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L’importanza del compromesso politico spiegata con la lezione tedesca – Il Foglio, 30 novembre 2017

In Germania i liberal-democratici e la SPD devono trovare il coraggio di spiegare alla gente perché l’accordo in cui ciascuna parte rinuncia a qualcosa in favore dell’altra è vitale per la democrazia

Quello che Anna Sauerbrey, sul New York Times, ha definito “il più assurdo ‘mic drop’ nella storia della Germania”, non è che un altro esempio del “pericoloso assolutismo politico”, l’atteggiamento cioè di chi vuole imporre la propria volontà “immacolata” senza accettare opposizioni, che sta travolgendo le democrazie del mondo.

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“LA RIPRESA DEL CENTRODESTRA. MA LA COALIZIONE È DESTINATA A FRANTUMARSI DOPO IL VOTO” – MESSAGGERO VENETO, 26 NOVEMBRE 2017

Alle regionali, a differenza di quel che accadrà a livello nazionale, dove investitura diretta di leader e programma di governo ce li siamo giocati col referendum e gli interventi della Corte costituzionale, vince le elezioni chi arriva primo. I cittadini possono, infatti, scegliere un leader e la sua maggioranza. Per questo sono necessarie coalizioni “larghe” (che non vuol dire aggiungere al PD di oggi un frammento del PD dell’anno scorso, quello degli scissionisti: saremmo sempre e solo al PD) ed è “cruciale” coinvolgere l’area centrista e moderata che rischia di essere risucchiata da Berlusconi.

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Assemblea annuale di Libertàeguale – Orvieto, 2 e 3 dicembre 2017

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Anche in Germania l’accordo è diventato “inciucio”

Quello che Anna Sauerbrey, sul New York Times, ha definito “il più assurdo ‘mic drop’ nella storia della Germania”, non è che un altro esempio del “pericoloso assolutismo politico”, l’atteggiamento cioè di chi vuole imporre la propria volontà  “immacolata” senza accettare opposizioni, che sta travolgendo le democrazie del mondo.

In un certo senso, la Germania sta diventando un po’ più normale. Del resto, la polarizzazione del sistema politico, lo scontro permanete, non sono un’esclusiva dell’Italia (la hyper-partisanship, si sa, ha paralizzato Washington e polarizzato l’America) e sono anche il prodotto di forze profonde (economiche, sociali, tecnologiche) che stanno rimodellando le nostre società. E sarebbe sbagliato forzare l’interpretazione di quel che è successo. La Repubblica federale tedesca non è Weimar e resta uno dei sistemi politici più stabili del mondo. Angela Merkel è più debole ma è ancora in sella e la Germania è ancora molto lontana dalle cose che vediamo intorno a noi. Niente a che vedere, per capirci, con Trump o con la Brexit. Ci potrà essere una fase di sbandamento, ma alla fine qualcuno disposto ad accogliere l’appello del presidente Frank-Walter Steinmeier a “riconsiderare il proprio atteggiamento” si troverà, altrimenti ci saranno nuove elezioni che potrebbero rimescolare le carte. In fondo, Alternative für Deutschland (AfD), che ha ottenuto il 12,6% dei voti a settembre, potrebbe aver sfruttato al massimo le sue potenzialità elettorali.

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Se ora il futuro dipende dalla “connettività”

I giornali locali, abbandonato per il momento l’inestinguibile dibattito sulla specialità (le sue «ragioni» e suoi «nemici»), appurato cosa farà Debora Serracchiani, stabilito che per vincere le elezioni sono necessarie coalizioni «larghe» (tralasciando che sono destinate, a livello nazionale, a scomporsi un secondo dopo il voto perché farlocche) non fanno che parlare dei posti in palio alle politiche. Va da sé che i seggi in ballo nei collegi uninominali e al proporzionale sono importantissimi e che coalizioni, intese e alleanze sono essenziali, eppure, ogni tanto, non sarebbe male cominciare la giornata ponendosi le domande che dovrebbe porsi un leader: «In che mondo viviamo? E nel mondo di oggi, quali sono le tendenze più importanti? E come possiamo allineare il nostro paese (la nostra regione, la nostra città) in modo che i cittadini possano sfruttare al massimo queste tendenze e proteggersi dal peggio?»

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Il Medio Oriente sta per esplodere?

L’Eliseo ha annunciato oggi che Saad Hariri dovrebbe arrivare in Francia “dans les prochains jours”. Il primo ministro libanese dimissionario è stato invitato dal presidente Emmanuel Macron (che come scrive il New York Times “ha assunto un ruolo guida”) a raggiungere la Francia con la sua famiglia, offrendogli così la possibilità di lasciare l’Arabia Saudita, dove finora è rimasto in circostanze misteriose da quando ha inaspettatamente annunciato le sue dimissioni. Al punto che crescono le preoccupazioni che Hariri possa essere ostaggio delle autorità saudite. Ma che cosa succede?

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All’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Udine con il Presidente della Repubblica Mattarella – 13 novembre 2017

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L’Europa di Macron e il Rosatellum

Ieri Repubblica ha riproposto l’appello di Jürgen Habermas apparso nei giorni scorsi su Der Spiegel (Emmanuel Macron, sostiene il filosofo, rappresenta un’opportunità per l’Europa che il prossimo governo tedesco farebbe bene a cogliere) e oggi sull’argomento ritorna Eugenio Scalfari. (Macron l’europeista e la saggezza perduta della sinistra – Repubblica.it).

Anche Matteo Renzi nell’intervista di ieri su Le Monde ha detto di sostenere le proposte del presidente francese e ha sottolineato che “le discours du président Macron à la Sorbonne est un tournant important pour l’Europe”. Sarà anche il punto di partenza del convegno di Libertà Eguale che si terrà come al solito a Orvieto il 2 e 3 dicembre prossimi : “Italia ed Europa nella globalizzazione: i riformisti per costruire una nuova sovranità”. (Matteo Renzi : « Le leadership de Macron est très important pour l’Europe » – Le Monde – Jürgen Habermas on the European Vision of Emmanuel Macron – SPIEGEL ONLINE).

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“Vi racconto il Sogno cinese di Xi Jinping”, Formiche, 21 ottobre 2017

Conversazione con il senatore Alessandro Maran, membro delle commissioni Affari Costituzionali e Politiche europee di Palazzo Madama, nonché presidente dell’Istituto di cultura cinese di Roma

 

di Marco Orioles

A Pechino si sta celebrando il 19mo congresso del Partito Comunista Cinese (Pcc), che incoronerà Xi Jinping per la seconda volta segretario generale e presidente della Repubblica, cariche che potrebbe conservare anche per un inedito terzo mandato, che proietterebbe il potere di Xi fino al 2027. Ma chi è Xi, che molti definiscono il “nuovo Mao”, e che idea ha della Cina, seconda potenza economica del pianeta, autocrazia socialista in salsa orientale e potenziale guida alternativa del mondo rispetto agli Stati Uniti sempre più defilati, dopo l’era dell’Obama riluttante e con un Donald Trump schiacciato su posizioni nazionaliste?

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#LeggeElettorale: dal 24 ottobre in Aula al Senato

È cominciato, questa settimana in Commissione Affari costituzionali, l’esame della #LeggeElettorale (il ddl n. 2941), che arriverà in Aula al Senato il 24 ottobre. Segnalo il dossier del Servizio studi sulla proposta di legge in discussione al Senato, con schede di lettura e testo a fronte (http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/01046530.pdf).

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