GIORNALI2011

qdR magazine settimanale di propaganda riformista, numero 40 del 13 dicembre 2011 – Nostalgia di Monica

La crisi finanziaria incide duramente su molte vite e non c’è dubbio che ora, a vent’anni di distanza da quando James Carville scrisse ‘It’s the economy, stupid’ su un cartello nel quartier generale della campagna presidenziale di Bill Clinton nel 1992,  che il problema sia l’economia lo vedono anche i ciechi.

Può darsi che nel 1992 il cattivo andamento dell’economia degli Stati Uniti abbia davvero fatto eleggere Clinton, ma «chiunque allora sperasse di guidare il mondo libero», come rimarca Simon Kuper in un spiritoso articolo sul supplemento domenicale del Financial Times, doveva rispondere ad alcune altre fondamentali domande:«Clinton ha mai fumato marijuana? E’davvero andato a letto con Gennifer Flowers? Nei paesi occidentali, agli elettori importavano ancora questioni d’identità. Volevano leader che almeno fingessero di condividere i loro valori». Ora non è più così: «Vent’anni dopo, Carville ha definitivamente ragione. Il sesso, la droga e le vecchie guerre stanno svanendo dalla testa degli elettori, lasciando l’economia come l’unico vero argomento in politica. Non è detto che il cambiamento sia un bene. Ogni paese era solito avere il suo tipo peculiare di identità politica. Il sesso, la razza e la forza virile americana hanno avuto una grande influenza negli Stati Uniti».

«Nel 2000 – prosegue Kuper – George W Bush fu eletto promettendo ‘di restaurare onore e dignità nello Studio Ovale’, il che nel codice del tempo significava ‘niente sesso orale’. Vinse ancora nel 2004 dopo che gli annunci Swift Boat insinuarono il dubbio sul coraggio di John Kerry durante la guerra in Vietnam. Gli elettori inglesi furono a lungo guidati dalle loro convinzioni sugli omosessuali, gli adulteri e le ragazze madri. Gli elettori italiani si dividevano tra chi credeva in Dio e chi no. In Olanda, quel che contava era appunto quale fosse il Dio in cui credere. E dovunque incombeva l’ombra della seconda guerra mondiale. Charles De Gaulle guidò la Francia fino al 1969 anche perché rappresentava quel pezzo di Francia che aveva scelto la parte giusta nel 1940. Dopo la guerra, l’intero paese voleva quella reputazione».

Insomma, Simon Kuper ritiene che lo spostamento dall’identità politica a quella economica, abbia avuto una lunga gestazione ma sia stato consacrato il 15 settembre 2008 quando collassò la Lehman Brothers: «John McCain era il candidato repubblicano, principalmente perché era stato torturato in Vietnam e sembrava, perciò, incarnare il coraggio americano. Non ha mai finto di capire l’economia. Ma nel dopo-Lehman, l’economia era improvvisamente diventata decisiva. E McCain perse le elezioni».

Ora agli elettori importa pochissimo dell’identità dei politici. «Gli Stati Uniti – insiste Kuper – sono guidati da un nero, l’Islanda da una lesbica, i conservatori scozzesi da una kick-boxer lesbica e il Regno Unito da un vecchio Etoniano. Nessun politico oggi pagherebbe Carville per farsi dire ‘It’s the economy, stupid’, perché la verità è sotto gli occhi di tutti. Perfino i partiti razzisti dell’Europa settentrionale stanno cambiando e dal colpevolizzare i mussulmani passano a condannare il salvataggio greco. I nuovi movimenti di massa americani, il Tea Party e Occupy Wall Street, hanno nomi esplicitamente economici. Il grido di guerra di quest’ultimo,’We are the 99 per cent’, si riferisce a una rilevazione statistica sulla distribuzione del reddito che prima del 2008 era a stento conosciuta all’esterno delle facoltà di economia delle università. Solo nel tempo deformato delle primarie americane dei Repubblicani possono ancora per davvero trionfare discussioni su Dio, le armi e gli omosessuali».

Insomma, gli italiani si sono liberati di Berlusconi per l’incapacità del governo di arginare il drammatico aggravarsi e l’annunciata caduta nel baratro dell’economia italiana e non per le sue abitudini sessuali. Un passo avanti? In Italia, sicuro. Specie se si considera che a forza di carnevalate abbiamo sprecato almeno un decennio. Ma Kuper insinua il dubbio: «Votare sulle questioni economiche sembra una cosa da adulti. Sfortunatamente, gli elettori non sono attrezzati a farlo. Bisogna riconoscere che il vantaggio del sesso orale è che ciascuno ha un’opinione sull’argomento. Ma ora gli elettori stanno cercando di giudicare questioni che confondono perfino gli economisti di professione (…) Gli Stati Uniti hanno bisogno di uno stimolo fiscale? I Greci hanno bisogno dell’euro?» Insomma, «gli elettori sono lasciati a compiere scelte alla cieca. Se solo potessimo ancora dibattere su Monica Lewinsky».

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