Sul web circolano molte notizie false o non verificate, diffuse come vere e confermate, si sa. Oggi Gay.it ha pubblicato (e poi rettificato) una notizia, alimentata dal tam-tam su Twitter e Facebook, che, per quel che mi riguarda (e per quel che riguarda diversi altri senatori elencati in una sorta di lista di proscrizione) è completamente falsa. Come ho peraltro affermato pubblicamente con diverse prese di posizione, sono impegnato a sostenere l’approvazione del ddl Cirinnà che riprende la proposta del “modello tedesco”: unioni civili con stepchild adoption. Punto.
Non c’è molto da commentare in realtà, se non che si tratta di comportamenti molto discutibili, a prescindere dalle idee politiche che esprimono. C’é poi, ovviamente, chi si è affrettato a polemizzare sulle scelte che mi sono state (falsamente) attribuite senza verificarne l’attendibilità. Ma si tratta dei soliti sciacalli.
Salari legati alla produttività, spesa pubblica da rivoluzionare, giustizia civile e penale, concorrenza, merito nelle università. Come non sprecare il 2016. Il Foglio anticipa la lettera aperta al premier di un gruppo renziano di parlamentari Pd
di Claudio Cerasa
Il Foglio ha intercettato una lettera aperta inviata al presidente del Consiglio Matteo Renzi da un gruppo di parlamentari del Pd di fede renziana. La lettera è in realtà un appello formulato in cinque punti da otto importanti parlamentari del Partito democratico che provano a mettere fuoco quali dovranno essere le priorità che il capo del governo non deve ignorare per non sprecare il 2016 ed evitare così, aggiungiamo noi, che la politica del consenso rapido prevalga sulla politiche delle riforme future. Il 2016, come si sa, è un anno delicato, forse decisivo, in cui Renzi ha scelto di giocarsi tutto a ottobre, trasformando il referendum sulle riforme costituzionali in un plebiscito legato più a una valutazione generale sul renzismo che al semplice superamento del bicameralismo perfetto (ieri il ddl Boschi è passato alla Camera, approvato con 367 sì, 194 no e 5 astenuti, il 20 gennaio tornerà al Senato, ad aprile sarà per l’ultima volta alla Camera, a ottobre ci sarà il referendum confermativo).
Salari legati alla produttività, spesa pubblica da rivoluzionare, giustizia civile e penale, concorrenza, merito nelle università. Come non sprecare il 2016. Il Foglio anticipa la lettera aperta al premier di un gruppo renziano di parlamentari Pd
di Claudio Cerasa
Il Foglio ha intercettato una lettera aperta inviata al presidente del Consiglio Matteo Renzi da un gruppo di parlamentari del Pd di fede renziana. La lettera è in realtà un appello formulato in cinque punti da otto importanti parlamentari del Partito democratico che provano a mettere fuoco quali dovranno essere le priorità che il capo del governo non deve ignorare per non sprecare il 2016 ed evitare così, aggiungiamo noi, che la politica del consenso rapido prevalga sulla politiche delle riforme future. Il 2016, come si sa, è un anno delicato, forse decisivo, in cui Renzi ha scelto di giocarsi tutto a ottobre, trasformando il referendum sulle riforme costituzionali in un plebiscito legato più a una valutazione generale sul renzismo che al semplice superamento del bicameralismo perfetto (ieri il ddl Boschi è passato alla Camera, approvato con 367 sì, 194 no e 5 astenuti, il 20 gennaio tornerà al Senato, ad aprile sarà per l’ultima volta alla Camera, a ottobre ci sarà il referendum confermativo).
La proposta del senatore Maran: «Non mi manda il Pd, dobbiamo solo pensare a un servizio che funzioni meglio»
di Francesco Fain
Chiamato in causa dall’articolo dell’amico Roberto Covaz, torno sulla questione del tribunale. Dico subito che la mia è solo un’opinione personale. Anche perché sul punto la posizione del PD (e delle altre forze politiche) varia a seconda del territorio interessato. Ma vediamo come stanno le cose. Il tribunale di Gorizia corre il rischio di chiusura? No. Com’è stato chiarito molte volte, da ultimo dalla senatrice Fasiolo, nessuno lo vuole chiudere. Semmai, il problema resta un altro: così com’è combinato, il tribunale non funziona come dovrebbe. Perché? Perché è troppo piccolo, troppo periferico e non ci vuole venire nessuno. E non bastano neppure gli incentivi che hanno garantito ai magistrati, in quanto sede disagiata, uno stipendio maggiorato. Dunque, il problema è che il tribunale deve “diventare più grande”. Vecchia storia, si sa.
Dal 26 gennaio riprenderà al Senato l’esame del ddl sulle unioni civili. La normativa prevista dal ddl Cirinnà riprende pedissequamente la proposta del “modello tedesco”: unioni civili con stepchild adoption (lanciata d’altronde alla Leopolda del 2012 e contenuta nella mozione uscita larga vincitrice dal congresso del Pd del 2013). In questi giorni, in vista della ripresa del dibattito in Aula, non si fa che parlare ossessivamente di maternità surrogata, accostando la proposta di legge Cirinnà sulle unioni tra persone dello stesso sesso al cosiddetto “utero in affitto”.
Dal 26 gennaio riprenderà al Senato l’esame del ddl sulle unioni civili. La normativa prevista dal ddl Cirinnà riprende pedissequamente la proposta del “modello tedesco”: unioni civili con stepchild adoption (lanciata d’altronde alla Leopolda del 2012 e contenuta nella mozione uscita larga vincitrice dal congresso del Pd del 2013). In questi giorni, in vista della ripresa del dibattito in Aula, non si fa che parlare ossessivamente di maternità surrogata, accostando la proposta di legge Cirinnà sulle unioni tra persone dello stesso sesso al cosiddetto “utero in affitto”.
Interveniamo in difesa della politica estera del presidente Obama. Si fa un gran parlare, specie dopo gli attentati di Parigi, del «vuoto geopolitico lasciato dall’America di Obama». E buona parte della delusione e dell’insofferenza nei confronti della politica estera di Barack Obama trae origine dall’assunto che, per dirla con il titolo del celebre articolo di Robert Kagan, «Superpowers don’t get to retire». Da qui l’insistenza sul presunto carattere «indecifrabile» della «astrategia obamiana». Eppure, non c’è nulla di incomprensibile, se si prende sul serio il punto di vista dell’amministrazione americana.
Interveniamo in difesa della politica estera del presidente Obama. Si fa un gran parlare, specie dopo gli attentati di Parigi, del «vuoto geopolitico lasciato dall’America di Obama». E buona parte della delusione e dell’insofferenza nei confronti della politica estera di Barack Obama trae origine dall’assunto che, per dirla con il titolo del celebre articolo di Robert Kagan, «Superpowers don’t get to retire». Da qui l’insistenza sul presunto carattere «indecifrabile» della «astrategia obamiana». Eppure, non c’è nulla di incomprensibile, se si prende sul serio il punto di vista dell’amministrazione americana.