GIORNALI2009

Europa, 11 dicembre 2009 – Cosentino, non era pregiudizio

A carico del deputato Nicola Cosentino si ipotizza il concorso esterno in associazione mafiosa in relazione al sodalizio di tipo camorristico che opera in varie zone dell’entroterra campano, in particolare nella provincia di Caserta, ed è stato chiesto dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli – l’autorizzazione a eseguire la misura cautelare della custodia in carcere. La Giunta per le autorizzazioni aveva risposto “no”. Ieri la camera ha confermato questa risposta col voto contrario del Partito Democratico.
Ricordo quando la tv portò nelle case le immagini di Enzo Tortora, del presentatore con i ferri stretti attorno ai polsi, lo sguardo sbigottito e la barba lunga: l’allora più popolare divo della tv trascinato in catene davanti alle telecamere con l’accusa di essere un corriere della droga al servizio del camorrista Raffaele Cutolo, senza uno straccio di prova, basandosi sulle parole, oggi possiamo dire sulle menzogne, di un manipolo di pentiti, o meglio di camorristi in piena attività di servizio. Ricordo l’appello, il primo allora, lanciato da Enzo Biagi con il grido «E se Tortora fosse innocente?». Ricordo questo pensiero, il pensiero di sua figlia: «Mi ha insegnato – diceva – a essere rigorosa e a non giudicare mai gli altri da quello che si sente dire di loro, a non dare giudizi affrettati, a non lanciarsi contro una persona perché ci può essere epidermicamente antipatica, sostanzialmente a conservare la propria dignità anche se gli altri vorrebbero che tu fossi diverso da quello che sei».
Non ho condiviso le opinioni di chi vede nell’opera della magistratura addirittura l’occasione per riformare dall’alto l’Italia e gli italiani.Nè l’atteggiamento di chi è arrivato a considerare la magistratura come un baluardo indispensabile per difendere le istituzioni democratiche da una destra populista e illiberale.
Noi non abbiamo mai esibito nell’aula di Montecitorio il cappio o le manette.
Nessun pregiudizio, dunque, però ricordo a tutti che con le stesse accuse rivolte al deputato Cosentino un cittadino comune, un italiano qualunque, sarebbe costretto oggi in carcere. Ciascuno di noi deve tenerlo costantemente a mente, per non cadere in una difesa corporativa, insostenibile di fronte all’opinione pubblica.
Inoltre, ciascuno di noi dovrebbe tenere a mente il quadro descritto dall’inchiesta napoletana. L’ordinanza descrive un quadro degradato, dove impera la camorra, descrive interessi, condotte, intrecci politico-malavitosi inaccettabili e indegni di un paese civile, una società che è ormai sequestrata e occupata da organizzazioni criminali. Ovviamente non era nostro compito un’analisi con intenti di condanna o assoluzione; il nostro compito era valutare unicamente se vi fosse fumus persecutionis, se vi fosse parvenza di persecuzione.
Si tratta di un’espressione che indica che le azioni compiute dal giudice non sembrano dettate da applicazione della legge e ricerca della verità, ma dall’intenzione di nuocere ad una persona precisa, cioè al deputato Cosentino. Insomma, dovevamo verificare se la magistratura fosse intenzionata ad abusare delle proprie prerogative. Non è così: la Giunta per le autorizzazioni ha potuto constatare come gli indizi di colpevolezza a carico di Nicola Cosentino siano gravissimi, le dichiarazioni attendibili, riscontrate da elementi esterni, in relazione alle modalità dei fatti denunciati, con strumenti che sono idonei a collegare i fatti all’indagato. E la stasi istruttoria di cui si alimenta la difesa di Cosentino è piuttosto indice della cautela e della ricerca da parte della procura, una volta tanto, di riscontri probanti per rafforzare la tesi accusatoria.
È nostra convinzione, e non da oggi, che sia venuto il momento per uno sforzo grande di riforma dello stato: questo è il compito nazionale della fase storica in cui stiamo vivendo. Per questo compito il nostro partito mette a disposizione tutte le sue risorse, così come i grandi partiti di massa le misero a disposizione per il compito di ricostruzione democratica del paese durante la guerra e il dopoguerra.
È nostra convinzione che sia possibile costruire una democrazia capace di decidere, onesta, in grado di gestire servizi pubblici efficienti, provvedere ad un sistema giudiziario ben funzionante; ma la prima battaglia è quella della legalità, per riconquistare il territorio occupato dalle mafie, per sottrarre i nostri concittadini, tanti cittadini onesti, giovani, donne, a un destino di oppressione, per restituire loro libertà e dignità. Per questo abbiamo votato “no” alla richiesta della Giunta che negava l’arresto di Cosentino.
Per questo avremmo voluto che il deputatosottosegretario fosse stato, di fronte alla legge, un cittadino comune, un italiano qualunque.

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