Category : IN PRIMO PIANO

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UK: tutto sembra già scritto

Questa, come stiamo scoprendo, è una fase contraddistinta da risultati elettorali sorprendenti. Il risultato del primo turno delle elezioni presidenziali francesi rappresenta una svolta epocale: è la prima volta nei quasi 59 anni della V Repubblica che entrambi i candidati al secondo turno non hanno niente a che vedere con il tradizionale spartiacque politico destra-sinistra.

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Venezuela: «el desastre chavista»

Il Venezuela è sull’orlo della guerra civile. Continuano le proteste organizzate in tutte le città dall’opposizione alle quali il governo di Nicolás Maduro ha risposto chiamando i suoi sostenitori a scendere anch’essi in piazza. Mercoledì, negli scontri sono morti due manifestanti e un militare.

Il fallimento chavista, scrive sul Foglio Loris Zanatta, «è il fallimento del regime che aveva preteso di ergersi a modello di ordine antiliberale, a erede della tradizione populista latinoamericana» e «il suo tracollo è anche quello delle ricette e degli slogan con cui il Papa e i suoi eserciti di ammiratori simpatizzano». E nell’articolo, scritto anche per il quotidiano argentino Clarín, aggiunge: «El Papa critica a Temer, pero el desastre chavista no lo deja indemne. Revela que demonizar al mercado sirve para poner en fuga capitales, paralizar inversiones, sabotear la producción, provocar hambre, ira, exilio; que darle las espaldas a la democracia liberal sirvió para centralizar todos los poderes y transformar la dialéctica política en una guerra de religión de la que ninguna institución se ha salvado, y cuyo legado es el odio que divide el país; y que todo esto se hizo en nombre del pueblo, de los pobres que el régimen ha cultivado despilfarrando la riqueza más grande que Venezuela ha visto nunca en su historia».

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La frattura politica che conta

Quasi tutti i sistemi politici del nostro continente si stanno ridefinendo a partire dalla frattura sull’Europa. Sono anni che Pietro Ichino si affanna a ripeterlo. Ora lo vedono anche i ciechi.

«Rispetto a questa frattura –  come ha scritto Sergio Fabbrini sabato scorso sul Sole 24 Ore – destra e sinistra non sono distinguibili. Sia nell’una che nell’altra c’è chi vuole ritornare alle sovranità nazionali del passato e chi invece vuole difendere l’integrazione sovranazionale». E se non si riconosce questo dato, non c’è modo di raccapezzarsi di fronte a quel che succede in Europa da un po’ di tempo a questa parte.

Nella sua bella newsletter settimanale (qui sotto) sulle presidenziali francesi, Francesco Maselli, domenica scorsa ha descritto, infatti, una situazione «inedita e difficilmente prevedibile»: a pochi giorni dal voto sono quattro i candidati che possono qualificarsi al ballottaggio.

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VERSO IL CONGRESSO DEL PD – Incontro pubblico con Enrico Morando. Sala Convegni dell’Enaip di Udine – Pasian di Prato, VENERDì 21 APRILE, ore 19

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E’ troppo tardi per la democrazia turca?

Dal Regno Unito all’Italia, dalla Colombia all’Ungheria, negli ultimi tempi i referendum popolari hanno sconvolto il mondo. Ma quello turco di domenica prossima è davvero unico nel suo genere.

La democrazia turca, si sa è in rianimazione; e il 16 aprile i turchi sono chiamati a votare per decidere se rimpiazzare il sistema parlamentare con un sistema presidenziale.

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La capriola di Trump sulla Siria – www.italiaincammino.it, 13 aprile 2017

Per uno che ha fatto campagna elettorale su una piattaforma che voleva evitare coinvolgimenti e conflitti all’estero e che ha ripetutamente messo in guardia il suo predecessore contro qualunque azione militare in Siria, Trump ha fatto una capriola mozzafiato nello spazio di appena 63 ore dopo l’attacco chimico.

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Manifesto del buon senso, anti sfascisti – Il Foglio, 11 aprile 2017

Serve un’alleanza culturale e trasversale contro i professionisti della fuffa

di Claudio Cerasa

Lasciate perdere il bipolarismo, mettete da parte le differenze tra destra e sinistra, ignorate per un momento i nomi dei partiti e andate diritti al punto della questione, al vero spartiacque della politica di oggi perfettamente sintetizzato dal titolo di un libro pubblicato qualche mese fa in Francia scritto da Daniel Cohn-Bendit con Hervé Algalarrondo: “Et si on arrêtait les conneries” (Fayard). Che tradotto in italiano suona più o meno così: quando la finiamo di sparare cazzate? La lettera consegnata al Foglio da Alessandro Maran dimostra che nel nostro paese si stanno consolidando due fronti politici trasversali formati da due movimenti d’opinione che superano gli attuali partiti.

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Informativa del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale sulla situazione in Siria e conseguente discussione. Seduta del 12 aprile 2017

MARAN (PD). Signor Presidente, signor Ministro, per uno che ha fatto campagna elettorale su una piattaforma che voleva evitare coinvolgimenti e conflitti all’estero e che ha ripetutamente messo in guardia il suo predecessore contro le azioni militari in Siria, Trump ha fatto una capriola mozzafiato nello spazio di appena 63 ore dopo l’attacco chimico. Giorno dopo giorno, il nuovo presidente americano sta scoprendo quel che ogni populista anti establishment è destinato prima o poi a scoprire: che i problemi di solito sono spinosi e incredibilmente complessi; che, se ci fosse stata una soluzione facile e appropriata, l’avremmo già trovata; che spesso anche le soluzioni meno soddisfacenti costano di più di quanto siamo disposti a pagare o a tollerare.

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Anche la sinistra lo ammette:«Casaleggio e associati? Meno male che Berlusconi c’è» – Il Foglio, 11 aprile 2017

«Sebbene le elezioni olandesi siano state un vero sollievo per le malconce élite europee – ha scritto il New York Times all’indomani del voto – la situazione non è ancora cambiata». L’immigrazione e la sfiducia nei confronti dell’Unione europea, divenuta il simbolo dell’austerità, continuano ad alimentare il populismo. E Charles Grant, direttore del Center for European Reform, ha messo in evidenza che, in prospettiva, il pericolo più grande per l’Unione europea non viene dalla Francia o dalla Germania, ma dall’Italia: «Se i populisti del M5s dovessero vincere in Italia, ciò avrebbe serie conseguenze, poiché potrebbero condurre il paese a lasciare l’euro e destabilizzare l’Eurozona».

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Conferenza stampa: “Italia-Cina: la nuova via della seta” – Senato della Repubblica, 5 aprile 2017

clicca qui per la conferenza stampa registrata da Radio Radicale

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