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L’Italicum e la lezione spagnola

«El PP se refuerza y el bloque de la izquierda se debilita», titola oggi El País. Secondo il giornale «el escenario es distinto al del 20 de diciembre, pero las novedades no son suficientes como para que una sola fuerza política pueda asegurar el futuro Gobierno. La prioridad absoluta es la de hacer posible un pacto que garantice rápidamente un Ejecutivo estable, corrigiendo así la peor consecuencia de la legislatura precedente. Ahora se necesitan soluciones, aunque para ello sea preciso pasar por encima de los intereses partidistas o personales más concretos. De ningún modo puede repetirse la esterilidad del periodo anterior ni acudir al irresponsable expediente de dejarse llevar hasta unas terceras elecciones».

Ma il rischio, appunto, è che si ripropongano tutte le stesse dinamiche sterili che hanno portato al fallimento dei negoziati nei mesi scorsi. Come sei mesi fa, il leader di Podemos, Pablo Iglesias, punterà probabilmente a convincere i socialisti a dare il via insieme a lui a un «governo del cambiamento», mentre Rajoy chiederà responsabilità per la formazione di un governo di larghe intese che garantisca la governabilità del paese.

A ben guardare, dalla Spagna arrivano buoni argomenti a sostegno della riforma costituzionale e dell’Italicum. E visto che dalle nostre parti, dal giorno successivo alle elezioni comunali non si fa che parlare di legge elettorale – e sono in parecchi (specie quanti lavorano per un dopo Renzi) a volerla cambiare – rimando alle osservazioni sul voto spagnolo di Stefano Ceccanti: «L’unica certezza è che anche questo voto spagnolo dimostra come in una situazione non più bipolare (come era stata la Spagna fin dal suo approdo alla democrazia) se non si sceglie un sistema elettorale che consenta ai cittadini di scegliere da chi essere governati come avviene col doppio turno o si aprono le porte a larghe intese o si condanna la democrazia) all’impotenza» (Spagna – La Spagna non svolta | l’Unità TV).

Quella spagnola è una lezione che sarebbe bene tenere a mente quando, in autunno, voteremo il referendum costituzionale. Se voteremo Sì alla riforma avremo un sistema che consente ai cittadini-elettori di decidere chi debba governare. Si supera, infatti, il bicameralismo paritario, si assegna alla sola Camera il potere di dare e togliere la fiducia al governo e si prevede (in coerenza con il testo costituzionale), una legge elettorale maggioritaria a doppio turno, l’Italicum appunto. Se invece vinceranno i No, ci terremo il Senato attuale, doppione della Camera, e prenderà corpo uno scenario spagnolo. È molto probabile che, in queste condizioni, alle prossime elezioni non vinca nessuno, che addirittura si determinino due maggioranze diverse nelle due diverse Camere, e che l’unica prospettiva percorribile resti quella di governi di coalizione tra forze eterogenee o quella di governi tecnici, deboli, instabili e non decisi dagli elettori. In un momento difficile come quello che, con tutta l’Europa, stiamo attraversando, non proprio il massimo, diciamo….

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