GIORNALI2013

Il Piccolo, 10 febbraio 2013 – Maran gela gli aspiranti montiani del Fvg

 

Maran gela gli aspiranti montiani del Fvg

di Marco Ballico

TRIESTE «La lista Monti non è una zattera di naufraghi». Constatazione o avvertimento che sia, Alessandro Maran, capolista del “listone” del Professore al Senato dopo aver lasciato il Pd un attimo prima della definizione delle liste, sta con Gian Luigi Gigli, numero uno di Scelta civica alla Camera. Il riferimento è all’intervento dell’ex Udc martedì scorso a Pordenone, in occasione della visita del premier. Parole nette contro i politici di professione che pensassero di approfittare del carro del Prof.

Anche in Fvg si sta lavorando sul progetto “montiano” ma non mancano attriti. Gigli ha piazzato l’altolà alla politica? Ha detto semplicemente che la lista Monti non è una zattera di naufraghi e che di gente disposta a impegnarsi, con spirito di sacrificio e slancio innovativo, c’è n’è parecchia.

Ma come riuscirete a mettere d’accordo anime così diverse?Monti candida un’agenda, no?

Già vi bollano come “fuoriusciti”. In Parlamento non c’è più nessuno dei partiti che hanno dato vita alla Costituzione e il partito più vecchio è la Lega Nord. Siamo tutti «fuoriusciti». Dal Novecento. E non abbiamo ancora raggiunto un approdo idoneo. È questo il problema.

È vero che avete già sondato Illy, Cecotti e Compagno? Non che io sappia. Ma, come Alice, a volte riesco a credere anche a sei cose impossibili prima di colazione. Non dimentico che è grazie ai sacrifici e alle decisioni “impossibili” prese con Monti che possiamo ora puntare alla crescita e al lavoro.

L’apertura di Bersani a Monti che segnale è? Il messaggio è rivolto ai mercati e agli osservatori internazionali: niente panico, il centrosinistra non ha intenzione di rinchiudersi nel suo recinto ma di aprirsi alle forze più responsabili.

Non pensa che dipenda dalla paura della rimonta di Berlusconi?Berlusconi non vincerà.

Nel caso andasse in porto un’intesa con il Pd, pure in regione, lei si troverebbe a collaborare con il partito che ha appena lasciato. Le contraddizioni della politica? Ho fatto parte del gruppo di parlamentari Pd che ha ininterrottamente sottolineato l’esigenza di porre l’agenda Monti al centro della prossima legislatura. E ho ripetuto fino alla noia che solo dalla collaborazione tra Bersani e Monti è possibile immaginare che il governo del Paese resti orientato nella direzione giusta, contrastando populismo e spinte conservatrici. Adesso che Bersani ha assicurato che il centrosinistra e il centro di Monti sono destinati ad incontrarsi, che faranno, mi riabilitano?

Tra Sel e Monti non le sembra un dialogo impossibile? Le prime divergenze si sono consumate proprio tra Pd e Sel sull’intervento militare deciso da Hollande in Mali. Sulla collocazione internazionale dell’Italia. Come da copione.

Monti scalda poco i cuori in campagna elettorale? Cerca di usare un linguaggio di verità. È uno dei lasciti più importanti del suo governo. Due decenni di scelte mancate nascono dal fatto che molti politici si sono comportati come amici superficiali, incapaci di parlare con schiettezza agli italiani.

I sondaggi vi danno in doppia cifra ma lontani dalla vittoria. Si aspettava di più quando ha deciso di scegliere il Professore? Ho ritenuto semplicemente che il modo più efficace per tenere stabilmente il governo italiano sul versante giusto rispetto allo spartiacque fondamentale – pro o contro la riforma europea dell’Italia – fosse quello di sostenere la nuova forza politica che sta nascendo attorno all’agenda Monti.

Come giudica la campagna elettorale di Berlusconi? Siamo al solito illusionismo? Berlusconi è come il Cappellaio Matto di Alice e ci tiene inchiodati alla sua perenne ora del tè. Ma è una illusione quella di bandire, con lui, anche le aspirazioni di molti elettori – su fisco, giustizia, libertà economiche – che Berlusconi ha lasciato insoddisfatte.

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