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Il Piccolo, 18 ottobre 2016 – “La Carta va adattata ai tempi non adorata in modo acritico”

Il nuovo senato Sarà un luogo di mediazione e cancellerà incertezze e ricorsi che durano anni. Difetti? Sì, ma le cose andranno a regime con l’esperienza

di Diego D’Amelio

TRIESTE «La nostalgia del passato riappare continuamente nel dibattito sulla riforma, ma la Costituzione non va adorata in modo acritico bensì adattata ai tempi. Le modifiche poggiano su due assi: da una parte superare il bicameralismo perfetto assegnando alla Camera il voto di fiducia; dall’altra eliminare i conflitti di competenza fra Stato e Regioni, affidando al Senato la rappresentanza degli interessi territoriali». Per Alessandro Maran, vicecapogruppo Pd al Senato, la modifica della Costituzione non può più aspettare: «Nessuna democrazia è basata su un bicameralismo in cui i due livelli fanno le stesse cose. Ciò era frutto dei veti incrociati della Guerra fredda, le cose sono cambiate con la caduta del muro di Berlino. Ne aveva parlato Nilde Iotti già nel 1979, proponendo una camera delle Regioni e notando che in Cina avevano gli stessi parlamentari dell’Italia».

Lei cita Iotti. I fautori del No riprendono Piero Calamandrei…

Le costituzioni non sono immutabili: in Germania ci sono state oltre 50 modifiche dal dopoguerra e la Francia ha fatto l’ultima grande riforma nel 2008. Tutti gli Stati hanno dovuto adattarsi ai cambiamenti e adeguarsi a una filosofia dell’amministrazione basata su decentramento e regionalismo.

Ma i sostenitori del No parlano di deriva neocentralista.

Falso. Nel 2001 la riforma del Titolo V ha modificato radicalmente i rapporti centro-periferia ma in assenza di una Camera delle Regioni i conflitti di competenza son finiti davanti ai giudici costituzionali invece che in un’aula politica. Il nuovo Senato sarà luogo di mediazione e cancellerà incertezze e ricorsi che durano anni.

Per le Regioni meno competenze. Nessun rischio per la Specialità?

Il riparto delle competenze è già stato modificato dalle sentenze della Corte costituzionale, che ha introdotto anche la clausola di supremazia. Come diceva De Gasperi, la Specialità prospera quando il suo esercizio si rivela più virtuoso e meno spendaccione di quello dello Stato: le regole aiutano, ma la responsabilità è in mano agli attori politici. Quegli stessi che stipuleranno l’intesa fra centro e periferia sui futuri Statuti d’autonomia: una garanzia per la specialità.

Il Senato sarà composto da designati a mezzo servizio?

Stupidaggini. Il Senato non funzionerà più come oggi, riunendosi tutti i giorni per parlare di tutto. Il Bundesrat tedesco si riunisce e vota un giorno al mese.

I difetti?

La riforma non è perfetta, essendo frutto di una mediazione. Ma affronta in modo adeguato questioni sospese da decenni: superamento del bicameralismo perfetto, revisione del rapporto Stato-Regioni, governabilità. Le cose andranno a regime con l’esperienza.

La minoranza dem chiede la modifica dell’Italicum. Ce la farete?

Non sarà semplice: se nessuno vuole i collegi uninominali non resta che il ballottaggio dell’Italicum. Si scelga il metodo che si vuole ma si resti nell’ambito del maggioritario. Solo così gli elettori possono scegliere il governo, far sì che questo duri quanto la legislatura e giudicarne infine i risultati. Basta con la palude. E non si parli di scarsa democrazia: in Francia Hollande col 29% ha ottenuto il 53% dei seggi. Lo stesso in Inghilterra. E in entrambi i casi la Camera alta non è eletta.

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