Trump se l’è cavata di nuovo. L’ex presidente americano è stato assolto per la seconda volta negli ultimi tredici mesi. Il Senato, con 57 voti a favore e 43 contrari, si è espresso a favore della condanna nel secondo processo di impeachment a suo carico, ma i sì non sono stati sufficienti per raggiungere la maggioranza qualificata richiesta.
Nel 2034 potrebbe scoppiare La terza guerra mondiale? WIRED, il magazine americano dedicato all’innovazione e alle tecnologie (una rivista che studia come le tecnologie emergenti influenzino la cultura, l’economia e la politica), ha cominciato a pubblicare (in sei puntate, fino al 2 marzo) un estratto del nuovo romanzo dello scrittore Elliot Ackerman e dell’ex ammiraglio James Stavridis, l’ex comandante supremo delle Forze alleate della Nato, che ipotizza, in una fiction ben orchestrata, una esclatation militare tra gli Stati Uniti e la Cina proprio nel corso del 2034. Ricco di complicate provocazioni e reazioni su più fronti che si svolgono in un universo immaginario in cui le calotte polari sono solo dei gusci e Mike Pence è stato presidente per un solo mandato, il romanzo, che si intitola «2034: A Novel of the Next World War», sembra spaventosamente verosimile.
Iran: gli Stati Uniti non possono andare e venire come pare a loro – ilcaffeonline, 13 febbraio 2021
Dopo la vittoria elettorale di Biden si è aperta la possibilità di far rivivere l’accordo nucleare iraniano, dal quale Trump si è tirato fuori con una mossa che ha spinto Teheran a riavviare le sue centrifughe e riprendere ad arricchire l’uranio al fine di ottenere la fatidica bomba. Ma anche arrivare al punto di riprendere i negoziati richiede una buona volontà che oggi non è alle viste. Specie se si considera che, in entrambe le nazioni, anche la politica interna da cui dipende l’accordo è a dir poco insidiosa.
«Investire nella nostra diplomazia non è qualcosa che facciamo perché è la cosa giusta da fare per il mondo. Lo facciamo per vivere in pace, in sicurezza e prosperità», ha detto Joe Biden nel suo discorso al Dipartimento di Stato. «Lo Facciamo perché è nel nostro autentico interesse».
In molti, anche tra gli analisti, hanno appreso con meraviglia del colpo di Stato che ha riconsegnato il Myanmar ai militari, dieci anni dopo che il paese, liberandosi della dittatura militare, era diventato un beniamino dei democratici. Incluso Carlos Sardiña Galache, il giornalista freelance autore di «The Burmese Labyrinth: A History of the Rohingya Tragedy», il ritratto di una nazione in perenne conflitto con se stessa, che lunedì ha twittato che il colpo di Stato non aveva molto senso, «dato che il sistema concepito dai militari ha funzionato benissimo per loro» anche dopo la transizione.
Solo due anni fa, la legislatura ha preso il via con la maggioranza populista e sovranista di Salvini e di Di Maio e ora potrebbe concludersi con una maggioranza antipopulista ed europeista guidata da Mario Draghi. Eppure, in questi giorni sui giornali non si è fatto che parlare delle mire e delle macchinazioni di Renzi (esibendo, ovviamente, la necessaria indignazione morale), affermando che al centro della crisi di governo c’erano unicamente le poltrone, ovvero la «bulimia di potere». Insomma, Recovery Plan, servizi segreti, giustizia, ecc., erano solo pretesti, e tutto girava intorno alla possibilità di «poggiare di nuovo le terga sulla poltrona». «La poltrona, già, la detestatissima poltrona – ha scritto Pierfrancesco De Robertis su Quotidiano.net – la vera ed eterna bussola del potere e degli obiettivi dei politici. Ieri, oggi e domani. Vaffa o non vaffa».
In Olanda, la settimana scorsa, dopo che il governo ha imposto un coprifuoco dalle 21 alle 4:30 del mattino per fermare la pandemia da coronavirus, le rivolte hanno messo a ferro e fuoco il Paese.
Decine di migliaia di manifestanti russi si sono radunati nel corso del weekend per sollecitare il rilascio di Alexey Navalny, l’attivista che si batte contro la corruzione, inondando i centri delle città e scontrandosi con la polizia.
Lunedì scorso, nel suo primo discorso da quando Trump ha lasciato l’incarico, il presidente cinese Xi Jinping ha invocato apertamente una maggiore cooperazione internazionale, un rafforzamento del multilateralismo e della libertà di commercio dopo anni di tensioni commerciali con l’amministrazione americana precedente.
L’assalto al Campidoglio, che ha comprensibilmente calamitato l’attenzione generale, ha finito purtroppo per distogliere l’attenzione dei media dalla vittoria dei democratici nei due ballottaggi in Georgia. Il che è un vero peccato, perché la recente tripletta messa a segno dai democratici ha molto da insegnare anche alla politica di casa nostra (e, in generale, agli italiani).