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Brexit: verso l’accordo? – Il Riformista, 18 dicembre 2020

Restano ancora una decina di giorni per raggiungere un accordo ed è sempre più probabile che, di questo passo, alla fine dell’anno la Gran Bretagna esca dall’unione commerciale e doganale europea.

Le trattative si sono trascinate anche in queste settimane (sebbene gran parte delle questioni siano state risolte) e non c’è ancora una intesa. I titoli dei giornali hanno raccontato che il principale ostacolo è rappresentato dalla pesca: una questione di orgoglio nazionale, probabilmente, ma in pratica una questione limitata (si tratta di stabilire se ai pescherecci europei sarà consentito di calare le reti a strascico nelle acque inglesi).

Ma le cose non stanno proprio così, ha scritto l’Economist. La vera questione è qualcosa di più grosso e riguarda il cosiddetto «level playing field», un termine onnicomprensivo che riguarda la parità di condizioni per evitare concorrenza sleale e dumping e che ha a che fare con la possibilità per l’Unione europea di imporre dazi se il Regno Unito dovesse «mettere in discussione le attuali regole sociali, ambientali, sui diritti del lavoro e sugli aiuti di stato che sono a fondamento del mercato unico dell’Unione europea», adottando standard meno stringenti. Dato però che lo scopo dichiarato della Brexit era proprio quello di liberare la Gran Bretagna dalla regole dell’Europa, se Boris Johnson dovesse accettare le condizioni poste dalla Ue, l’intesa apparirebbe inevitabilmente (anche se il premier inglese dirà certamente di aver preservato la sovranità britannica) come «uno schiaffo alle pretese di Johnson» e all’idea stessa che la Brexit «significasse necessariamente sovranità incondizionata ed il diritto assoluto di distinguersi dalle regole stabilite a Bruxelles».

Come finirà? Tutto è ancora possibile. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha detto al Parlamento europeo che uno spiraglio c’è : «Si è aperta una strada verso un accordo, forse è stretta ma c’è»e ieri sera ha twittato che ci sono ancora difficoltà da superare e che i negoziati continuano. Perciò si tratterà fino all’ultima ora.La questione della pesca, in un modo o nell’altro, si risolverà, ha scritto sul Financial Times Gideon Rachman, che a sua volta ritiene si tratti di una questione marginale. Invece, sull’intero quadro della situazione, Rachman scrive che il Regno Unito dovrà mollare la presa per una ragione molto semplice: l’Unione europea è un gigantesco mercato di consumo, molto più grande di quello inglese, e come tale ha un peso enorme. Qualcosa che i Breexiter (come del resto i sovranisti di casa nostra) fin dall’inizio hanno sottovalutato.

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