Category : GIORNALI2019

GIORNALI2019 IN PRIMO PIANO

«IL METEORITE CHE TRAVOLSE IL SISTEMA POLITICO ITALIANO» – Quaderno 2/2019 Fondazione PER, 29 dicembre 2019

«Il Regno Unito e gli Stati Uniti – scrive Claudio Cerasa sul Foglio in un articolo al solito stimolante – hanno oggi leadership imprevedibili e per certi versi pericolose. Ma il fatto che quelle leadership siano emerse all’interno di grandi partiti che da sempre difendono la società aperta offre agli osservatori qualche ragione in più per pensare che grazie alla presenza dei partiti la realtà alla fine sarà inevitabilmente più forte di ogni forma di populismo». Insomma, a Londra e a Washington il sistema politico e istituzionale prevede una sorta di camera di compensazione per le isterie delle leadership anti sistema, in Italia, no: dietro i populisti ci sono movimenti sradicati dalla cultura liberale.

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«Conte (e il Pd) è il nostro Perón, Di Maio (e Salvini) la nostra Evita» – Il Foglio, 18 dicembre 2019

Se l’Italia riformista non si decide a battere un colpo, il paese rischia in un modo o nell’altro la deriva sudamericana

Racconta Mario Vargas Llosa che il secondo uomo forte del Venezuela, Diosado Cabello, imbestialito poiché, a causa della vertiginosa inflazione che colpisce il paese, la moneta venezuelana (il Bolívar) è scomparsa dalla circolazione e i venezuelani comprano e vendono soltanto in dollari, ha chiesto ai suoi compatrioti di ricorrere al «baratto» per bandire dal paese, una volta per tutte, la moneta imperialista. Naturalmente, gli sfortunati venezuelani non gli hanno dato retta, perché la dollarizzazione del commercio non è una loro libera scelta come pensa il leader chavista, ma è l’unico modo per i venezuelani di sapere il valore reale delle cose in un paese dove la moneta nazionale si svaluta in ogni istante a causa di una inflazione spaventosa (la più alta del mondo) provocata, moltiplicando il debito pubblico e stampando moneta senza sosta, da governanti irresponsabili.

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Il Foglio, 22 ottobre 2019 – «Per un’Europa senza tutori»

«Accelerare, visto il disimpegno americano, il decollo della difesa comune. Diventare motore della globalizzazione. Occasioni per riprendere in mano il proprio destino (copyright Merkel)».

Il mondo è sempre stato un posto pericoloso e la condizione di vulnerabilità dell’Italia (verso l’esterno, a causa della continua instabilità dei due versanti obbligati della politica estera italiana, i Balcani e la sponda Sud del Mediterraneo, e verso l’interno, a causa delle nostre debolezze politiche e istituzionali) è una costante storica. Infatti, l’ancoraggio a sistemi di alleanza con attori più forti, in grado di colmare il deficit di sicurezza internazionale ed interno del paese, è stata la risposta a questa condizione. Oggi però l’America non ha più la scala, la forza e neppure il consenso interno per agire come Atlante che regge sulle spalle il mondo, fungendo contemporaneamente da locomotiva economica e da garante della sicurezza militare. Inoltre, una crisi di coesione ancora più preoccupante continua a gravare sull’Europa, l’architrave stessa dell’opzione multilaterale dell’Italia.

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LibertàEguale, 1 ottobre 2019 – “Salvini, Riccardo II e la legittimità della politica” –

(Intervento all’Assemblea nazionale di LibertàEguale – Orvieto, 28 – 29 settembre 2019)

Le sollecitazioni sono state moltissime, a partire dalla relazione di Enrico Morando. Mi concentro su un paio di questioni.

