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Il Regno Unito si sta sfaldando? – Il Riformista, 19 aprile 2021

I funerali, intimi ma solenni, del principe Filippo non devono trarre in inganno, il Regno Unito potrebbe andare in pezzi. L’Economist ha scritto che la Gran Bretagna è passata dal «Regno Unito» al «Regno sciolto», dato che la Brexit ha incrinato i rapporti tra l’Inghilterra e le altre nazioni che la compongono. La rivista scrive che «l’unione è ora più debole che in qualsiasi momento a memoria d’uomo», sballottata tra la ripresa delle voci sull’indipendenza scozzese e le rivolte in Irlanda del Nord dopo che la Brexit ha infiammato i lealisti creando un confine marittimo che la separa dal resto del Regno Unito.

«Le cause sono molte, ma la Brexit è la più importante. I leader politici a Londra, Edimburgo e Belfast hanno messo a repentaglio il loro paese a causa del modo in cui hanno gestito l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea». La rivista prende sul serio l’idea che il Regno Unito potrebbe disgregarsi, scrivendo: «Se gli scozzesi, l’Irlanda del Nord o anche i gallesi scelgono di andare per la loro strada, dovrebbero poterlo fare – ma solo una volta che questa sia chiaramente la loro volontà dichiarata. Non è ancora così, e questo giornale spera che non lo sarà mai. Non si dovrebbe mai spaccare un paese alla leggera, perché si tratta di un processo doloroso – politicamente, economicamente ed emotivamente. Chiedete agli indiani, ai pakistani e ai bengalesi o ai serbi, ai croati e altri ex cittadini della Jugoslavia».

Per quanto riguarda l’Irlanda del Nord, Dan Haverty ha scritto su Foreign Policy che, quando la Brexit è stata discussa, sembra proprio che le propensioni dei lealisti non abbiano ricevuto sufficiente attenzione. Le cose stanno prendendo un «aspetto sinistro», scrive Haverty. «L’Ulster Volunteer Force (UVF), un gruppo paramilitare lealista … è stato accusato di intimidire le famiglie cattoliche fuori dalle loro case in alcune parti del paese … Sebbene gli osservatori della Brexit abbiano a lungo messo in guardia da una possibile esplosione di violenza in Irlanda del Nord, c’è chi potrebbe sorprendersi di vederla venire dalla parte lealista. Durante i negoziati sulla Brexit, si è diffusa la preoccupazione che l’entrata in vigore di controlli doganali lungo la frontiera irlandese avrebbe fornito all’IRA l’occasione per riprendere la sua campagna di violenza. Gran parte della successiva disputa politica ha riguardato la mitigazione di tali preoccupazioni».  Così, invece di un confine terrestre che, separando l’Irlanda dall’Irlanda del Nord, avrebbe irritato gli unionisti, la Brexit ha invece inaugurato un confine marittimo che infiamma i lealisti; e Haverty e parecchi altri vedono la situazione odierna come una diretta conseguenza della Brexit.

Anche Jonathan Freedland sul Guardian ha incolpato la Brexit. La situazione attuale, sostiene, era prevedibile. Dato che proprio l’ingresso nell’Unione europea sia del Regno Unito sia dell’Irlanda aveva puntellato gli accordi del Venerdì Santo permettendo alle frontiere di diventare «vaghe». Ora, con i controlli doganali tra l’Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito, i lealisti si sentono isolati e traditi. I Brexiteer avrebbero potuto prevederlo, ma non se ne sono «curati». Il Primo Ministro Boris Johnson addirittura «ha giurato solennemente che non avrebbe mai accettato» confini tali da compromettere la pace, per poi, alla fine, come sostiene Freedland, accettarne uno.

Alessandro Maran

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