Category : IN PRIMO PIANO

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Con Wu Hailong, President of the Chinese People’s Institute of Foreign Affairs a Beijing

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Gli incontri di questi giorni a Beijing e Chongqing con l’Istituto per la Cultura Cinese

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Wael Ghonim e i social media

Nessuno ha reso una testimonianza della differenza tra assicurarsi la «libertà da» e conquistare la «libertà di» (i «Due concetti di libertà» di Isaiah Berlin) e delle sfide fondamentali di fronte alle quali si trovano oggi i social media, meglio di Wael Ghonim, conosciuto anche come «The Google guy» («l’uomo di Google»), l’attivista egiziano che attraverso il proprio blog è stato tra i promotori della rivoluzione contro il presidente Hosni Mubarak nel 2011.

Lo racconta Thomas Friedman in quel «gigantesco editoriale sulla realtà di oggi»che è «Grazie per essere arrivato tardi», il suo ultimo libro – che ho raccomandato qualche mese fa (Danzando nella pioggia) e che ora è in libreria anche in italiano – nel quale cerca di far capire i meccanismi che stanno alla base di questa Epoca delle Accelerazioni. Ripropongo il TED Talk di Wael Ghonim (Wael Ghonim: Creiamo dei social media che portano al vero cambiamento | TED Talk Subtitles and …) e due pagine del libro di Friedman.

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Una «guida» alla legge elettorale

Segnalo la «guida» (accessibile anche ai lettori che non hanno molta dimestichezza con l’argomento) alla nuova proposta di legge elettorale in via di approvazione del prof. Stefano Ceccanti (Guida alla nuova proposta di legge elettorale) che oggi, nella sua consueta rassegna, scrive: «Le vicende di ieri sulle difficoltà di tenuta della maggioranza rivelano che quando si sta per approvare la riforma elettorale cambia tutto il sistema di incentivi e non si può quindi ragionevolmente pensare che il quadro politico tenga. Non solo perché se inserisci uno sbarramento le forze politiche di maggioranza che rischiano di essere escluse entrano in fibrillazione rovesciando tale fibrillazione sul Governo, ma anche perché si spinge a nuove aggregazioni che mettono in discussione il confine tra maggioranza e opposizione. Ad esempio se Mdp vuole fare una lista con Si deve allontanarsi dal Governo; lo stesso con alcuni parlamentari di Ap che vanno verso Fi. In queste condizioni pensare di approvare nell’attuale Parlamento una legge di stabilità non ha alcun senso. Riforma elettorale e approvazione della legge di bilancio si escludono a vicenda, con buona pace degli ultimi giapponesi che scrivono sul Corsera e su La Repubblica che negano l’evidenza (ancora per poco)».

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G7 e clima: la rottura Merkel-Trump – www.italiaincammino.it, 29 Maggio 2017

All’indomani del controverso G7 di Taormina, nel corso del quale i leader di sei paesi non sono riusciti a persuadere il presidente Trump a sostenere gli accordi di Parigi sul clima, Angela Merkel, parlando ad un comizio in Baviera, lo ha detto chiaramente e proprio sulla base della «esperienza degli ultimi giorni»: «I tempi in cui potevamo fare affidamento completamente sugli altri sono finiti».

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Il 4 dicembre non si cancella (purtroppo) con una riforma elettorale

«Il 4 dicembre non lo possiamo cancellare con una riforma elettorale». Così Stefano Ceccanti conclude l’articolo con il quale oggi ci spiega cos’è e come funziona il Rosatellum e come stanno le cose in materia di riforma elettorale (Ecco cos’è il Rosatellum – In Cammino).

«Se si volevano evitare le coalizioni post-elettorali – scrive Ceccanti – bisognava puntare al successo del Sì al referendum e, a quel punto, confidare ragionevolmente in una sentenza della Corte favorevole al ballottaggio dell’Italicum. Siamo precipitati in un contesto diverso da cui è improbabile che si possa uscire con le prossime elezioni sia che si faccia la riforma elettorale (col testo-base, col tedesco o con qualcos’altro) sia che non si faccia (cosa che resta per ora lo scenario ancora più probabile). Visto che non si possono rimettere le lancette all’indietro e che quindi lo schema bocciato non si può resuscitare, prendiamoci intanto i piccoli miglioramenti, se sono possibili, e vediamo se nella prossima legislatura è possibile importare per intero il sistema francese (semi-presidenzialismo e, a seguire, doppio turno di collegio). Se ciò non fosse possibile prendiamo atto che a livello nazionale saranno forse inevitabili non solo a breve coalizioni post-elettorali, sperando che esse siano in grado di tenerci dentro l’Unione europea e non composte da coloro che vogliono uscirne».

