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Nel 2022 la Russia invaderà l’Ucraina? – Il Riformista, 10 gennaio 2022

«Nella città, completamente ricoperta dalla neve, di Vovchansk, nell’Ucraina orientale, dove ventimila persone vivono a cinque minuti d’auto dal confine con la Russia, Sergei Sergienko elenca i suoi affanni. I posti di lavoro scarseggiano, perciò deve partire alle 5.00 per lavorare nell’edilizia a Kharkiv, la città più vicina, e guadagnare 700 grivnie (25 dollari) al giorno. Suo padre è in convalescenza dopo che il Covid-19 lo ha mandato all’ospedale. Nell’elenco di Sergienko la paura che le truppe russe possano invadere l’Ucraina è assente. “Cerco di non riempirmi la testa di preoccupazioni per la guerra, ci sono già abbastanza problemi senza”, dice. Inoltre, aggiunge con un’alzata di spalle, non è qualcosa che posso dominare». 

Si tratta di una istantanea della situazione in Ucraina proposta qualche giorno fa dall’Economist in un articolo ispirato al motto «keep calm and carry on».

L’Ucraina è molto attenta alle minacce alla sua indipendenza, perciò ci si potrebbe aspettare un vivo allarme alla vista di circa 100.000 soldati russi ammassati sul confine e ai continui borbottii di Vladimir Putin circa un intervento «tecnico-militare», scrive il settimanale inglese. Ma «le cose non sono così semplici. Gli ucraini hanno affrontato otto anni di guerra contro le truppe sostenute dalla Russia nelle “repubbliche” separatiste di Donetsk e Luhansk, che hanno causato 13.000 morti. Ma sono anche passati attraverso colpi di scena retorici, la dichiarazione e la rottura di innumerevoli cessate il fuoco e innumerevoli predizioni di orrori che non sono mai arrivati. In un tale mondo, lo scetticismo è una forma di saggezza».

Tuttavia, a Kiev c’è anche parecchia gente,  scrive invece Anne Applebaum sull’Atlantic, che si aspetta che, prima o poi, la Russia invada di nuovo il paese. Anche se il presidente russo Vladimir Putin e il presidente americano Joe Biden hanno aperto un canale di comunicazione. È ora di svegliarsi e di prendere atto degli obiettivi revanscisti di Putin e rendersi conto che un’Ucraina prospera e democratica minaccerebbe seriamente i suoi obiettivi globali e la legittimità nazionale del presidente russo, sostiene Applebaum.

Su Bloomberg, anche Niall Ferguson suggerisce che i colloqui potrebbero essere solo il preludio di una guerra, di un tipo o dell’altro. Negli ultimi anni, le incursioni della Russia nel suo vicinato sono state «graduali», scrive Ferguson, facendo notare che Putin potrebbe assediare l’Ucraina con attacchi informatici, con una campagna missilistica, o qualcos’altro, senza ricorrere ad un’invasione di terra su larga scala. Per lo storico Ferguson, gli obiettivi di Putin hanno più a che fare con il rilancio delle conquiste di Pietro il Grande che con il ritorno a Stalin. Quello stesso Pietro il Grande che ha assicurato una vittoria decisiva sulla Svezia (la potenza dell’Europa settentrionale dell’epoca, all’inizio del XVIII secolo) proprio in quella che ora è l’Ucraina. Un altro segno, per Ferguson, che l’Ucraina significa molto per l’attuale leader russo.

Non per caso, su Strategic Europe, anche Judy Dempsey invoca una linea più dura: l’Occidente ha offerto risposte deboli alle invasioni russe della Georgia nel 2008 e dell’Ucraina nel 2014, scrive Dempsey. «Gli Stati Uniti, l’UE e la NATO ora dicono che se la Russia invade l’Ucraina pagherà un prezzo. La Russia ha già invaso l’Ucraina. Dicono anche che la Russia non ha il veto su quali paesi possono aderire alla NATO, il che è palesemente falso».

Solo l’Economist, come abbiamo visto, ha una visione più ottimistica, suggerendo che colloqui estesi sull’Ucraina potrebbero evolvere «in un forum utile» tra la Russia e l’Occidente, se il presidente Vladimir Putin fosse disponibile.

Una cosa, comunque, è chiara: non bisogna aspettarsi molto dai colloqui che si terranno in Europa questa settimana nel momento peggiore delle relazioni USA-Russia dopo la Guerra Fredda. Nessuna delle due parti è ottimista. E se ci fosse una svolta nelle relazioni tra i due paesi, sarebbe una sorpresa per tutti.

«È difficile vedere progressi reali, invece di discorsi, in un’atmosfera di escalation con una pistola alla testa dell’Ucraina”, ha detto il segretario di Stato americano Antony Blinken ieri alla CNN.

Il vice ministro degli esteri della Russia è stato altrettanto pessimista. Sergei Ryabkov ha detto di essere «deluso» dai segnali provenienti da Washington e da Bruxelles. «In breve, riflettono una mancanza di comprensione di ciò di cui abbiamo bisogno», ha detto prima di tirare fuori una wish list che l’Occidente non accetterà mai. «Abbiamo bisogno di garanzie legali, garanzie legali che la NATO non si espanderà ulteriormente, di eliminare tutto ciò che l’alleanza ha creato, guidata da fobie anti-russe e ogni sorta di idee fasulle su quale sia l’essenza della politica russa per il periodo dal 1997».

Il commento di Ryabkov ha reso evidente che sebbene l’Ucraina sia l’attuale punto caldo, Putin tiene l’ex Stato sovietico in ostaggio puntando ad un obiettivo più ampio: ricacciare indietro l’espansione della NATO nelle ex nazioni del Patto di Varsavia per aprire un varco per riaffermare l’influenza russa nell’Europa orientale, in tutta la vecchia sfera di influenza sovietica. Un alto funzionario degli Stati Uniti ha detto sabato alla CNN: «Non tocca alla Russia, per esempio, decidere per gli altri paesi con chi si possono alleare».

Il vice segretario di Stato americano Wendy Sherman ha aperto i negoziati con Ryabkov ieri sera a Ginevra, prima della discussione più formale che si terrà oggi. Il Consiglio Nato-Russia avrà luogo mercoledì a Bruxelles e giovedì l’Osce, di cui fanno parte sia gli Stati Uniti che la Russia, discuterà dell’Ucraina a Vienna.

Resta un barlume di speranza per un accordo USA-Russia che salvi la faccia alle richieste del Cremlino di proibire l’installazione di missili offensivi occidentali in Ucraina (visto che la NATO sostiene che tali schieramenti non sono in programma). Ma in merito alla richiesta di Putin di rimuovere truppe e armi da tutti i paesi un tempo nell’orbita di Mosca, l’Occidente non è disposto a mollare.

«Ci sono in gioco grandi principi che stanno alla base della pace e della sicurezza internazionale», ha detto Blinken domenica alla CNN, riferendosi ai colloqui con la Russia di questa settimana. Nel merito ha poi dichiarato che gli Stati Uniti e i suoi partner internazionali «chiariranno alla Russia che questa aggressione non sarà accettata, non sarà tollerata». «Non si tratta nemmeno di fare concessioni. Si tratta di vedere se, nel contesto del dialogo e della diplomazia, ci sono cose che entrambe le parti, tutte le parti possono fare per ridurre le tensioni», ha detto Blinken.

Il destino dell’Ucraina resta in bilico.

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