Doveva succedere. Dopo quattro anni di incitamenti all’odio, complotti, allarmi e menzogne che hanno messo uno contro l’altro gli americani, un’esplosione di collera era nell’aria. Doveva succedere e ieri è successo. A Washington una folla inferocita ha assalito il Campidoglio, la sede dei due rami del Parlamento degli Stati Uniti (per la prima volta dopo l’assalto inglese nel 1814), interrompendo l’assemblea plenaria convocata per confermare la vittoria elettorale di Joe Biden.
Si sa che il jazz ha accompagnato la lotta per i diritti civili degli afroamericani negli Stati Uniti. Basterebbe ricordare «Strange fruit» di Billie Holiday, che alcuni anni fa il settimanale «Time» ha indicato come il monumento musicale del secolo. Una canzone bellissima, drammatica e agghiacciante sui linciaggi dei neri nel Sud degli Stati Uniti (infatti, lo «strano frutto» di cui si parla nella canzone è il corpo di un nero che penzola da un albero) che la cantante eseguì per la prima volta nel nightclub Café Society di New York nel 1939.
Anche in America è cominciato un nuovo anno politico. Joe Biden e Kamala Harris in questi giorni sono in Georgia per sostenere i candidati democratici nei due ballottaggi che domani decideranno chi controllerà il Senato (e, dunque, il destino dell’agenda legislativa della nuova amministrazione americana).
Se c’è una cosa sulla quale possiamo concordare tutti, in tutto il mondo, è che abbiamo disperatamente bisogno di un nuovo anno.