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Il Foglio, 12 gennaio 2016 – La svolta buona che ora serve al governo (e all’Italia). Appello a Renzi

Salari legati alla produttività, spesa pubblica da rivoluzionare, giustizia civile e penale, concorrenza, merito nelle università. Come non sprecare il 2016. Il Foglio anticipa la lettera aperta al premier di un gruppo renziano di parlamentari Pd

di Claudio Cerasa

Il Foglio ha intercettato una lettera aperta inviata al presidente del Consiglio Matteo Renzi da un gruppo di parlamentari del Pd di fede renziana. La lettera è in realtà un appello formulato in cinque punti da otto importanti parlamentari del Partito democratico che provano a mettere fuoco quali dovranno essere le priorità che il capo del governo non deve ignorare per non sprecare il 2016 ed evitare così, aggiungiamo noi, che la politica del consenso rapido prevalga sulla politiche delle riforme future. Il 2016, come si sa, è un anno delicato, forse decisivo, in cui Renzi ha scelto di giocarsi tutto a ottobre, trasformando il referendum sulle riforme costituzionali in un plebiscito legato più a una valutazione generale sul renzismo che al semplice superamento del bicameralismo perfetto (ieri il ddl Boschi è passato alla Camera, approvato con 367 sì, 194 no e 5 astenuti, il 20 gennaio tornerà al Senato, ad aprile sarà per l’ultima volta alla Camera, a ottobre ci sarà il referendum confermativo).

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Il Foglio, 12 gennaio 2016 – La svolta buona che ora serve al governo (e all’Italia). Appello a Renzi

Salari legati alla produttività, spesa pubblica da rivoluzionare, giustizia civile e penale, concorrenza, merito nelle università. Come non sprecare il 2016. Il Foglio anticipa la lettera aperta al premier di un gruppo renziano di parlamentari Pd

di Claudio Cerasa

Il Foglio ha intercettato una lettera aperta inviata al presidente del Consiglio Matteo Renzi da un gruppo di parlamentari del Pd di fede renziana. La lettera è in realtà un appello formulato in cinque punti da otto importanti parlamentari del Partito democratico che provano a mettere fuoco quali dovranno essere le priorità che il capo del governo non deve ignorare per non sprecare il 2016 ed evitare così, aggiungiamo noi, che la politica del consenso rapido prevalga sulla politiche delle riforme future. Il 2016, come si sa, è un anno delicato, forse decisivo, in cui Renzi ha scelto di giocarsi tutto a ottobre, trasformando il referendum sulle riforme costituzionali in un plebiscito legato più a una valutazione generale sul renzismo che al semplice superamento del bicameralismo perfetto (ieri il ddl Boschi è passato alla Camera, approvato con 367 sì, 194 no e 5 astenuti, il 20 gennaio tornerà al Senato, ad aprile sarà per l’ultima volta alla Camera, a ottobre ci sarà il referendum confermativo).

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Il Piccolo, 12 gennaio 2016 – Tribunale ingestibile? Uniamoci a Trieste

La proposta del senatore Maran: «Non mi manda il Pd, dobbiamo solo pensare a un servizio che funzioni meglio»

di Francesco Fain

La strategia per salvare e potenziare il Tribunale di Gorizia? Unirsi a Trieste e mettere insieme due dei Palazzi di giustizia più piccoli d’Italia. «È una bestemmia? Il servizio giustizia (e dunque gli interessi della gente) ne guadagnerebbe». A formulare la proposta-choc è il senatore Alessandro Maran al culmine di un lungo e articolato ragionamento. È consapevole che «si leveranno lamenti e grida per la spoliazione ulteriore del capoluogo. Ma cosa vogliamo? Vogliamo mantenere il simulacro di un servizio che non funziona (e che così non può funzionare), o vogliamo fare in modo che il servizio giustizia funzioni meglio?» Maran specifica la sua è solo un’opinione personale. «Anche perché – aggiunge – sul punto la posizione del Pd (e delle altre forze politiche) varia a seconda del territorio interessato».
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Tribunale di Gorizia: la lettera che ho inviato al Piccolo. Gorizia, 11 gennaio 2016

Chiamato in causa dall’articolo dell’amico Roberto Covaz, torno sulla questione del tribunale. Dico subito che la mia è solo un’opinione personale. Anche perché sul punto la posizione del PD (e delle altre forze politiche) varia a seconda del territorio interessato. Ma vediamo come stanno le cose. Il tribunale di Gorizia corre il rischio di chiusura? No. Com’è stato chiarito molte volte, da ultimo dalla senatrice Fasiolo, nessuno lo vuole chiudere. Semmai, il problema resta un altro: così com’è combinato, il tribunale non funziona come dovrebbe. Perché? Perché è troppo piccolo, troppo periferico e non ci vuole venire nessuno. E non bastano neppure gli incentivi che hanno garantito ai magistrati, in quanto sede disagiata, uno stipendio maggiorato. Dunque, il problema è che il tribunale deve “diventare più grande”. Vecchia storia, si sa.

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Messaggero Veneto, 9 gennaio 2016 – UTERO IN AFFITTO, LA PRATICA RESTA VIETATA

Dal 26 gennaio riprenderà al Senato l’esame del ddl sulle unioni civili. La normativa prevista dal ddl Cirinnà riprende pedissequamente la proposta del “modello tedesco”: unioni civili con stepchild adoption (lanciata d’altronde alla Leopolda del 2012 e contenuta nella mozione uscita larga vincitrice dal congresso del Pd del 2013). In questi giorni, in vista della ripresa del dibattito in Aula, non si fa che parlare ossessivamente di maternità surrogata, accostando la proposta di legge Cirinnà sulle unioni tra persone dello stesso sesso al cosiddetto “utero in affitto”.

