Chatham House, il think tank inglese (tra i più accreditati del mondo) che si occupa di politica estera, assegna ogni anno un premio ai contributi più significativi al miglioramento delle relazioni internazionali. Quest’anno il premio è andato ai cinque giudici della Corte suprema del Malawi, che, nonostante le pressioni, hanno invalidato le elezioni presidenziali del 2019 e ordinato la loro ripetizione dopo aver riscontrato estese irregolarità.
Quindici paesi dell’Asia e del Pacifico scommettono sull’integrazione economica della regione.
La Cina ed altri quattordici paesi si sono uniti in un mega accordo di libero scambio in gestazione da un decennio. L’intesa, la Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), è stata firmata domenica scorsa al termine di un summit regionale virtuale (host virtuale il Vietnam).
I capricci presidenziali più lunghi d’America non mostrano segni di cedimento. Ad ogni modo, mentre l’America sta cercando di superare un’elezione difficile, il resto del mondo sta andando avanti.
Nei giorni scorsi, il presidente francese Emmanuel Macron ed il cancelliere austriaco Sebastian Kurz si sono incontrati a Parigi per pianificare nuove strategie europee per «affrontare l’estremismo islamista», in un vertice antiterrorismo che si è trasformato in un summit digitale con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ed altri importanti leader europei (l’esclusione di Italia, Spagna e Grecia ha fatto, ovviamente, discutere).
Joe Biden ha vinto, ma adesso viene il difficile. Per rendersene conto basta scorrere i giornali più importanti. La redazione del New York Times, che ha appoggiato Biden, sostiene che “vale la pena approfittare del momento per brindare e tirare un sospiro di sollievo”. Il paese è sopravvissuto a quello che “per l’esperimento americano” si può considerare “un prolungato stress test”, ha scritto il giornale. “Il presidente ha fatto del suo meglio per minare le basi democratiche della nazione. Sono state scosse, ma non sono andate in pezzi. Trump ha messo in evidenza i loro punti deboli ma anche la loro forza”.
Si, certo, non ci sono ancora tutti i risultati, ma come sottolineano gli osservatori più attenti, il sistema elettorale americano ha retto bene. «Dalla prospettiva della gestione delle elezioni, la settimana appena trascorsa è stata un successo sorprendente», hanno scritto sul Wall Street Journal Nathaniel Persily e Charles Stewart III.
Sabato, alle 11:24 del mattino (ET), l’America, ed il mondo, hanno svoltato. Nell’istante in cui la CNN ha annunciato che Joe Biden sarebbe diventato il 46º presidente, gli Stati Uniti hanno imboccato una strada molto diversa da quella che avrebbero preso se il presidente Donald Trump fosse stato rieletto.
I democratici sono terrorizzati. I supporter del presidente Trump con in testa il cappellino MAGA sono invece sicuri che il loro eroe stia per fare un altro miracolo. Insomma, alla vigilia delle più importanti elezioni della storia moderna dell’America, nessuna delle due parti in lotta si fida dei dati che indicano il candidato democratico Joe Biden come favorito e che mostrano che il sentiero verso la vittoria di Trump è molto più stretto (ma comunque ben evidente). Entrambe le fazioni stanno ancora combattendo l’ultima guerra, quella vinta da Trump nel 2016.
Ci siamo. Non ci resta che incrociare le dita. Non siamo i soli ad affidarci a gesti scaramantici. Perfino FiveThrirtyEight (il blog dedicato all’analisi, dal punto di vista statistico, di eventi di cronaca, di sport e di politica) ci ricorda che Trump potrebbe ancora vincere, che un dieci per cento di possibilità non equivale a zero, che Trump potrebbe teoricamente avvantaggiarsi del Collegio elettorale e che c’è anche la possibilità del riconteggio delle schede elettorali. Anche Nate Silver (il creatore e principale autore di FiveThirtyEight) tocca ferro e ricorda che “quel che facciamo è ‘mappare l’incertezza’”.
Il presidente Trump ripone gran parte delle speranze di rielezione nella sua gestione dell’economia, una delle poche aree nelle quali, stando ai sondaggi, gli elettori preferisco il presidente uscente allo sfidante democratico, l’ex vicepresidente Joe Biden.