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GIORNALI2017 IN PRIMO PIANO

www.italiaincammino.it, 23 Maggio 2017 – Trump in Israele, un nuovo capitolo di peacemaking in Medio Oriente?

Dopo aver messo sottosopra, in tempo record, la sua nuova amministrazione con una serie di scandali e disfunzioni, Donald Trump ha intrapreso il suo primo viaggio all’estero come presidente. Si è fermato ieri in Israele, la sua seconda tappa dopo il weekend trascorso in Arabia Saudita.

La destra israeliana, che governa saldamente il paese, ha salutato l’elezione a sorpresa di Trump come l’arrivo di un altro Ciro il Grande, il redentore persiano dei Giudei che consentì agli ebrei di fare ritorno alla loro patria e di porre fine alla cattività babilonese.

Ma il presidente americano a cui gli israeliani hanno dato il benvenuto non è proprio il “liberatore” (dai contrasti dell’era Obama) che molti di loro hanno sognato. A dire il vero, è una speranza che lo stesso Trump aveva incoraggiato quando, un mese dopo la sua elezione e un mese prima del suo insediamento, ha twittato: “Stay strong Israel, January 20th is fast approaching!”.

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Basta smettere di pubblicarle, no?

Contro la gogna la soluzione c’è (e molto semplice): smettere di pubblicare intercettazioni. Ecco perché Il Foglio nei giorni scorsi ha proposto agli altri giornali di combattere il circo mediatico smettendola di pubblicare intercettazioni, almeno fino al dibattimento, smettendola così di trasformare i giornali nella buca delle lettere delle procure.

Ilaria Capua (la virologa che è stata messa alla gogna, accusata ingiustamente di essere un’untrice, sbattuta in prima pagina come un mostro che specula sui virus e la salute delle persone, la cui reputazione di scienziata è stata infangata, la cui vita privata rovinata e il cui ruolo politico con Scelta civica azzoppato, e che ha raccontato la sua storia di ricercatrice e la sua vicenda giudiziaria nel libro “Io, trafficante di virus”), ha aderito all’appello del Foglio con una lettera (Il machete della gogna) che merita di essere letta.

Per restare sul tema, rinvio all’articolo che ho scritto il 15 aprile dell’anno scorso sullo stesso giornale:«Non si può spacciare lo sputtanamento per libertà di stampa».

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Trump in Israele, un nuovo capitolo di peacemaking in Medio Oriente? – www.italiaincammino.it, 23 Maggio 2017

Dopo aver messo sottosopra, in tempo record, la sua nuova amministrazione con una serie di scandali e disfunzioni, Donald Trump ha intrapreso il suo primo viaggio all’estero come presidente. Si è fermato ieri in Israele, la sua seconda tappa dopo il weekend trascorso in Arabia Saudita.

La destra israeliana, che governa saldamente il paese, ha salutato l’elezione a sorpresa di Trump come l’arrivo di un altro Ciro il Grande, il redentore persiano dei Giudei che consentì agli ebrei di fare ritorno alla loro patria e di porre fine alla cattività babilonese.

Ma il presidente americano a cui gli israeliani hanno dato il benvenuto non è proprio il “liberatore” (dai contrasti dell’era Obama) che molti di loro hanno sognato. A dire il vero, è una speranza che lo stesso Trump aveva incoraggiato quando, un mese dopo la sua elezione e un mese prima del suo insediamento, ha twittato: “Stay strong Israel, January 20th is fast approaching!”.

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Elezioni in Iran: il massimo contrasto, il minimo cambiamento

Sostenuto da una grande partecipazione al voto delle classi medie urbane, il Presidente Hassan Rouhani è stato rieletto con una vittoria schiacciante che ora gli può consentire di proseguire nello sforzo di espandere le libertà personali e aprire l’economia iraniana in crisi agli investitori internazionali. E la sua vittoria clamorosa dovrebbe consentirgli inoltre di rafforzare la posizione della fazione moderata e riformista mentre il paese si prepara alla conclusione del periodo di governo del settantottenne leader supremo, l’Ayatollah Ali Khamenei, che resta l’uomo forte del paese.

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