«L’Italia ha bisogno di riforme. Il Pd deve dialogare con noi»
La rivincita del senatore montiano sull’ex partito. «Larghe intese o ingovernabilità Colpa di vent’anni di mancata riforma della legge elettorale, ritardo da colmare»
Quasi 9mila voti una percentuale superiore al 13%
Dopo tre mandati alla Camera nella file del Pd, Alessandro Maran, a gennaio, escluso dalle liste dei candidati del suo partito, ha lasciato a sorpresa il Pd per sposare la discesa in campo del premier, ed è stato candidato al Senato, diventando uno dei due nuovi parlamentari della provincia di Gorizia (l’altro è il pidiessino Giorgio Brandolin). Al Senato la lista Monti, nella provincia isontina, si è piazzata al quarto posto, ottenendo 8.992 voti, con una percentuale dell’11,28%. Di questi quasi 9 mila voti, 2.626 (pari al 13,50%) Maran li ha ottenuti a Gorizia, ma la percentuale più elevata l’ha conseguita a Mariano con quasi il 15%.
I rapporti con il Pd, la governabilità, l’urgenza delle riforme, il ruolo dei “grillini”, le elezioni regionali. Alessandro Maran, il giorno dopo averla spuntata nella corsa al Senato con la lista Monti, guarda già all’immediato futuro ma sottolinea la necessità di cambiare quanto prima la legge elettorale. Senatore, collaborerà con i parlamentari del Pd, dopo che il suo ex partito l’ha accusata di tradimento? Hanno dovuto riabilitarmi, perché da Berlino Bersani ha proposto la collaborazione a Monti. E’ comunque ovvio che ci sarà collaborazione, specialmente sulle questioni del territorio e delle riforme, come si fa normalmente. Come legge il crollo di Fli e Udc, che in qualche modo avrebbero dovuto “portare acqua” alla lista del premier uscente? E’ evidente che “Scelta civica” ha drenato voti, anche se al Senato era presente come formazione unica e alla Camera correvano in coalizione. “Scelta civica” è destinata a durare, come unica formazione politica che include il Fli e l’Udc. Per me si è trattato di una scelta unitaria sin dall’inizio. Come si sente ad aver scalzato Camber e il secondo grillino in lizza, benché grazie al meccanismo di questa legge elettorale? Queste elezioni hanno testimoniato che gli italiani vogliono cambiare. E’ successo un terremoto, è quindi irrilevante che io abbia scalzato Camber o un altro. Con la situazione che si è configurata alla Camera e al Senato è possibile la governabilità? Questo risultato non è diverso dal primo turno delle elezioni francesi, con la differenza che in Francia hanno il secondo turno, in cui si supera la frammentazione. Noi abbiamo invece un assetto che non favorisce la governabilità. Stiamo pagando vent’anni di mancata riforma della legge elettorale. La prima questione da affrontare tutti assieme è come la si cambia. La seconda è definire una maggioranza: il Pd cosa intende fare? In un Paese normale si cercherebbe di dare vita a un’intesa larga. Che possibilità vede per attuare le riforme indicate da Monti? L’Italia deve provarci. L’unico modo per uscire da questa situazione di rabbia e crisi è fare le riforme. Bisogna subito far ripartire la crescita, e poi mettere mano al mercato del lavoro, alla giustizia, all’istruzione e all’assetto istituzionale. Con le buone o le cattive queste riforme l’Italia dovrà farle, e chi è interessato al futuro del Paese deve pensare a collaborare. Adesso bisogna indicare le soluzioni. Si deve fare in modo che gli investitori istituzionali puntino ancora sull’Italia. Come giudica i voti che avete ottenuto nell’Isontino? Si aspettava di più da qualche località? E’ stato un voto in linea con le aspettative. Il risultato regionale della lista Monti è comunque il migliore d’Italia. E’ chiaro che c’è sempre spazio per fare meglio. Nell’Isontino e in regione, ma anche nella sua Grado, che conseguenze avrà il risultato a sorpresa del movimento di Beppe Grillo? Il movimento di Grillo è un meteorite che ha scompaginato le previsioni della vigilia, destinato quindi a produrre un cambiamento. Ma non è detto che sopravviva. Avrà comunque un ruolo importantissimo alle elezioni regionali, già oggi può essere considerato uno dei contendenti. E in quel contesto la lista Monti assumerà il ruolo di ago della bilancia. Alle regionali andrete da soli o in coalizione? Quello che è certo è che ci presentiamo, resta da decidere se da soli o in alleanza. La scelta con chi dipenderà dai punti dell’agenda Monti, se cioè eventuali alleati saranno disposti a “ribaltare” la Regione, a cominciare dall’eliminazione delle Province.Nel suo nuovo ruolo di senatore, cosa ha in programma di fare per l’Isontino e la regione? I problemi locali non sono diversi da quelli dell’Italia. Il Friuli Venezia Giulia riparte se riparte la crescita. Quindi la prima cosa da fare è detassare il lavoro delle donne e dei giovani, è una condizione essenziale per rilanciare la crescita. Da noi le donne che lavorano sono il 46%, in Europa il 60%; qui vogliamo arrivare almeno al 60%.