10 maggio 2015
Dall’Inghilterra (patria del governo parlamentare, dove il capo dello stato ha un valore simbolico, dove non esiste una Corte costituzionale, dove non ci sono referendum abrogativi, dove i magistrati sono funzionari del governo, dove la Camera dei Lords non è, ovviamente, elettiva, dove la democrazia funziona come funziona perché l’opposizione ragiona e si muove con la logica che oggi non si governa ma domani forse sì) vengono almeno due lezioni che non sarebbe male mandare a memoria.
Tony Blair, l’ex premier laburista che ha guidato il partito in tre vittorie consecutive, lo aveva detto sei mesi fa:«Questa elezione sarà una di quelle in cui una sinistra tradizionale si scontra con una destra tradizionale, e il risultato sarà quello tradizionale». Che cosa voleva dire Blair? Che vinceranno i conservatori perché la sinistra che rifiuta di uscire dai suoi vecchi schemi non ce la può fare. Oggi Tony Blair è tornato sul punto: il Labour può tornare a vincere solo se sarà in grado di occupare di nuovo il centro della politica inglese (Blair tells Labour: return to the centre ground to win again; Blair: Labour must reclaim the centre). E anche Peter Mandelson, ora che è in corso «a battle for the soul of the Labour party», non le ha mandate a dire:«Labour has an “incredibly unhealthy” dependence on the trade unions» (Mandelson’s brutal assessment of Miliband; Miliband made ‘terrible mistake’ in ditching New Labour, says Mandelson).