GIORNALI2009

Messaggero Veneto, 24 maggio 2009 – Maran (Pd): una bocciatura prevedibile, tutela non significa bilinguismo spinto

«Inconcepibile parlare di fascismo, Antonaz sbaglia»

L’intervista

UDINE. «Erano prevedibili le bocciature della Corte Costituzionale su alcune parti della legge sulla lingua friulana». Ne è convinto Alessandro Maran, deputato del Partito democratico. «Le criticità erano emerse già durante il dibattito che aveva preceduto la stesura della legge i questione. Se le riserve espresse, anche all’interno del Centrosinistra, fossero state ascoltate, non ci troveremmo oggi a questo punto». 
In passato, lo stesso Maran non ha lesinato critiche al provvedimento, mettendosi anche nella scomoda posizione di oppositore all’interno del suo partito. E se oggi non dichiara «lo avevo detto» è perché sinceramente convinto «che la tutela è giusta e doverosa. Ma non c’è solo questo modo per attuarla». Perché, di fronte alle polemiche, vale sempre la regola fondamentale: «Rispettare i diritti fondamentali di tutti».E proprio dal rispetto della pluralità delle idee muove il ragionamento di Maran.

La Corte Costituzionale ha, dunque, emesso la sua sentenza.
«In democrazia, le questioni, essendo oggetto di opinione, non hanno una “sola” risposta legittima. Non c’è un “unico” modo di tutelare il friulano e quel che è in discussione oggi non è la sua tutela ma le costrizioni e gli incentivi di una legge, di una specifica disciplina giuridica”. 

Si spieghi.
«Non sarebbe male rammentare che le questioni, proprio perché sono oggetto di opinione, si risolvono per via di consenso e sono soggette all’ordine legale della Repubblica. La Costituzione, infatti, ha anche una funzione di controllo e di contenimento del potere costituito. Il governo democratico è basato sulla regola secondo la quale chi governa deve rendere conto sia ai governati sia alla legge. Vale ancora (a due secoli e mezzo di distanza) l’esclamazione del mugnaio Arnold di Postdam di fronte alle prepotenze del Re di Prussia Federico II: «Ci sarà pure un giudice a Berlino…». Il giudice delle leggi è la Corte costituzionale».

Faccia un esempio.
La Corte è intervenuta sul cosiddetto silenzio-assenso: non è giusto imporre a tutti la volontà di una parte dei cittadini. E’ in palese contrasto con la prima parte della Costituzione.

C’è chi ha detto che Roma capitale, sul friulano, staziona tra il tiepido e l’ostile.
Ma è inconcepibile mettere in discussione l’arbitro. La Costituzione è stata pensata e scritta per porre dei limiti al legislatore, questi limiti devono essere fatti rispettare. E questo, in Italia, è il compito della Corte costituzionale. E a nessuno è consentito reagire con l’aggressione se un arbitro, il giudice, decide in modo contrario ai suoi auspici e ai suoi interessi. Né a Berlusconi, né ad altri.

Richiama la terzietà della Consulta. 
Certamente. Voglio ricordato che la Corte Costituzionale è la stessa che ci ha dato ragione sulle pensioni. Tengo anche a precisare che la Costituzione stabilisce principi che non valgono solo il sabato ma tutta la settimana. Non possiamo accogliere con favore solo le sentenza che ci danno ragione».

Il padre della legge, l’ex assessore regionale alla Cultura, Roberto Antonaz (Rc), oggi consigliere regionale, parla apertamente di neo centralismo con atteggiamenti che ricordano il Ventennio.
«E’ inconcepibile questa affermazione. Così si dà ragione al Presidente Berlusconi quando mette in discussione i giudici».

Cosa si deve fare ora?
Si riparte dalle indicazioni dateci dalla Consulta. Non sarebbe male far tesoro di questa esperienza. La stessa cosa era accaduta in occasione della legge sullo Statuto regionale.

Sonia Sicco

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