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TROPPE E MAL GESTITE, LE FORZE DI POLIZIA IN ITALIA VANNO RIFORMATE. COSÌ.

Il Foglio, 18 aprile 2015

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Più o meno in tutti i paesi dell’Unione europea c’è una forza di polizia per il controllo capillare del territorio e una per il contrasto della grande criminalità. La Germania dispone della Landespolizei nei Lander e della Bundespolizei a livello nazionale; in Francia i compiti di polizia sono svolti dalla Police Nationale cui si affianca la polizia municipale di periferia; in Spagna oltre alla polizia territoriale, esiste il solo Cuerpo Nacional de Policía (sia la Francia che la Spagna vanno verso l’istituzione di un’unica forza di polizia a ordinamento civile) e l’Inghilterra, come forza di polizia dell’enorme area della Contea di Londra, dispone della Metropolitan Police Service e, per il controllo del cuore della city, del corpo (ristretto) della City of London Police.

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RIFORMA ELETTORALE: L’AUDIZIONE DI AUGUSTO BARBERA ALLA CAMERA

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Scrive oggi Claudio Cerasa sul Foglio: «Non fidatevi di chi vi dice oh Madonna mia crollerà tutto, aiuto, moriremo tutti, il Pd è sull’orlo di una scissione». Non fidatevi perché «la minoranza del Pd non potrà fare nulla di quello che velatamente minaccia: non può far saltare la legge elettorale perché sennò salterebbe il governo, salterebbe il Pd e salterebbe anche la minoranza del Pd; e non può uscire dal Pd perché, più semplicemente, salterebbero i nervi agli elettori dello stesso Pd, i quali difficilmente capirebbero che un partito che ha preso il 41 per cento alle ultime elezioni, e che si appresta a vincere le prossime regionali, è qui che si spacca perché la minoranza della minoranza interna chiede il listino bloccato al posto dei capilista bloccati e qualche preferenza in più nella legge elettorale. Il tutto, poi, in un contesto surreale in cui gli stessi dirigenti che oggi chiedono più preferenze e che ringhiano pensando al dramma di avere una legge elettorale con il premio alla lista sono gli stessi, ma proprio gli stessi, dirigenti del Pd che anni fa ringhiavano chiedendo di rottamare le preferenze (da Bersani a D’Alema) e che anni fa chiedevano di sbarazzarsi il prima possibile dell’orrendo premio alla coalizione (andatevi a rivedere nel 2007 chi furono i campioni del Pd appena nato che misero la propria firma sotto il referendum presentato da Guzzetta e da Segni per eliminare dalla legge elettorale il premio di coalizione, e tra quei nomi troverete anche quelli di Rosy Bindi ed Enrico Letta)».

E la posizione che rende meglio di ogni altra l’idea del vicolo cieco in cui si è cacciata l’opposizione è quella di Forza Italia.«Partito che – scrive ancora Cerasa -, dopo aver scritto e votato la stessa legge elettorale che sarebbe oggi l’oggetto di un golpe, per scongiurare l’imminente golpe si appella a un presidente della Repubblica che non ha votato, che ha accusato di essere arrivato al Quirinale a seguito di un altro golpe e che dovrebbe essere ora la persona giusta per frenare il golpe renziano. Deliziosi» (Opposizione senza Speranza).

Va da sé che le accuse di attentato alla democrazia che, come al solito, vengono mosse al disegno di legge approvato dal Senato e ora in terza lettura alla Camera, non stanno in piedi (semmai, il rischio incombente è quello di lasciare il paese privo di una legge elettorale praticabile): segnalo gli appunti del costituzionalista Augusto Barbera per la sua esposizione di lunedì scorso davanti alla Commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati.

Segnalo inoltre – vista la (interminabile) discussione in corso sulla «specialità» della nostra regione – che anche la Sardegna ha fatto proprio il modello della Regione Lazio per l’attivazione del nuovo sistema di cooperazione tra servizio pubblico per l’impiego e agenzie specializzate (come già a gennaio la Sicilia): leggi le due lettere del Direttore generale dell’Assessorato al Lavoro; in coda il testo della Delibera della Giunta Regionale.

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Gorizia e il Gect, un confronto. L’indagine del’Ires.

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Venerdì scorso ho assistito alla presentazione del rapporto statistico di ricerca, realizzato dall’Istituto di Ricerche Economiche e Sociali del Friuli Venezia Giulia e curato da Gianluca Masotti, dal titolo indicativo: «Gorizia e il GECT GO tra innovazione e declino». La presentazione (preceduta dagli interventi del Presidente di Legacoop FVG Enzo Gasparutti e del project manager di SEA Fabrizio Valencic) si è svolta presso lo spazio Magazin della cooperativa sociale Arcobaleno, alla presenza di una variegata platea di uditori in rappresentanza di istituzioni, organismi pubblici, aziende, università, agenzie formative e associazioni non profit.

