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Lingotto al via

La campagna per le primarie sta per iniziare. Tra poche ore, Matteo Renzi aprirà i lavori della kermesse del Lingotto di Torino (dove tutto è cominciato dieci anni fa con Veltroni) che fino a domenica impegnerà i 12 tavoli tematici nella scrittura della mozione congressuale, che diventerà l’ossatura del programma di governo. Il mio punto di vista (sintetico) sul Foglio di oggi:

Al direttore – Mai avuto dubbi. Ho appoggiato il progetto innovativo di Veltroni, ho sostenuto lo sforzo riformatore di Monti e, per le stesse ragioni, ho visto nell’ascesa di Matteo Renzi alla guida del Pd un antidoto all’immobilismo antiriformista del Pd di Bersani.

Si può pensare quel che si vuole di Matteo Renzi ma non c’è dubbio che abbia ripreso le idee-chiave della sinistra liberale e che con queste idee abbia sfidato la vecchia “ditta”. Non è un mistero per nessuno che, al contrario di quel che hanno fatto Bill Clinton, Tony Blair e Gerhard Schröder, rompendo tabù e cinghie di trasmissione (a cominciare dal sindacato), rinunciando alla rendita di consolidati bacini elettorali e mettendo in discussione le vecchie identità, nel Pd l’ala veterostatalista ha preso il sopravvento e ha scelto di usare la crisi finanziaria e politica per tornare alle vecchie certezze sul ruolo dello stato in economia, sulle modalità di regolamentazione del mercato del lavoro e su parecchie altre cose. Ed è stato proprio Matteo Renzi, in questi anni, a restituire alla sinistra la possibilità di liberarsi, come direbbe Claudio Cerasa, dalle catene del post comunismo. Senza contare che sarebbero bastati gli interventi che ho ascoltato nell’ultima riunione della Direzione (che hanno chiesto a gran voce il ripudio del pareggio di bilancio, invocato più stato in economia, lanciato l’anatema sulle privatizzazioni, ecc.) a dissolvere ogni dubbio eventuale. E, come Biagio De Giovanni, ho preso la tessera del Pd per appoggiare Matteo Renzi e, ovviamente, ho sottoscritto la piattaforma per la sua candidatura.

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Non così divisi, dopotutto. Almeno in politica estera