A quanto pare, gli Stati Uniti si preparano ad una campagna elettorale infarcita di teorie del complotto. Il presidente Trump e i suoi principali collaboratori insistono sulla tesi che il Covid-19 provenga da un laboratorio di Wuhan e il Partito Repubblicano, sembra aver trovato la strategia elettorale per il 2020: «dare addosso alla Cina». E’ quel che si legge nel «Corona Big Book», il rapporto redatto da una società di consulenza ottenuto da Politico (e fatto filtrare, sembrerebbe, dal GOP del Senato), che raccomanda ai candidati repubblicani «non difendete Trump … attaccate la Cina».
Contro l’immobilismo, il pregiudizio anti impresa, il circo mediatico-giudiziario. La crisi come opportunità per scommettere sul futuro.
La pandemia potrebbe avere un impatto durissimo nei paesi in via di sviluppo. Ecco cosa possiamo imparare dall’approccio “rapido e assennato” dello stato indiano
Intervento svolto a Romans d’Isonzo in occasione della Festa della Liberazione il 25 aprile 2018
Ringrazio il sindaco per l’invito, ringrazio tutti voi di essere qui e, in modo particolare, i ragazzi che oggi ci hanno parlato dei protagonisti della Resistenza e ci hanno esortato a non dimenticare.
Ci attendiamo tutti che, come ha detto il presidente Mattarella, nei prossimi giorni anche «il Consiglio dei capi dei governi nazionali» assuma, come hanno fatto la Banca Centrale e la Commissione, le «indispensabili ulteriori iniziative comuni, superando vecchi schemi ormai fuori dalla realtà delle drammatiche condizioni in cui si trova il nostro Continente». Ma accreditare l’idea che i nostri problemi dipendano semplicemente dall’Europa (concludendo, come fa Salvini, che il problema è l’Europa e che tanto vale uscirne), significa cercare disgrazie. Dovrebbe essere evidente a tutti che l’Italia non può farcela «da sola».
Washington sta mettendo in discussione il ruolo globale di un tempo. Ma la sua storia è fatta di presidenti “retrencher” contro “massimalisti” e tentativi di stabilire una nuova linea di condotta. Fare troppo è sempre stato seguito dal fare troppo poco, e viceversa
Come sentiamo dire a Poe nell’ultimo episodio di Star Wars, «Non siamo soli. La brava gente combatterà se la guidiamo». Ma per battere Salvini bisogna:
Al direttore – Perché il rango internazionale dell’Italia, si è chiesto ieri Ernesto Galli della Loggia sul Corriere, “ha subìto il tracollo drammatico di cui è testimone così evidente in queste settimane la crisi in Libia”? Colpa della deriva “oggettivamente anti italiana” dell’Unione a trazione franco-tedesca? Ma mi faccia il piacere, direbbe Totò. Perfino una persona mite e gentile come Carmelo Palma, l’altro giorno è sbottato e ha twittato: “Alla conferenza sulla Libia la posizione italiana è chiara: non sappiamo che cazzo dire né che cazzo fare, ma siamo fermi nell’idea che i pasti gratis, nella politica interna come in quello internazionale, ci spettino di diritto”.
Non è una questione tecnico-politica, è una questione etica. Garantire la governabilità è un’esigenza dei tempi, e la debolezza dei partiti attuali non consente di tornare al sistema Prima Repubblica. Semmai porta al rischio di aprire ancora di più ai populismi
Gli americani, di destra e di sinistra, non vorrebbero più occuparsi di quella regione, ma è un’impresa impossibile anche per un presidente isolazionista come l’attuale. E intanto gli altri paesi competitor, a partire dalla Cina, continuano a crescere. Tutti, tranne l’Europa
«Adesso che credevo di esserne uscito, mi trascinano di nuovo dentro!». Il lamento di Michael Corleone (nel capitolo finale del Padrino), che non ce la fa a sottrarsi alle attività criminali della famiglia, calza a pennello, come ha spiegato Fareed Zakaria nel corso della puntata di domenica scorsa del suo programma di politica internazionale sulla Cnn, all’America impelagata in Medio Oriente.