GIORNALI2013

Il Piccolo, 2 giugno 2013 – Maran: «Solo il “sistema francese” consente di ristrutturare i partiti»

LA CAMPAGNA PER CANCELLARE IL “PORCELLUM”

di Roberto Urizio

TRIESTE

Riforma istituzionale ed elettorale per rimettere l’Italia al passo con il resto d’Europa. Alessandro Maran, senatore di Scelta civica, lo dice da tempo tanto che, ancora nella scorsa legislatura, aveva depositato una proposta di legge in tal senso già a luglio dello scorso anno insieme ad altri deputati del Pd di cui all’epoca faceva parte. Semipresidenzialismo e doppio turno: l’Italia, sintetizza Maran che su questo tema ha scritto anche un libro, deve decidere se andare verso Atene o Parigi. Prendendo quindi le distanze dal cosiddetto “Porcellum”.

Qual è la strada da percorrere da parte del governo e dalla maggioranza che lo sostiene?

È dal novembre del 2011 che il presidente Napolitano ripete che l’Italia non può ritrovare la strada in un clima politico da guerra civile simulata. Gli ostacoli ci sono, penso ai guai giudiziari di Berlusconi, ma come Scelta civica abbiamo sempre sostenuto la necessità delle riforme. Per farlo ci vuole il riconoscimento reciproco tra i partiti e una condivisione di responsabilità.

Ce la farà il governo Letta a portare il Paese fuori dalle secche?

Io la vedo con ottimismo. Questo Governo ha molti volti nuovi che, se da una parte può essere un difetto di esperienza, dall’altro è indubbiamente un fattore positivo in quanto non c’è un passato che possa creare divisioni. Considero scelte eccellenti quelle di Saccomanni e di Bonino e, in generale, credo che questo governo segni un tentativo di pacificazione politica e di ridimensionamento di chi considera tutto allo sfascio.

Quali i passaggi fondamentali che dovrà affrontare il governo Letta?

Innanzitutto bisognerà aprire una fase costituente per ristrutturare il sistema istituzionale e politico. Da sempre sostengo la necessità di un modello semipresidenziale come in Francia con il doppio turno e la tormentata elezione del Presidente della Repubblica ha confermato palesemente questo bisogno. In Francia i risultati elettorali non sono stati diversi rispetto all’Italia, è il sistema a essere completamente diverso.

E la crisi economica e sociale?

È fondamentale riformare il mercato del lavoro, rendendo i rapporti lavorativi meno costosi e snellendo la burocrazia. Occorre ridurre l’imposizione fiscale e la spesa pubblica, eliminando alcuni carrozzoni quali, ad esempio, il Cnel. Ma prima di tutto la politica deve ritrovare la fiducia dei cittadini, i quali sono delusi dall’inconcludenza della politica. E per fare questo è prioritario riformare l’architettura istituzionale, altrimenti si rischia di avere proposte che non arrivano a essere nemmeno discusse in Parlamento.

Perché il sistema francese?

Perché le sue regole e le sue istituzioni contribuiscono in maniera molto significativa alla ristrutturazione dei partiti e delle modalità di competizione, alla formazione di coalizioni di governo e a dare potere agli elettori. Ma attenzione perché la riforma elettorale da sola non basta: serve una riforma che tenga insieme sistema di governo e sistema elettorale per consentire una riorganizzazione complessiva dei partiti e del sistema politico.

Ce la farà questo Governo a superare questa prova?

Se si vuole riformare la Costituzione più bella del mondo, la cui seconda parte però è da rifare, ci vogliono almeno un paio d’anni. Ma se ci saranno dei buoni risultati immagino che non ci si vorrà disfare di un Governo che opera in modo positivo. In ogni caso si potrà tornare alle urne solo dopo avere avviato la ristrutturazione della forma di governo e con una nuova legge elettorale.

 

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