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Nelle grinfie di Putin? – Il Riformista, 29 novembre 2021

Stavolta, con le truppe russe ammassate vicino al confine con l’Ucraina (almeno 100.000 uomini, secondo gli ucraini), c’è di che preoccuparsi. Stando a due articoli pubblicati da Foreign Affairs la scorsa settimana, l’aumento della presenza militare russa potrebbe davvero preludere ad un’invasione.

Certo, non è la prima volta. La primavera scorsa la Russia ha concentrato uomini e armamenti lungo i confini ucraini, per poi ritirare i soldati e sostenere che si era trattato di un’esercitazione ben riuscita. Tuttavia, secondo Melinda Haring questa concentrazione di truppe è del tutto «out of cycle» nella sua tempistica e non sembra affatto «di routine», compresi i movimenti notturni «furtivi», che hanno allarmato gli osservatori. Anche Michael Kimmage e Michael Kofman scrivono che «lo scenario di una guerra più ampia è del tutto plausibile». Nel complesso, entrambi gli articoli osservano che Mosca sembra ritenere che la diplomazia abbia fallito, che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sia difficile da manipolare, che il suo regime sia in un momento di debolezza interna e che, tutto sommato, in passato l’uso della forza abbia funzionato e abbia permesso alla Russia di raggiungere i propri obiettivi. Certo, potrebbe essere «sciocco» da parte di Putin cercare di conquistare l’Ucraina interamente, suggeriscono Kimmage e Kofman, ma «non sarebbe irrealistico per lui cercare di dividere il paese in due o imporre un nuovo accordo che cerchi di invertire lo smottamento dell’Ucraina in direzione della ‘integrazione euro-atlantica’ e la cooperazione in materia di sicurezza con gli Stati Uniti».

Nessuno in Occidente sa cosa pensi davvero Putin, scrive inoltre Haring, ma certo non sembra disposto a lasciare l’Ucraina fuori dalla portata della sua campagna di pressione o dalla presa della Russia. Oltretutto, egli sembra considerare davvero l’espansione territoriale come un diritto della Russia e come un modo per consolidare la propria posizione nella sua storia del paese; secondo Haring, gli Stati Uniti forse dovrebbero preparare il loro alleato per una guerriglia insurrezionale, per rendere l’idea stessa di una occupazione meno appetibile per Mosca.

Al solito, di fronte al sostegno di Mosca a Lukashenko e alla concentrazione di truppe russe lungo il confine con l’Ucraina, l’Europa è divisa sull’opportunità (e sul modo) di confrontarsi con il regime di Putin. Su Carnegie Europe, Judy Dempsey ha chiesto a undici esperti di valutare la politica della UE nei confronti della Russia e se vi sia spazio per il dialogo.

L’Europa, chiede insomma Judy Dempsey, non vuole accettare la realtà ed ammettere che la Russia sia un problema? A dire il vero, la maggior parte dei leader europei non si fa illusioni. Ma, al solito, le continue divisioni all’interno dell’Unione europea su come affrontare il Cremlino impediscono una strategia coerente nei confronti della Russia e fanno il gioco di Putin.

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