Il rapporto (disponibile sul sito www.iresfvg.org) evidenzia i risultati finali di un’indagine svolta nell’ambito del progetto SEA – Social Economy Agency, finanziato dall’Unione Europea (programma per la cooperazione transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013) e compartecipato da quattordici partner pubblici e privati che operano nel territorio italiano e sloveno.

L’indagine valuta la smartness dell’ambiente urbano GECT GO, osservando l’area geografica di Gorizia, Nova Gorica e Šempeter Vrtoiba come un’unica città virtuale di 73.818 abitanti, le cui caratteristiche vengono comparate con quelle di altri quattro città: Trieste, Udine, Lubiana e Koper Capodistria.

Durante l’incontro è stata illustrata la metodologia innovativa di analisi utilizzata dall’IRES FVG, sempre più strategica, a livello europeo, per la programmazione delle politiche di rilancio territoriale. Attraverso sessantacinque indicatori di monitoraggio, lo studio ha confrontato sei diverse dimensioni dello sviluppo cittadino: la competitività economica, il capitale umano, la partecipazione civica e politica, i trasporti, l’ambiente e la qualità dei servizi.

Lubiana e Udine, soprattutto in virtù delle performance imprenditoriali, occupazionali, culturali e creative delle loro popolazioni cittadine, mostrano gli smart city index più elevati e ottengono il primi due posti nel ranking finale dei cinque ambienti urbani confrontati. L’elevata qualità ambientale e dei servizi, invece, assicura il terzo posto al GECT GO, davanti a Koper Capositria e Trieste. Secondo i risultati della ricerca, infatti, il territorio transfrontaliero offre un’alta disponibilità pro-capite di verde pubblico urbano (ville, giardini, piccoli parchi, ecc.), dovuta, in particolare, agli spazi fruibili a Gorizia, ma integrata dalle vaste superfici a vegetazione carsica, boschiva e forestale nella periferia di Nova Gorica (selva di Tarnova e valle di Čepovan). Tali fattori, assieme a una densità demografica contenuta (220 abitanti per km2), contribuiscono al contenimento dei livelli d’inquinamento atmosferico (biossido d’azoto e particolato), caratterizzando la zona confinaria come un ambiente vivibile in cui si può respirare un’aria pulita, socializzare in aree ecologicamente attrezzate e accedere a percorsi di valenza naturale e paesaggistica. Nel GECT GO, inoltre, la speranza di vita alla nascita raggiunge gli 80,8 anni, il tasso di mortalità infantile è limitato (1,8 decessi nel 2012) e le strutture residenziali e semi-residenziali, a confronto con le performance delle altre città, si dimostrano efficaci nella presa in carico dell’utenza anziana e con problematiche di disabilità o non autosufficienza. I cittadini di Gorizia, Nova Gorica e Šempeter Vrtoiba, inoltre, sono relativamente al sicuro dai crimini violenti (omicidi, sequestri di persona, delitti sessuali, ecc.) e da quelli meno gravi (borseggi, scippi, furti, ecc.), mentre l’ospitalità alberghiera, se rapportata al numero di abitanti, si rivela assai diffusa.

Il report dell’IRES FVG, infine, scompone i dati riguardanti i tre Comuni transfrontalieri e realizza un focus analitico sul ruolo peculiare di Gorizia nell’amplificare i punti di forza e le criticità competitive del GECT GO. L’immagine del capoluogo isontino che affiora dai risultati della ricerca è quella di una città sana e pulita sotto il profilo ambientale ed efficiente nell’erogare servizi ai cittadini, ma scarsamente competitiva e ancora impreparata a reinventarsi una vocazione produttiva dopo il crollo della cortina di ferro. Con il venir meno della zona franca e dell’economia di confine, si sono acuiti fortemente i rischi di un progressivo declino socio-economico, statisticamente ben evidenziati, nel confronto con tutte le altre municipalità osservate, dal peggior trend imprenditoriale pluriennale, dalla percentuale molto più contenuta delle aziende attive nell’economia ad alta intensità di conoscenza e nei settori innovativi della cultura e creatività, nonché dalla minor capacità, in rapporto alla dimensione demografica, di attrarre occupazione e nuove competenze professionali. Gorizia mostra altresì il più basso rapporto tra gli abitanti con livello d’istruzione avanzato e la popolazione di età compresa tra 25 e 64 anni, oltreché il minor tasso di partecipazione prescolare agli asili nido e alle scuole dell’infanzia pubbliche e private e la più esigua presenza femminile tra i componenti del Consiglio comunale.

