Sono passati due anni dallo scoppio della pandemia e l’uscita dal tunnel sembra ancora lontana: ora imperversa la variante Omicron e buona parte del mondo, al di fuori delle nazioni più ricche, aspetta invano i vaccini.
Ho letto “Ti sono accanto e ti tengo per mano…”, il libro, curato dalla moglie Luciana, che raccoglie alcune riflessioni di Iginio Ariemma sulla sua vita politica; alcune lettere inviate agli amici e ai colleghi di partito; le lettere ai nipotini; le sue poesie dedicate alla moglie, alla famiglia e alla natura.
In un mondo in cui le minacce al sistema liberale non sono morte con Trump, il Quirinale assume un valore ancora maggiore. Appunti per Pd e centrodestra
Continuo a pensare che il fatto che Gorizia e Nova Gorica saranno insieme «Capitale europea della cultura 2025», debba rappresentare non solo un’occasione unica per valorizzare un mix straordinario di storia e cultura, ma anche lo stimolo per mobilitare le energie e unire le forze in uno sforzo collettivo per rilanciare la città. Resto anche dell’opinione che rinunciare a costruire un coalizione politica ampia in grado di proporsi e di sollecitare questo sforzo collettivo, al di là dei vecchi steccati, sarebbe imperdonabile. Perciò, arrivati a fine anno, ritengo sia giunto il momento di tirare qualche somma. Sul Piccolo, Francesco Fain oggi riprende e commenta il testo della lettera che ho inviato al giornale e che riporto di seguito:
Stavolta, con le truppe russe ammassate vicino al confine con l’Ucraina (almeno 100.000 uomini, secondo gli ucraini), c’è di che preoccuparsi. Stando a due articoli pubblicati da Foreign Affairs la scorsa settimana, l’aumento della presenza militare russa potrebbe davvero preludere ad un’invasione.
Nell’incontro virtuale di lunedì scorso, il presidente americano Joe Biden ed il presidente cinese Xi Jinping hanno discusso per tre ore e mezza senza portare a casa grandi risultati, come hanno scritto Steven Lee Myers e David E. Sanger sul New York Times.
Avrebbe dovuto essere una passeggiata. Negli Stati Uniti tutti si lamentano per le strade piene di buche, i ponti traballanti e gli aeroporti decrepiti e si sa che i parlamentari non vedono l’ora di riportare nei loro collegi elettorali i soldi dei contribuenti, sottraendoli possibilmente a Washington. Eppure, le divisioni insanabili del Paese hanno trasformato l’approvazione del provvedimento proposto da Joe Biden per rimettere in sesto le infrastrutture americane in un calvario.
Il mondo occidentale non è in difficoltà per colpa delle élite, come dicono i populisti. Nel suo ultimo libro “Il nemico dentro”, Tom Nichols richiama la famosa ricerca sociologica di Banfield sulle dinamiche di un paesino della Basilicata, ai cui abitanti non importava della vita pubblica, e perciò erano incapaci di progredire economicamente e politicamente.
Resto dell’opinione che il fatto che Gorizia e Nova Gorica saranno insieme «Capitale europea della cultura 2025», debba rappresentare non solo un’occasione unica per valorizzare un mix straordinario di storia e cultura, ma anche lo stimolo per mobilitare le energie e unire le forze in uno sforzo collettivo per rilanciare la città; e ritengo che rinunciare a costruire un coalizione politica ampia in grado di proporsi e di sollecitare questo sforzo collettivo, al di là dei vecchi steccati, sarebbe imperdonabile. Domenica, sul Piccolo, Francesco Fain ha ripreso e commentato il testo della lettera che ho inviato al giornale e che riporto di seguito:
La schiacciante vittoria di Glenn Youngkin nelle elezioni per scegliere il governatore della Virginia in uno Stato conquistato solo un anno fa dal presidente Joe Biden con un margine di 10 punti, dimostra, come scrive il consulente elettorale repubblicano, Scott Jennings, «che c’è un mercato per una tattica semplice e vecchio stile: trovare una piattaforma di problemi che risponda alle preoccupazioni degli elettori e correre su di essa».