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Informativa del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale sulla situazione in Siria e conseguente discussione. Seduta del 12 aprile 2017

MARAN (PD). Signor Presidente, signor Ministro, per uno che ha fatto campagna elettorale su una piattaforma che voleva evitare coinvolgimenti e conflitti all’estero e che ha ripetutamente messo in guardia il suo predecessore contro le azioni militari in Siria, Trump ha fatto una capriola mozzafiato nello spazio di appena 63 ore dopo l’attacco chimico. Giorno dopo giorno, il nuovo presidente americano sta scoprendo quel che ogni populista anti establishment è destinato prima o poi a scoprire: che i problemi di solito sono spinosi e incredibilmente complessi; che, se ci fosse stata una soluzione facile e appropriata, l’avremmo già trovata; che spesso anche le soluzioni meno soddisfacenti costano di più di quanto siamo disposti a pagare o a tollerare.

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Anche la sinistra lo ammette:«Casaleggio e associati? Meno male che Berlusconi c’è» – Il Foglio, 11 aprile 2017

«Sebbene le elezioni olandesi siano state un vero sollievo per le malconce élite europee – ha scritto il New York Times all’indomani del voto – la situazione non è ancora cambiata». L’immigrazione e la sfiducia nei confronti dell’Unione europea, divenuta il simbolo dell’austerità, continuano ad alimentare il populismo. E Charles Grant, direttore del Center for European Reform, ha messo in evidenza che, in prospettiva, il pericolo più grande per l’Unione europea non viene dalla Francia o dalla Germania, ma dall’Italia: «Se i populisti del M5s dovessero vincere in Italia, ciò avrebbe serie conseguenze, poiché potrebbero condurre il paese a lasciare l’euro e destabilizzare l’Eurozona».

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Conferenza stampa: “Italia-Cina: la nuova via della seta” – Senato della Repubblica, 5 aprile 2017

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Trump: summit con la Cina inizio di un passaggio di testimone? – www.italiaincammino.it, 3 aprile 2017

A quanto pare, a meno di una settimana dal summit con il presidente cinese Xi Jinping, il presidente Trump ha deciso di dar seguito alle sue bellicose promesse elettorali e passare alle maniere forti (sul commercio) con la Cina.

Il presidente americano ha firmato due decreti esecutivi per una revisione della politica commerciale americana. Con il primo provvedimento ha chiesto alle agenzie competenti di analizzare con attenzione i disavanzi commerciali, paese per paese (a cominciare, ovviamente, dalla Cina, ma vale anche per la Germania e per altri Paesi europei e del G7, tra i quali l’Italia), per comprendere dove nasce e come curare il deficit commerciale Usa (di 500 miliardi di dollari); con il secondo ha chiesto alle agenzie di inasprire il controllo sul dumping (dalla vendita sotto-costo agli aiuti di Stato e alla svalutazione monetaria competitiva).

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La Francia al voto – Lunedì 10 aprile a Vicenza

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Venezuela: quando il populismo diventa autoritario

Quando Hugo Chávez, vent’anni fa, prese il potere in Venezuela, erano in molti a credere che il populismo di sinistra di cui si faceva paladino, avrebbe salvato la democrazia. Invece, ha condotto alla sua implosione.
La settimana scorsa, con una sentenza che è stata già definita da molti media come un “colpo di stato”, il Tribunale Supremo di Giustizia, pieno zeppo di sostenitori di Maduro, ha assunto tutti i poteri dell’Assemblea nazionale, esautorando il Parlamento, controllato dall’opposizione. I magistrati hanno dichiarato che: “finché persisterà una situazione di ribellione e oltraggio nell’Assemblea Nazionale, i poteri parlamentari saranno esercitati direttamente dalla Corte suprema o da altri organi, per garantire lo stato di diritto”. Adesso il governo di Nicolas Maduro avrà pieno controllo sul potere legislativo.
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Istituto per la Cultura e gli Studi Cinesi: mercoledì la presentazione

Mercoledì prossimo presenteremo, in Senato, l’Istituto per la Cultura e gli Studi Cinesi. Interverranno il Presidente del Senato della Repubblica, Pietro Grasso, il Sen. Pier Ferdinando Casini, Presidente della Commissione Esteri, il Prof. Cesare Pinelli, Ordinario di Diritto Costituzionale dell’Università La Sapienza e l’Ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese, Li Ruiyu. Modera la discussione Alessandra Spalletta, giornalista Agi e AgiChina.
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Comincia il divorzio dalla UE

Per completare il ritiro del Regno Unito dall’Unione europea ci vorranno due anni. Ma dall’altro ieri è cominciato il conto alla rovescia. Ora che il governo inglese ha notificato formalmente al Consiglio europeo la sua intenzione di lasciare l’Unione Europea, il Regno Unito ha superato il punto di non ritorno. Potrebbe rivelarsi il più grande atto di autolesionismo nella storia politica moderna. Contrariamente a quel che il ministro degli esteri inglese Boris Johnson ha promesso, il Regno Unito non potrà, infatti, avere la botte piena e la moglie ubriaca. Stando a Dalibor Rohac dell’American Enterprise Institute “Ninety-six percent of economists agree that a Brexit would have substantial economic cost to the U.K. economy“. Senza contare che il resto dell’Unione è deciso a far capire chiaramente a tutti che lasciare il club ha delle ovvie ripercussioni negative.

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La protesta dei giovani russi

Com’è risaputo, Lega Nord e grillini trattengono a stento i brividi di ammirazione per la Russia del presidente Putin. Entrambi vedono Putin come un punto di riferimento e vogliono togliere le sanzioni alla Russia. Salvini rifiuta di ammettere la natura autoritaria del potere russo (sebbene la corruzione, l’intolleranza e l’assenza dello stato di diritto siano diventati i tratti distintivi della Russia di Putin) e il M5s propone addirittura l’uscita dell’Italia dalla Nato, perché la ritiene responsabile delle tensioni con Mosca. Come ricorda oggi sul Foglio Luciano Capone, “nelle poche paginette del “Libro a 5 stelle” per la riforma dell’Europa presentato da Di Maio, la Russia compare due volte, la prima per dire che bisogna togliere le sanzioni a Mosca e la seconda per dire che l’Europa deve smetterla di fare “propaganda” anti russa”.

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«Non si può essere timidamente europeisti, altrimenti abbiamo già perso»

«On ne peut pas être timidement européen, sinon on a déjà perdu». Lo ha detto Emmanuel Macron venerdì scorso in un’intervista a Libération: «Non si può essere timidamente europeisti, altrimenti abbiamo già perso». Per quei leader politici che non si riconoscono nella retorica sfascista dei movimenti populisti, è la prima cosa da fare. Ne scrive oggi Claudio Cerasa, che prova a sintetizzare il tutto in parole semplici: «i paesi dell’Europa (e non solo) crescono quando intensificano la produttività del lavoro, sfruttano le leve dell’export, scommettono sulla globalizzazione. I movimenti anti sistema scommettono su un modello contrario e dicono esplicitamente che la produttività non è un problema, che l’apertura dei mercati è il male della nostra epoca, che il protezionismo è il futuro». Per smontarli, bisogna partire da qui, da quello che il direttore del Foglio chiama il «cialtronismo anti sviluppista dell’agenda economica dei nuovi populisti».

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