«Impantanati a Minsk: il summit Ue dirottato dalla Bielorussia». Così titola oggi Politico Europe. I capi di stato e di governo della Ue avrebbero dovuto, infatti, dedicare il vertice alle relazioni con i loro due più importanti e scomodi vicini: la Gran Bretagna e la Russia. Invece sono stati indotti a focalizzare la loro attenzione sulla Bielorussia e le conclusioni dei leader europei sulla Russia (concepite come un messaggio «forte» di condanna delle «attività illegali, provocatorie e disturbanti della Russia contro la Ue e i suoi stati membri») sono state declassate ad un fatto assolutamente secondario.
Da giorni, tra Hamas e Israele è (di nuovo) guerra aperta.
«L’onore è salvo», ha scritto Frédéric Schaeffer su Les Echos: la Cina resta ufficialmente il paese più popoloso del mondo con oltre 1 miliardo e 400 milioni di abitanti (scongiurando il sorpasso da parte dell’India).
Si dice spesso che la politica americana è una trappola per orsi («a bear pit»). Un’espressione che sta a indicare un luogo pieno zeppo di gente ambiziosa, polemica e bellicosa. Insomma, una baraonda.
Angela Merkel troneggia sulla Germania da quando, nel 2005, è diventata il primo cancelliere donna del paese, dando un taglio netto con «i pezzi grossi» della politica tedesca, che Constanze Stelzenmüller su Foreign Affairs ha descritto come «una sfilza di fumatori, bevitori accaniti, donnaioli, di regola melodrammatici».
Nel suo primo discorso al Congresso, mercoledì scorso il presidente americano Joe Biden ha proposto un piano di 1,8 trilioni di dollari da investire nell’istruzione, nell’assistenza all’infanzia e nei congedi familiari retribuiti. Per chi avesse perso il conto dei programmi di spesa avviati da Biden, questa «terza gamba del programma economico multimiliardario del presidente americano», viene dopo «un imponente pacchetto di 1900 miliardi di dollari di aiuti economici approvato a marzo, e un secondo provvedimento, che deve ancora essere licenziato dal Parlamento, per investire 2,3 trilioni di dollari di fondi federali nella spesa per infrastrutture, da finanziare con un aumento delle tasse sulle imprese», come ha sottolineato James Politi sul Financial Times.
Alle prese con il virus, anche la Germania se la passa male. Lo Spiegel ha parlato addirittura di «un paese a pezzi». Lodata per la sua risposta iniziale al Covid-19, inconfondibilmente equilibrata, organizzata e basata sulla scienza, da allora la Germania ha penato per i contrasti sulle misure di lockdown e gli approcci contraddittori e spesso inconciliabili adottati dai leader dei diversi Länder. Il tutto, come ha recentemente ha spiegato la corrispondente del New York Times da Berlino, Melissa Eddy, nel corso della trasmissione Gps (Global Public Square) sulla CNN, in un contesto caratterizzato dalla pressione politica di un anno elettorale.
Giorno dopo giorno, in Myanmar aumentano la violenza ed il caos. Secondo il gruppo di pressione Assistance Association for Political Prisoners, nel corso delle numerosissime dimostrazioni successive al colpo di stato del primo febbraio scorso che ha riportato al potere i militari, le forze di sicurezza hanno ucciso centinaia di manifestanti. Ma, come sostiene Derek J. Mitchell su Foreign Affairs, i governi del mondo non si rendono forse conto di quanto le cose potrebbero aggravarsi, se si dovesse sviluppare un conflitto destabilizzante per l’intera regione con l’esodo conseguente di rifugiati.
I funerali, intimi ma solenni, del principe Filippo non devono trarre in inganno, il Regno Unito potrebbe andare in pezzi. L’Economist ha scritto che la Gran Bretagna è passata dal «Regno Unito» al «Regno sciolto», dato che la Brexit ha incrinato i rapporti tra l’Inghilterra e le altre nazioni che la compongono. La rivista scrive che «l’unione è ora più debole che in qualsiasi momento a memoria d’uomo», sballottata tra la ripresa delle voci sull’indipendenza scozzese e le rivolte in Irlanda del Nord dopo che la Brexit ha infiammato i lealisti creando un confine marittimo che la separa dal resto del Regno Unito.
JRB troverà posto accanto a FDR e LBJ? Il presidente americano Josep Robinette Biden nei giorni scorsi ha presentato l’ultima mossa che punta a trasformare l’economia del paese in modo da dare una mano agli americani che lavorano e non soltanto ai ricchi.