Salvini: un pericolo per la democrazia italiana?
Non sottovaluto la “giusta causa” che giustifica un governo che continuo a considerare “contro natura”. Chi ha a cuore l’Europa, chi ha a cuore l’euro, chi ha a cuore la difesa della democrazia liberale, può avere molte perplessità sulla natura di questo governo eppure non può non accogliere con soddisfazione il fatto che un mese fa Matteo Salvini era il padrone d’Italia e oggi, ben che vada, è il padrone della Lega. Ma faremmo bene a non sottovalutarne la natura, il carattere (non transitorio) e per molti strategico (si pensi all’Umbria) e il prezzo (salato) che dovremo pagare.

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Il Foglio, 11 settembre 2019 – «La Brexit, il mito della democrazia diretta e la saga di Fall River»

«Nella cittadina americana un assaggio di quel che vuol dire fare le domande giuste e interpretare il mandato popolare»

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Il Foglio, 3 settembre 2019 – “L’ennesima illusione di redenzione”

Claudio Cerasa ha definito l’esecutivo rossogiallo che sta per nascere un “governo sbagliato per una giusta causa”. La “giusta causa”, la “svolta” che giustifica un governo “contro natura”, ovviamente è quella di porre freno al populismo, disfarsi del sovranismo e riportare l’Italia in una traiettoria occidentale ed europea.

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Il Foglio, 14 agosto 2019 – “Elezioni sì, governicchio no”

Elezioni sì. Un governo istituzionale, un governo cioè di responsabilità nazionale che riporti il paese con i piedi per terra e che, soprattutto, sia davvero avvertito come un governo del presidente a vantaggio del paese, non mi sembra realizzabile.

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«Il governo della folla è la tirannia delle masse. Una lezione di Lincoln» – Il Foglio, 9 agosto 2019

In una recente puntata delle sue «Conversations», vista l’aria che tira, Bill Kristol ha analizzato assieme a Diana Schaub, un’autorevole studiosa del pensiero politico americano, uno dei più significativi discorsi di Abramo Lincoln, «The Lyceum Address». Si tratta di una riflessione penetrante sui pericoli per la democrazia e sul perché la venerazione, o meglio «l’ossequio razionale» della legge sia indispensabile per perpetuare le istituzioni politiche americane. Una riflessione che anche dalle nostre parti, di fronte agli assalti allo stato di diritto e all’architettura giuridica liberale che infiammano le cronache politiche (assalti condotti rigorosamente, come ha scritto Massimo Adinolfi, «in nome del popolo italiano, in nome della giustizia, in nome della verità-che-io-so, che ciascuno ritiene di sapere»), non sarebbe male riprendere.

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Il Foglio, 16 luglio 2019 – «L’APERTURA VINCERÀ»

«La maggior parte dei paesi fa a gara per demolire le barriere e il libero scambio cresce. Guida anti fake news»

Non è un caso che il rifiuto della globalizzazione, economica e culturale, sommato al sospetto esplicito verso la società aperta, sia il filo conduttore che unisce populismi di matrice diversa. La gente è smarrita, ha paura, rifiuta le novità e rimpiange il bel tempo andato. Come ha spiegato Thomas Friedman, tre grandi forze stanno accelerando simultaneamente (la tecnologia, la globalizzazione e il cambiamento climatico) rimodellando il lavoro, l’istruzione, la geopolitica, l’etica e le comunità. E c’è uno sfasamento tra la rapidità del cambiamento e la nostra capacità di adeguare all’oggi i nostri sistemi di apprendimento, di formazione, di gestione, le reti di sicurezza sociale e le nostre leggi, in modo tale da permettere ai cittadini di ottenere il massimo da queste accelerazioni ed attutirne gli effetti negativi. Questo sfasamento è all’origine di gran parte dei fermenti e delle inquietudini che oggi stanno scuotendo la politica e la società sia nei paesi sviluppati sia in quelli in via di sviluppo; e costituisce probabilmente la sfida più importante che abbiamo di fronte.

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Il Foglio, 12 luglio 2019 – “Perché i populisti possono rubare restando immuni agli scandali”

“Spartire il bottino con l’elettorato, fare propaganda e muoversi in una sfera pubblica priva di standard di verità e di regole di decoro. Così i casi di corruzione non provocano danni. Anzi”.

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