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Tribunale di Gorizia: la lettera che ho inviato al Piccolo. Gorizia, 11 gennaio 2016

Chiamato in causa dall’articolo dell’amico Roberto Covaz, torno sulla questione del tribunale. Dico subito che la mia è solo un’opinione personale. Anche perché sul punto la posizione del PD (e delle altre forze politiche) varia a seconda del territorio interessato. Ma vediamo come stanno le cose. Il tribunale di Gorizia corre il rischio di chiusura? No. Com’è stato chiarito molte volte, da ultimo dalla senatrice Fasiolo, nessuno lo vuole chiudere. Semmai, il problema resta un altro: così com’è combinato, il tribunale non funziona come dovrebbe. Perché? Perché è troppo piccolo, troppo periferico e non ci vuole venire nessuno. E non bastano neppure gli incentivi che hanno garantito ai magistrati, in quanto sede disagiata, uno stipendio maggiorato. Dunque, il problema è che il tribunale deve “diventare più grande”. Vecchia storia, si sa.

Il confronto internazionale, del resto, non fa che confermare le dimensioni troppo ridotte dei tribunali italiani e l’eccessivo numero di sedi. Ma come si fa a diventare più grandi? La proposta di allargamento a Palmanova e alla bassa friulana si scontra con l’avversione di tutti i soggetti istituzionali interessati, dal sindaco di Palmanova all’ordine degli avvocati di Udine, dalla provincia di Udine alla Regione. Nessuno da quelle parti vuole venire con noi; e come si è visto, senza il consenso degli interessati, il governo (delegato a rivedere la geografia giudiziaria) non muoverà un dito. Messe così le cose, l’allargamento a Palmanova è probabile che coincida con l’arrivo di Godot. Che cosa si fa, allora? Aspettiamo? A dire il vero, c’è una seconda ipotesi che potremmo prendere in considerazione per diventare più grandi: quella di unirci a Trieste e mettere insieme, cioè, due dei tribunali più piccoli d’Italia. È una bestemmia? Il servizio giustizia (e dunque gli interessi della gente) ne guadagnerebbe. So bene che si leveranno lamenti e grida per la spoliazione ulteriore del capoluogo. Ma cosa vogliamo? Vogliamo mantenere il simulacro di un servizio che non funziona (e che così non può funzionare), o vogliamo fare in modo che il servizio giustizia funzioni meglio? Oltretutto, lo dico per tranquillizzare Covaz in merito ai processi sull’amianto, la distanza tra Trieste e Monfalcone è più o meno la stessa di quella che c’è tra Monfalcone e Gorizia. Se quel che ci sta a cuore è la giustizia intesa come servizio, converrebbe ragionarci su. Se quel che più conta invece è il rango della città, allora il problema è un altro. Resto dell’opinione che Gorizia debba fronteggiare ben altre sfide (a cominciare crollo demografico e dalla drammatica incapacità di attrarre capitali e investimenti privati: tutte cose che la ricerca recente dell’IRES ha illustrato e sulle quali sono tornato non molto tempo fa); e resto dell’opinione che la nostra piccola regione sia un “unico spazio metropolitano”, cioè un unico bacino di domanda e offerta per tutta una serie di servizi (università, ricerca, sanità, terziario avanzato). Proprio perché sono attaccato alla mia terra (anche se siedo in Parlamento per rappresentare delle idee e non una porzione di territorio: com’è noto, sono stato eletto, in quanto capolista, nella circoscrizione del Senato del Friuli Venezia Giulia), ritengo sia il caso di rifletterci su. Va da sè che se i colleghi che sono stati scelti in rappresentanza dell’Isontino e le istituzioni territoriali hanno un’idea migliore, sarò lieto di sostenerla e di battermi insieme a loro.

 

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