Maran (Pd): «I progressisti devono rientrare subito in sintonia con i cittadini»
ROMA Il consenso su Berlusconi nel Paese non si incrina neppure dopo la bufera del Rubygate. Come se lo spiega onorevole Maran?
La sopravvivenza di Berlusconi – risponde il veltroniano Alessandro Maran, vicecapogruppo del Pd alla Camera – e la sua permanenza al potere, nonostante ne abbia fatte di tutti i colori, è dovuta solo al fatto che non c’è un’alternativa credibile al suo governo.
In sostanza parte dell’elettorato dice: se non voto lui chi dovrei votare?
Berlusconi è quello che è, ma tutto sommato gli altri potrebbero essere peggio. E ciò perché si ricorda l’esperienza del secondo governo Prodi, cioè l’Unione, caratterizzata da litigi interni e pareri discordanti e che si è tradotta nell’impotenza a cambiare il Paese. Proprio quella vicenda ci aveva persuasi nel 2008 che il problema non era allargare l’alleanza, ma piuttosto conquistare nuovi elettori.
Veltroni però ha perso le elezioni.
Il problema non era riuscire in quell’occasione a sconfiggere Berlusconi poiché la valutazione dell’elettorato era basata sull’esperienza precedente e non sul programma. Ma la convinzione era, ed è, che su quella strada dobbiamo muoverci, cioè allargare la base elettorale
Giusto. Come si fa?
Il Pd deve cambiare, mettere in discussione la propria identità e la politica che propone. Deve cercare di rispondere a tutte quelle domande che gli elettori hanno rivolto al centrodestra sul fisco, sulla politica economica, sulla giustizia e che Berlusconi ha lasciato insoddisfatte. I progressisti devono sforzarsi di costruire una alternativa credibile sulla capacità di entrare in sintonia con gli italiani come sono oggi, battendo Berlusconi dove gli fa più male: la sua impotenza a cambiare l’Italia dopo aver detto che l’avrebbe rivoltata come un calzino.
Il segretario Bersani, in questi giorni, sembra solo cavalcare la questione giudiziaria che investe il premier.
L’opposizione, come è naturale deve raccogliere l’indignazione morale del Paese e lo sconcerto a cui hanno dato voce lo stesso presidente Napolitano e le autorità religiose, anche con la mobilitazione di piazza. Attenzione, però, questo non basta: non si costruisce una alternativa di governo soltanto con la denuncia morale.
La vicenda Mirafiori vi ha penalizzato nei sondaggi a favore di Vendola che si è schierato contro Marchionne.
Il problema è che il Pd non può rappresentare solo il suo elettorato come fa Vendola. Per competere nella sfida per il governo deve conquistare la maggioranza degli italiani. Il nostro Paese ha bisogno che le ragioni del lavoro e quelle dell’impresa si riconoscano in uno sforzo collettivo.
Dopo il Lingotto il rapporto dei Modem con Bersani è migliorato?
Un passo avanti si è fatto. È evidente che in un partito moderno ci sono opinioni diverse. Tante teste tante idee, il punto e che tutte siano al servizio di un progetto collettivo.