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Messaggero Veneto, 9 gennaio 2016 – UTERO IN AFFITTO, LA PRATICA RESTA VIETATA

Dal 26 gennaio riprenderà al Senato l’esame del ddl sulle unioni civili. La normativa prevista dal ddl Cirinnà riprende pedissequamente la proposta del “modello tedesco”: unioni civili con stepchild adoption (lanciata d’altronde alla Leopolda del 2012 e contenuta nella mozione uscita larga vincitrice dal congresso del Pd del 2013). In questi giorni, in vista della ripresa del dibattito in Aula, non si fa che parlare ossessivamente di maternità surrogata, accostando la proposta di legge Cirinnà sulle unioni tra persone dello stesso sesso al cosiddetto “utero in affitto”.

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LIBERTÀeguale Magazine, 7 gennaio 2016 – Usa: la politica estera che ha cuore l’ordine liberale

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Interveniamo in difesa della politica estera del presidente Obama. Si fa un gran parlare, specie dopo gli attentati di Parigi, del «vuoto geopolitico lasciato dall’America di Obama». E buona parte della delusione e dell’insofferenza nei confronti della politica estera di Barack Obama trae origine dall’assunto che, per dirla con il titolo del celebre articolo di Robert Kagan, «Superpowers don’t get to retire». Da qui l’insistenza sul presunto carattere «indecifrabile» della «astrategia obamiana». Eppure, non c’è nulla di incomprensibile, se si prende sul serio il punto di vista dell’amministrazione americana.

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LIBERTÀeguale Magazine, 7 gennaio 2016 – Usa: la politica estera che ha cuore l’ordine liberale

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Interveniamo in difesa della politica estera del presidente Obama. Si fa un gran parlare, specie dopo gli attentati di Parigi, del «vuoto geopolitico lasciato dall’America di Obama». E buona parte della delusione e dell’insofferenza nei confronti della politica estera di Barack Obama trae origine dall’assunto che, per dirla con il titolo del celebre articolo di Robert Kagan, «Superpowers don’t get to retire». Da qui l’insistenza sul presunto carattere «indecifrabile» della «astrategia obamiana». Eppure, non c’è nulla di incomprensibile, se si prende sul serio il punto di vista dell’amministrazione americana.

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La nostra marcia verso l’uguaglianza

testo corte suprema usa

Dal 26 gennaio riprenderà al Senato l’esame del ddl sulle unioni civili (ddl 2081 e connessi). Come sanno tutti, la normativa prevista dal ddl Cirinnà riprende pedissequamente la proposta del ‘modello tedesco’ (e cioè unioni civili con stepchild adoption) lanciata alla Leopolda del 2012 e contenuta nella mozione uscita larga vincitrice dal congresso PD del 2013.

Ricevo parecchie mail in questi giorni, tutte uguali, che mi invitano «a riflettere seriamente sulla reale necessità di approvare una Legge “per pochi” che segnerebbe una profonda ferita nella nostra società e che cancellerebbe i valori naturali, culturali e religiosi sui quali si è fondata e si fonda la nostra Nazione, che Lei ha l’onore e l’onere di rappresentare come Senatore» e, quasi sempre, la lettera prosegue così: «Lei sarà chiamato a esprimere un giudizio, e quindi un voto, sul Disegno di Legge sulle Unioni Civili anche tra persone dello stesso sesso e quindi a legittimare o meno l’abominevole pratica dell’utero in affitto, che inevitabilmente sarebbe introdotta attraverso la cosiddetta “stepchild adoption”. E anche nell’ipotesi che la “stepchild adoption” dovesse essere ipocritamente stralciata dal ddl, Lei sa bene che una volta approvata una legge sulle unioni civili, in base al principio di non discriminazione, l’Europa imporrebbe la loro equiparazione a tutti gli effetti al matrimonio naturale tra uomo e donna, con tutte le implicazioni del caso, possibilità di adozione compresa».

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Formiche.net, 4 gennaio 2016 – Che cosa accomuna l’Isis al comunismo

L’esercito iracheno ha riconquistato Ramadi. È una delle migliori notizie con cui abbiamo chiuso l’anno. Ma diciamoci la verità: per sbaragliare lo Stato Islamico servirebbe una massiccia invasione di terra e i risultati sarebbero, ben che vada, temporanei. Come ha evidenziato Barry Posen, direttore del MIT Security Studies Program, in un saggio recente, «i tentativi americani di riformare la politica di altri Paesi con la spada si sono infranti contro l’ostilità sciovinistica verso gli stranieri, alleanze locali inaffidabili, pratiche culturali profondamente radicate e la rozzezza dello strumento militare». E proprio questi «persistenti problemi» consigliano una strategia più limitata di «contenimento» che «richiede pazienza e resilienza e non promette una rapida e facile vittoria». L’Isis é riapparso, infatti, dopo che era stato già battuto durante il «surge» delle forze Usa in Iraq nel 2007. Poiché fino a quando i sunniti continueranno a sentirsi minacciati, le organizzazioni jihadiste si offriranno di «proteggerli».

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