GIORNALI2013

Il Gazzettino, 10 gennaio 2013 – Maran: «Mi hanno buttato fuori»

 

Il deputato goriziano del Pd Alessandro Maran, in uscita dal Parlamento dopo 12 annni perché ha deciso di non partecipare alle primarie, non nasconde una «una pausa di riflessione» attorno ai Democratici, una pausa che ha «un senso». Non dice se lascerà il partito dopo che martedì aveva smentito le notizie nazionali che lo davano in direzione Monti. A chiedergli se sosterrà il suo partito nella corsa a guadagnarsi la guida della Regione il 21 aprile risponde: «Ho sempre sostenuto il Pd». Tuttavia, la parte finale di questa legislatura e quest’ultimo frangente della sua storia nel Pd paiono gravide di conseguenze. «Una sconfitta in sé non è grave», premette per motivare la sua pausa di riflessione. «Altra cosa,invece, è prendere atto che vogliono sbatterti fuori» dal partito. Perché questo secondo lui è quello che è successo all’area liberal dei Democratici, attraverso le modalità con cui si sono svolte le primarie prima e con la composizione delle liste poi, frutto di equilibri fra correnti interne. «Hanno buttato fuori tutti quelli che hanno sottoscritto l’appello di luglio», analizza Maran, cioè il documento di cui lui era il primo firmatario e in cui si chiedeva che «il Pd portasse l’Agenda Monti nella prossima legislatura». In sostanza, «hanno silenziato l’ala destra del partito», aggiunge, ricordando che dei 15 firmatari è rimasto in gara solo Giorgio Tonini che corre a Bolzano. Tra i sottoscrittori c’era anche Pietro Ichino, che ha abbandonato il Pd ed è considerato possibile candidato per Monti. Continuo a pensare necessaria un’evoluzione del partito nel senso degli schieramenti socialisti/laburisti europei, con la consapevolezza che il socialismo in Europa è un compromesso liberal-socialista e che la competizione si gioca al centro – spiega Maran – . Devo però prendere atto che nel Pd sostenere questa posizione è difficile». Di più. Che «per i riformisti che stavano attorno all’area liberal non c’è più posto». Pacato nei toni ma pungente nelle considerazioni, Maran ritiene che le primarie per il Parlamento siano state «una grande corrida». Inoltre, «c’è stato un appello al popolo per legittimare la leadership esistente, facendo rotolare le teste degli oppositori». E’ dispiaciuto che ci sia stata una radicalizzazione del voto militante e ritiene verosimile la preoccupazione espressa da Prodi che si possa verificare lo scenario del 2006, con il centrosinistra privo di maggioranza al Senato.

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