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LA DEMOCRAZIA DECIDENTE

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Com’era prevedibile la mediazione non c’è stata. La minoranza ha disertato il voto e Renzi ha ottenuto dal parlamentino del Pd quel che voleva: nessuna modifica all’Italicum, che, alla Camera dei deputati, va approvato definitivamente. Tre ore di discussione ed il voto finisce con 120 sì. Un voto «come ratifica e come mandato». «Il 27 aprile la legge deve essere in aula e a maggio mettiamo la parola fine a questa discussione», ha infatti promesso Renzi. Perché «bloccare oggi la legge elettorale rappresenterebbe un colpo alla credibilità dell’Italia».

 

E per spiegare che la legge elettorale deve restare così com’è, nel testo uscito dal Senato, ieri il premier ha usato una definizione cara a noi riformisti: «democrazia decidente». «Non c’è la dittatura o la democratura – ha chiarito Renzi – ma un modello di democrazia decidente. Una legge che conferisce a qualcuno il dovere di rimuovere gli alibi. Il ballottaggio è il punto chiave dell’Italicum». Appunto. Tanto che il Pd, come partito a vocazione maggioritaria, non ha alcun senso fuori da uno schema di democrazia decidente (rinvio alla dichiarazione di voto che ho svolto nella Seduta del 27/01/2015 ). Inoltre, Renzi ha aggiunto: «Non lascio il monopolio della parola sinistra a chi la usa con più frequenza». Era ora.

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