylvania Avenue (prima che le piombino addosso gli oneri e le responsabilità dell’incarico, l’assillo interiore per gli ideali ridotti in frantumi e il fardello degli scandali della Casa Bianca) è un simbolo potente di rinnovamento politico che ha sempre ispirato tra la gente senso di gioia.

Ma quest’anno, ci saranno più soldati a Washington di quanti ce ne siano in Iraq e in Afghanistan. Enormi barriere di ferro e cemento sono state erette a isolati di distanza dalla piattaforma inaugurale sul West Front del Campidoglio. Un funzionario ha detto alla CNN che se i sostenitori di Biden dovessero farsi vivi saranno fortunati a riuscire ad intravedere la cima della cupola bianca del Campidoglio.

Biden, che da senatore, quando ogni giorno andava a Washington in treno, si è guadagnato il soprannome di «Amtrak Joe», dovrà rinunciare anche al viaggio in treno di 90 minuti per raggiungere la capitale federale dalla sua Wilmington, in Delaware: un viaggio simbolico che era stato pensato per celebrare i suoi 36 anni da pendolare. Anche qui, il Covid e le preoccupazioni legate alla sicurezza sono le cause del cambiamento di programma.

Sarebbe stata comunque una inaugurazione insolita, visto che, appunto, gli assembramenti sono diventati pericolosissimi a causa della pandemia da coronavirus (che Trump ha praticamente ignorato); e considerato che il presidente uscente, che sta ancora deliberatamente falsificando la realtà in merito alla sua sconfitta elettorale, ha detto che non si farà vedere, negando a Biden un altro importante simbolo di legittimazione.

Eppure, quando dopodomani guarderemo (con tutto il mondo) l’inaugurazione, non potremo fare a meno di constatare amaramente che il Campidoglio e la Casa Bianca, due grandi e potenti simboli della democrazia americana, «del governo del popolo, dal popolo, per il popolo», devono ora essere sigillati all’interno di una specie di grande gabbia per poterli proteggere da quello stesso popolo (anche se in realtà si tratta solo di una piccolissima parte) che sono chiamati a rappresentare. Ma fu proprio Abramo Lincoln a descrivere, in uno dei suoi più importanti discorsi, intitolato significativamente «La perpetuazione delle nostre istituzioni politiche», i pericoli per la democrazia rappresentati dal governo della folla, dall’intimidazione delle autorità legittime, dalla democrazia viziata dalla demagogia, dalla tirannia della maggioranza e dal dominio delle passioni sulla ragione. Il presidente americano che guidò il paese negli anni più drammatici della sua storia sostenne, infatti, che nessuna circostanza poteva giustificare il governo del «mob» e che, anzi, l’oclocrazia, il governo della piazza, la folla che non rispetta le leggi e i tribunali, potevano distruggere gli Stati Uniti; e affermò che per resistere a queste tendenze «sarà necessario che la persone siano unite tra di loro, siano attaccate alle istituzioni e alle leggi» e siano «generally intelligent». Perciò, fingers crossed.

Alessandro Maran

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