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Il Piccolo, 16 febbraio 2012 – Maran: «Possiamo cercare l’anti-Tondo anche fuori dal Pd»

Il parlamentare si dice «a disposizione» del partito ma apprezza le possibili candidature di Bolzonello e Honsell

 

 

di Marco Ballico

Si dice «a disposizione» ma non annuncia discese in campo. Alessandro Maran, alla vigilia della convention organizzata dall’associazione Luoghi Comuni, domani al Savoia Excelsior di Trieste, pensa alla «visione d’insieme». Quella che deve elaborare il Pd prima di individuare l’anti-Tondo. Le mille anime del partito? Il deputato isontino non si preoccupa e, come Debora Serracchiani che invita a pensare al programma prima che alle caselle, afferma: «L’importante è che si discuta di cose». Qual è il significato dell’incontro di domani? Continuo a pensare che possiamo vincere le prossime elezioni. Ma, nel decennio più traumatico per l’Occidente dagli anni ’30, il Pd deve dimostrare di comprendere il momento. Lo scopo di una politica di centrosinistra è di mettere le persone in condizione di avere più controllo sulle loro vite, proteggerle dai rischi e aiutarle a migliorare le comunità in cui vivono. Le domande non riguardano quello che vorremmo ottenere, ma come fare per raggiungerlo. Domande che vanno al cuore della nostra credibilità e affidabilità. Discuteremo di questo. E’ un Pd regionale diviso, lo ammette? Trovo normale che si discuta e ci siano posizioni diverse. Purché ovviamente si discuta di cose. Succede in tutti i grandi partiti occidentali. I democratici si sono stretti attorno a Obama dopo un anno di scontri appassionati. Il libero e creativo scontro di idee e ricette serve a far emergere una piattaforma e una figura in grado di ripartire e di giocarsi una nuova partita. Che responsabilità hanno il segretario e il gruppo di queste spaccature? All’origine di molte delle difficoltà c’è la sconfitta del 2008. Ma dobbiamo smetterla di essere dispiaciuti per noi stessi e ritrovare la fiducia per dimostrare daccapo che le tesi giuste sono le nostre. Che ne pensa dell’intenzione del segretario di non candidarsi? Bisogna rispettare le scelte di ciascuno. Anche perché Serracchiani non scappa in Messico e continua a battersi con tutti noi per cambiare le cose. Se non Serracchiani, chi? Il punto di partenza è discutere della nostra visione del futuro e di come metterla in pratica. Viviamo una fase storica di drammatiche sfide esterne e la nostra ossessione deve essere come far crescere economia e standard di vita. E dobbiamo dimostrare che siamo pronti a sfidare lo status quo e non solo a difenderlo. Se non lo fa il Pd non lo fa nessuno? La destra ha badato solo a rassicurare gli ancoraggi sociali e culturali di un tempo. Non ha neppure provato a cambiare la regione. Ma i tempi chiedono una nuova fase. Lei è a disposizione? Per quel che può servire. L’anti-Tondo può essere pescato fuori dalla politica? Con la nascita del Pd, volevamo costruire un grande partito riformista, il naturale perno della alternativa al centrodestra. Un partito con un consenso elettorale largamente maggioritario nel suo campo; con un programma fondamentale che è la base naturale del programma di governo della coalizione; con una leadership individuale e collettiva che è naturalmente la leadership della coalizione. Non ho cambiato idea. Bolzonello e Honsell sono candidati che la convincono? Di prim’ordine. Ma, se vogliamo contare su una piattaforma di cambiamento, dobbiamo impostare una competizione di idee e di visione per la guida della Regione. E il Pd deve riscoprire la passione politica e un modo efficace di trasmettere all’opinione pubblica la sua visione del paese. Poi verranno le alleanze. Quanto alto é il rischio Genova anche in Fvg? Sono certo che impareremo dagli errori. Quali tappe e tempi per candidato, coalizione e programma? Saranno stretti, presumo. Si vota l’anno prossimo. Immagina un confronto bipolare o nuove alleanze? Il bipolarismo è entrato nella cultura politica degli italiani e, anche nella nostra regione, ogni forza politica è ormai legittimata a governare. Oltretutto c’è l’elezione diretta. In altre parole, l’alleanza può essere ampia, coesa e credibile proprio perché è organizzata attorno alla leadership.

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