«Non è ancora finita ma il messaggio è chiaro: i populisti si combattono e basta e c’è sempre un popolo enorme che non aspetta altro di essere rappresentato»
Vincendo il primo round delle elezioni presidenziali in Slovacchia, l’avvocato ambientalista Zuzana Čaputova si avvicina a diventare il primo presidente donna del paese. Sarebbe una svolta radicale per un paese che è stato preda della corruzione dilagante da quando, nel 1993, si è costituita la Repubblica Slovacca e che potrebbe segnare un punto di svolta anche in Europa centrale.
L’elezione di una figura dichiaratamente filo occidentale che sta apertamente dalla parte della Nato e dell’Unione europea, sarebbe un sollievo per tutti i liberali, in un periodo in cui i paesi vicini, vale a dire la Repubblica Ceca, l’Ungheria e la Polonia, sono guidati da politici populisti di varie fogge. Inoltre, se il terremoto politico in corso dovesse aprire la strada ad un governo stabile e riformista (l’anno prossimo ci saranno le elezioni politiche), significherebbe che la “verità” e “l’onestà”, gli slogan chiave usati da quanti hanno combattuto per la democrazia nel 1989 e che ora hanno proiettato la Čaputova in testa al primo turno, possono di nuovo rivelarsi vittoriosi.