Concentrando il focus comparativo soltanto sulle tre città confinarie, si può inoltre osservare che, rispetto a Nova Gorica e Šempeter-Vrtojba, il capoluogo isontino presenta un più basso coefficiente di imprese attive ogni 1.000 residenti, una quota molto inferiore di aziende innovative nei parchi scientifici e tecnologici, una percentuale più contenuta di studenti, una struttura demografica maggiormente critica a causa dell’alto tasso di invecchiamento e la minor quota di donne tra i candidati alle elezioni comunali. Il focus analitico su Gorizia, in definitiva, mette chiaramente a nudo la precaria identità economica di un centro abitato in cui il 62% dell’occupazione dipende dal terziario pubblico (amministrazione, difesa, assicurazione sociale obbligatoria, istruzione, sanità e assistenza) e i flussi di consumo si dirigono sempre più verso la Slovenia, dove i costi della manodopera e la pressione fiscale risultano inferiori.

Il report di ricerca, al riguardo, sottolinea la necessità di orientare Gorizia e il GECT GO verso la sperimentazione di modelli economici e culturali più attuali, scommettendo su risorse e specializzazioni innovative in grado di caratterizzare due assi cruciali per la guida dei processi di rilancio territoriale: la competitività e il capitale umano e sociale. La vera sfida, per l’area italo-slovena, risiede nella costruzione di una nuova identità produttiva, funzionale a fronteggiare i cambiamenti determinati dal crollo del confine e a sostituire ruoli e stereotipi collettivi lungamente consolidatisi nel tempo, rafforzando le aziende e professionalità potenzialmente più dinamiche ai fini di un nuovo ciclo di sviluppo locale.

Diciamoci la verità: era ora che qualcuno lo dicesse forte e chiaro. E che rimarcasse, con dovizia di dati, le dimensioni che contano davvero: la scarsa competitività, la penuria di imprese innovative e di capitale umano, l’andamento demografico devastante. Su questo dobbiamo determinare una inversione di tendenza. Perché in una prospettiva futura è difficile mantenere una qualità della vita come quella attuale in presenza di criticità così minacciose. Bisognerà tornarci su. Anche perché la discussione sul futuro di Gorizia procede da tempo su un binario sbagliato; e il prevalere del lamento e dei vecchi luoghi comuni, impediscono di mettere a fuoco le sfide che abbiamo di fronte.

GORIZIA E GECT GO: un’analisi comparata di Smartness

Disponibile on line il rapporto di ricerca presentato

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TRA DEMOCRATURA E PAURA DI CAMBIARE

Riporto di seguito l’articolo di Carlo Fusaro, professore ordinario di Diritto elettorale e parlamentare pubblicato dal Corriere Fiorentino il 30 marzo scorso.

Gli alfieri di una certa sinistra politica e accademica massimalista, che di danni ne ha già fatti tanti, continua nella sua inesauribile battaglia contro ogni tentativo di fare della nostra una democrazia, diciamo, normale. Bravissimi, va detto, a inventare slogan a effetto: intelligenti, ammiccanti, sarcastici contro l’oggetto della critica, e soprattutto animati di sacro furore, grondanti un irriducibile (e insopportabile) senso di superiorità morale.

Con Michele Ainis e Salvatore Veca alla conferenza su "Democrazia e bipolarismo" che si è svolta a Palazzo Giustiniani a Roma il 19 marzo scorso.

Con Michele Ainis e Salvatore Veca alla conferenza su “Democrazia e bipolarismo” che si è svolta a Palazzo Giustiniani a Roma il 19 marzo scorso.

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LA DEMOCRAZIA DECIDENTE

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Com’era prevedibile la mediazione non c’è stata. La minoranza ha disertato il voto e Renzi ha ottenuto dal parlamentino del Pd quel che voleva: nessuna modifica all’Italicum, che, alla Camera dei deputati, va approvato definitivamente. Tre ore di discussione ed il voto finisce con 120 sì. Un voto «come ratifica e come mandato». «Il 27 aprile la legge deve essere in aula e a maggio mettiamo la parola fine a questa discussione», ha infatti promesso Renzi. Perché «bloccare oggi la legge elettorale rappresenterebbe un colpo alla credibilità dell’Italia».

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LA «DOTTRINA OBAMA»

07 aprile 2015

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Subito dopo il conseguimento dell’accordo preliminare sul  programma nucleare iraniano, il sito del New York Times,  ha pubblicato il video di una lunga intervista di Thomas L.  Friedman con il presidente Obama (Iran and the Obama  Doctrine). Sabato pomeriggio il presidente Obama ha  invitato Friedman nella sala ovale per esporre  scrupolosamente i rischi e le opportunità dell’accordo  quadro raggiunto con l’Iran la settimana scorsa in  Svizzera.

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