IN PRIMO PIANO

Tutto sotto il cielo

La superpotenza cinese è ormai una realtà. E più di qualcuno comincia a chiedersi se l’incapacità dell’America di cogliere quella che, appunto, è una realtà, possa addirittura condurre gli Stati Uniti e la Cina alla guerra.

Due libri, che raccomando, ci mettono sull’avviso rispetto a questa (seria) possibilità.

Il primo, “Everything Under the Heavens. How the Past Helps Shape China’s Push for Global Power” di Howard W. French, lo fa attraverso uno studio storico e culturale approfondito sul significato dell’ascesa della Cina dal punto di vista dei cinesi.

Il secondo, “Destined for War: Can American and China Escape Thucydides’s Trap?” di Graham Allison, affronta la questione passando in rassegna una serie di casi storici che illustrano l’impulso e gli incentivi che possono portare al confronto militare quando una potenza in ascesa sfida una potenza dominante.

Entrambi i libri ci dicono che (anche se i politici cinesi nei loro discorsi ufficiali si affannano a spiegare la teoria della “ascesa pacifica”) dobbiamo preparaci ad un ordine mondiale radicalmente diverso, nel quale sarà la Cina a presidiare e a guidare l’Asia, e sostengono in modo convincente che adattarsi a questo mutamento del potere globale richiederà grande abilità da entrambe le parti se si vuole evitare un conflitto di vaste proporzioni.

Secondo French, un ex reporter del Washington Post e del New York Times, l’era della Cina è ormai alle porte. Per molti anni dopo l’apertura del 1978 (e le riforme), la Cina ha mantenuto un atteggiamento apparentemente schivo (Deng Xiaoping  raccomandava, del resto, “di nascondere le nostre capacità e di aspettare il nostro tempo”). Ora questa sorta di timidezza è stata archiviata. La Cina si è piazzata tra i pesi massimi del globo e con la creazione di una potenza navale, le crescenti rivendicazioni territoriali in aree come il Mare cinese meridionale e l’intimidazione diplomatica dei player più piccoli, ha manifestato apertamente i suoi piani di dominio pan-asiatico.

French sostiene che è l’eredità storica e culturale della Cina a governarne la condotta nelle relazioni internazionali e ad influenzarne le aspirazioni. Spiega, insomma, come il passato serva a modellare la spinta della Cina per il potere globale; e ci ricorda che la posizione globale modesta della Cina nel XIX e nel XX secolo è stata una sorta di anomalia storica. Al contrario, per buona parte degli ultimi Duemila anni, la norma, per la Cina, dalla sua prospettiva, è stato un dominio naturale su “ogni cosa sotto il cielo”, noto in cinese come tian xia (un concetto che ha governato le relazioni della Cina con i paesi vicini).

“Tutto sotto il cielo” è illustrato da una serie di mappe che mostrano il mondo dalla prospettiva cinese; il Mare cinese meridionale è paragonato alla lingua di una mucca che può essere tratteggiata come la logica prosecuzione della costa cinese meridionale. Il libro di French è stato scritto prima che il presidente Trump ripudiasse la Partnership trans-pacifica, ma, com’è evidente, il vuoto di potere che ne è derivato è un regalo inaspettato ad un impero impegnato a restaurare il proprio dominio.

“Destined for War”, di Graham Allison, (illustrato, allo stesso modo, con mappe e carte), avvalora gli argomenti di French con una serie di casi che attraversano la storia dell’umanità.

Allison, direttore del Center for Science and International Affairs della Harvard Kennedy School, sostiene che la sfida di una potenza emergente a una potenza egemone, pone una grave minaccia alla stabilità e alla pace e ritiene che lo scontro di hubris e paranoia che ne deriva spesso (ma non sempre) conduca alla guerra. Iniziare a riconoscere i fattori di rischio potrebbe servire ad evitare che il confronto tra i due contendenti finisca per farli cadere nella «trappola di Tucidite» (“Quello che rese inevitabile la guerra fu la crescita del potere di Atene, e la paura che questo creò a Sparta”).

Allison passa in rassegna sedici casi in cui la sfida egemonica ha determinato un conflitto di potenza. In dodici di questi casi, la sfida è terminata in un conflitto aperto: dal conflitto tra Sparta e Atene, quando entrambe le parti cercarono strenuamente di evitare la guerra, ma vi furono condotte da forze apparentemente oltre il loro controllo, alla la sfida tedesca al predominio dei paesi vicini all’inizio del XX secolo, che ha portato a due guerre mondiali. Ci sono, tuttavia, anche quattro esempi di mutamento degli equilibri di potere in cui la guerra è stata evitata, come quando la Gran Bretagna si è adattata all’ascesa degli Stati Uniti nel “Great Rapprochement”, la convergenza degli obiettivi diplomatici, politici, militari ed economici tra gli Stati Uniti e la Gran Bretagna all’inizio del secolo scorso, cogliendo alla fine i frutti della “relazione speciale” tra i due paesi.

Allison rispolvera la tesi di Huntington dello “scontro di civiltà” per spiegare che la Cina pensa attraverso unità temporali più lunghe e con un senso maggiore della gerarchia di quanto accada negli Stati Uniti. Per evitare la trappola di Tucidide, scrive, i policy maker americani devono evitare di pensare che la Cina ragioni come l’America e che risponderà alle provocazioni come farebbero loro.

Numerose situazioni potrebbero innescare un conflitto militare tra gli Stati Uniti e la Cina nonostante gli sforzi di entrambe le parti per mantenere la pace, da una collisione accidentale in mare a una incomprensione causata da un cyberattacco o da azioni intraprese da terzi come la Corea del Nord o Taiwan. E resta da vedere se, come si chiede Allison, sarà più difficile per i cinesi motivare razionalmente una cosmologia in cui ci sono due “soli” o per gli Stati Uniti accettare di convivere con un’altra superpotenza, forse superiore.

Entrambi i libri ci dicono che la Cina intende sloggiare gli Stati Uniti dall’Asia per restaurare il proprio dominio su quella che considera la sua sfera di influenza storica. Sfortunatamente Washington è poco preparata ad avere a che fare con una Cina capace di pianificare strategie nei termini illustrati da French e da Allison.

Ma non sta scritto da nessuna parte che la rinascita della Cina comporterà necessariamente la tragedia di un conflitto armato. Dipenderà da come la Cina, i paesi vicini e gli Stati Uniti, comprenderanno e gestiranno le motivazioni più profonde e le forze strutturali in gioco.

Mercoledì, intanto, parleremo del libro che raccoglie gli interventi di Xi Jinping.

You may also like
Le rivelazioni di John Bolton e i ‘complici’ di Anne Applebaum – Il Riformista, 19 Giugno 2020
Bugie virali
Società aperta contro società chiusa: le alleanze si faranno anzitutto su questo